Il Senato dà fiducia a Letta

Sul governo che sta nascendo "c'è un carico di aspettative assolutamente eccessivo", perché la situazione del Paese è ancora di "grandissima difficoltà ed emergenza" e se non c'è questa consapevolezza "stiamo sbagliando tutti". E' il monito che il premier Enrico Letta indirizza al Senato, prima del voto di fiducia, incassato con 233 sì e 59 contrari. "Nelle prossime 36 ore - ha proseguito - di incontri nelle capitali europee, Bruxelles, Berlino e Parigi, cercherò di presentarmi, è importante aprire un canale di comunicazione raccontando quello che è successo in Italia negli ultimi cinque giorni. E' un esercizio non semplice".
Sul tavolo resta ancora da sciogliere il nodo dell'Imu: il Pdl ha chiesto al presidente del Consiglio di sapere con chiarezza prima di votare la fiducia se l'annunciato stop del pagamento dell'acconto di giugno dell'imposta sulla prima casa 2013 significhi una semplice proroga della scadenza dei versamento o primo passo della sua abolizione.
"Le parole del ministro Franceschini sull'Imu non le possiamo condividere e chiediamo al presidente del Consiglio Letta che chiarisca le intenzioni del governo in sede di replica al Senato prima del voto di fiducia", ha affermato in una dichiarazione l'ex ministro Pdl Altero Matteoli con riferimento alle affermazioni di Franceschini secondo il quale l'imposta non verrà tolta ma ci sarà una proroga della rata di giugno.
Già ieri il governo Letta ha incassato la sua prima fiducia alla Camera. L'aula di Montecitorio si è espressa con 453 voti a favore, 153 contrari e 17 astensioni sulla mozione presentata. Dopo la discussione generale a Montecitorio, e la tensione col Movimento Cinque Stelle che ha parlato di "opposizione durissima", la maggioranza ha depositato una mozione, firmata dai capigruppo di Pd, Pdl, Scelta civica, Centro democratico, a favore della fiducia che chiede l'approvazione del programma di governo presentato dal premier. Intanto il presidente del Consiglio, durante la sua replica finale, è tornato a chiedere uno "scongelamento" a chi non partecipa alla maggioranza di governo. Letta si è detto "colpito e un po dispiaciuto che non sia stato ripreso il mio invito alla partecipazione alla convenzione per le riforme di forze che non fanno parte di questo governo".
"Confermo quello 'scongelatevi' che ho detto l'altro giorno - ha proseguito - se non c'è la capacità di fare riforme costituzionali che siano consegnate nell'arco di un tempo certo. Se c'è una cosa che ho imparato è stato quanto siano state sbagliate le riforme fatte a maggioranza semplice, errore profondissimo. Sono state fatte a maggioranza semplice da una parte e dall'altra, nessuna con esito positivo. Non è un caso che oggi siamo qui a imporre a ognuno di noi un obbligo di riforma largamente condivisa per il quale serve l'impegno di tutti, per il quale serve una predisposizione".
"Non ho intenzione di sopravvivere e di vivacchiare a tutti i costi - ha detto Letta - ho intenzione che questa vicenda abbia un senso, che riesca a trasformare in positivo, a uscire dalle contrapposizioni della prima e della seconda Repubblica". E ancora: "Se siamo tutti insieme al servizio del Paese e delle istituzioni è perché crediamo che la seconda Repubblica sia finita, e che non vada allungata l'agonia. Per questo serve un cambio della Costituzione".