La vendetta del Professore
Il Parlamento, in queste giornate di votazioni per il nuovo Capo dello Stato, ricorda il "Diana", uno dei più noti ristoranti di Bologna, dove servono un ottimo carrello dei bolliti : Marini, Rodotà, Prodi...Tutto considerato, meglio offrire al tavolto dei Grandi elettori e al gradimento degli italiani un'aragosta...baffuta, proveniente da Gallipoli, non giovanissima, ma collaudata nelle tempeste della politica.
D'Alema for President, Prodi in Africa, dunque, a meno che Nichi Vendola non decida, con coraggio, di sganciarsi dal perdente di Sestola, Bersani, sparigliando gli intricati giochi per il Quirinale. Il leaderino di Sel si defili dalla logorante e non avvincente sfida tra i nonni della prima Repubblica, che hanno già dato e, soprattutto, hanno già avuto tanto dalla Patria, Marini, Prodi, Casssese e Rodotà.
In particolare, Romano sul Colle non sarebbe una bella notizia. E' in politica da quando in Italia comandavano Andreotti e Forlani. Il Professore di Scandiano fu ministro dell'Industria di Giulio sulla fine degli anni 70. De Mita, poi, lo designò Presidente dell'IRI, carrozzone clientelare, che emarginò ancora di più il Mezzogiorno.
La sua ascesa sul Colle, oltre a una batosta per Berlusconi, equivarrebbe a una vendetta, tremenda, contro D'Alema e Marini, due dei tre congiurati (il terzo fu il "parolaio rosso", Fausto Bertinotti), che misero in crisi, nell'ottobre del 1998, il primo governo dell'Ulivo prodiano.
Prodi è un uomo della Prima Repubblica. E non ha mai chiarito il suo ruolo nella seduta spiritica, nei pressi di Bologna, indetta per chiedere ai defunti notizie sul luogo dove i terroristi tenevano in catene Aldo Moro.
Da quella seduta, usci' il nome "Gradoli", ma non si è mai saputo a chi, e da chi, venne riferita quell'informazione. Fu organizzata una rapida e infruttuosa capatina degli agenti a Gradoli, un paesino dell'Abruzzo. Ma, quando il presidente della DC era stato già ucciso dai brigatisti rossi, gli inquirenti scoprirono che egli era stato a lungo prigioniero proprio in un appartamento di via Gradoli, a Roma.
Il Cavaliere, nel quarto e forse decisivo scrutinio, contrapponga D'Alema a Prodi, per far venire allo scoperto i parlamentari del PD, di SEL e di "Scelta Civica", che preferirebbero che al Quirinale venisse eletto non il "parroco" di Scandiano, ma l'ex segretario dei DS.
Pietro Mancini