#Renzinoncifregare sulle riforme. Di Adriana Santacroce
di Adriana Santacroce
Sembra sempre che sia il vincitore quando torna. Renzi dopo l'incontro con la Merkel ha mostrato il solito ottimismo che, però, questa volta, non fa che nascondere la polvere sotto il tappeto. "L'Europa ci darà la flessibilità se facciamo le riforme" ha detto in tutte le salse. É vero. Ma quali riforme e, soprattutto, a che prezzo? Facciamo un po' di ordine.
I nostri conti fanno sempre più acqua. Il debito pubblico é aumentato di 26 mld in un solo mese. I consumi stagnano. L'effetto degli 80 euro per ora é totalmente sterilizzato. Le aziende chiudono e la disoccupazione, con il picco di quella giovanile, cresce ogni giorno. Le riforme che servono all'Italia, in primis, sono quelle economiche. Occorrono il rilancio di una politica industriale, come ad esempio il rilancio del turismo (la migliore carta che abbiamo), la sburocratizzazione delle imprese, l'alleggerimento della pressione fiscale e la flessibilità del mercato. Peccato che, a parte il decreto Poletti sul contratto a termine che permette alle imprese di assumere con più tranquillità, di tutto questo non ci sia nemmeno l'ombra. Il premier ha rinviato il ddl sul lavoro a dopo il semestre europeo. E la ragione é incomprensibile. Bisogna farla bene, dice Renzi, e adesso non c'è tempo. Strano, perché la vera emergenza del Paese, a la Merkel lo sa bene, é la disoccupazione. Le uniche manovre economiche fatte sono, appunto, il decreto lavoro e gli 80€ in busta paga. Un modo, questo, per tenere buone le imprese e tanti dipendenti. Una bella pastiglia per il mal di testa che lo fa smettere di pulsare ma che rinvia al 2015 la vera cura.
L'Europa, ad oggi, non ha accettato il rinvio di un anno del pareggio di bilancio. Questo vuol dire che se gli 80€ saranno confermati ed estesi anche ad autonomi e pensionati (come il premier ha promesso) serviranno solo 15 mld per questo. Da aggiungere alla cifra da sborsare per il pareggio di bilancio. Un'enormità. Un'altra manovra, e lo dicono in tanti, che, se da una parte, accontenterà tanti portafogli, dall'altra dovrà pescare da qualche parte. Sono in tanti a parlare, ad esempio, del ripristino della tassa di successione. Ora la franchigia entro cui non si paga é un milione di euro. Voci di corridoio dicono che Renzi vuole abbassarla a 100ml euro, ma la maggioranza smentisce. Staremo a vedere.
Intanto, della famosa spending review per ora c'è solo una pallida traccia. A parte i 2,3 mld di tagli per coprire gli 80€, richiesti allo Stato e a enti locali (e dobbiamo ancora vedere su cosa si rivarranno) non c'è granché. A meno che si consideri un taglio la vendita su internet delle auto blu, che, anche come mossa di marketing, non è neanche riuscita tanto bene.
Infine le riforme. Quelle a cui tiene tanto Renzi. La quadra la troveranno. Il Senato però, se rimarrà la formula del secondo livello, rischia di far esplodere la legislatura nelle mani dello stesso Renzi. Se la riforma passa va da sé che il Senato in carica perderebbe di legittimità e poiché quello nuovo non avrebbe bisogno di elezione diretta ma, in gran parte, virtualmente, esisterebbe già, formato da consiglieri e sindaci, si rischierebbe di avere due Senati. Uno effettivo e uno ombra, ma più legittimato a esprimersi. E qui comincerebbero i guai. Il Parlamento potrebbe ancora legiferare? O si dovrebbe tornare a votare? Occhio, perché sarebbe un modo, l'ennesimo, per rinviare ancora le riforme. Quelle che servono davvero.
@AdriSantacroce