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Politica
Libia, Di Maio: "L'Italia può avere un ruolo solo se sa fare squadra"

Libia: Di Maio ad Algeri incontra primo ministro Djerad 

Continuano gli incontri istituzionali ad Algeri del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. Dopo il bilaterale con il suo omologo, Sabri Boukadoum, Di Maio, a quanto si apprende, è arrivato al palazzo del governo dove sta incontrando il primo ministro, Abdelaziz Djerad, per rinnovare la collaborazione tra i due Paesi. (AGI)

Algeria-Italia: Di Maio in visita ad Algeri: "Qui per discutere del dossier libico"

Di Maio: "Abbiamo di fronte a noi un'occasione storica, quella di lavorare insieme ai paesi vicini alla Libia  per trovareuna soluzione". A sottolinearlo è stato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, intervenendo adAlgeri in conferenza stampa assieme al suo omologo algerino Sabri Boukadoum. Il capo della diplomazia italiana ha quindi indicato nel "cessate il fuoco il nostroobiettivo principale".

Il Ministro Di Maio incontrerà anche il Presidente Tebboune e il Primo Ministro Djerad

L’Italia è il primo Paese dell’Ue a far visita al nuovo governo algerino appena insediato. In agenda i rapporti bilaterali tra Italia e Algeria, la cooperazione in materia migratoria e i dossier regionali come la Libia ed il Sahel. 

“Credo sia giunto il momento di guardare avanti e pianificare, poiché il bivio in questione proietta una scelta chiarissima davanti a noi: o iniziamo a fare squadra, oppure ci relegheremo in un angolo senza via d’uscita”. In una lettera che compare oggi su la Repubblica, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio scrive che “dopo anni di immobilismo e difficolta del sistema Italia”, il bivio in questione non è mettere in discussione “lo straordinario lavoro dei nostri tecnici, del corpo diplomatico, del personale militare e dei nostri apparati di intelligence” ma semmai “la capacità mostrata dalla politica nel saper integrare e mettere a sistema queste qualità e competenze”. Tanto più all’indomani di eventi che “rischiano di cambiare irrimediabilmente il destino della regione mediorientale” e che “sono il segno tangibile di un caos in cui incidono variabili articolate e complesse, in una cornice peraltro in cui l’onda lunga delle Primavere arabe ha ancora un peso determinante”.

Secondo il titolare della Farnesina “non è infatti accettabile che in merito ai focolai di questi giorni, qualcuno tenti di polarizzare il dibattito pubblico intorno al dualismo emotivo della paura e, dunque, della violenza” e, nel merito, “La riflessione deve inevitabilmente essere più profonda”. Nel senso che per Di Maio “non ci sono parti in causa per cui tifare”, bensì “alleanze, come quella Atlantica, che contribuiscono a tracciare la strada da seguire” nella volontà “di porsi come mediatori e facilitatori di un dialogo che, soprattutto in Libia, non deve e non può restare ancorato al palo” perché per il nostro Paese “la Libia, prima di ogni cosa, è un tema di sicurezza nazionale”.    Ed è pertanto questa convinzione che ha spinto il ministro degli Esteri italiano “a intraprendere un’azione di ricongiungimento delle posizioni di tutti i partner europei, con la consapevolezza che il processo di Berlino sia una tappa fondamentale, ma anche che sia una tappa da calendarizzare al più presto”. Dunque, si tratta di un primo passo “su cui non bisogna entusiasmarsi, ma che non bisogna sottovalutare perché ha riaperto una strada che fino a ieri sembrava chiusa”.

 

Di Maio Boukadoum2
 

Dopo aver elencato tutto quel che il governo sta facendo per risolvere il “caso Libia”, Di Maio scrive che “c’è chi continua a dire che siamo arrivati con ritardo, che i tempi sono stretti, che ormai non c’è più nulla da fare”. “Posso condividere le prime due valutazioni, non la terza” scrive risoluto il ministro, perché prima di tutto in qualità di titolare del dicastero della Farnesina ma “anche da cittadino di questo Paese” dice di aver “dei doveri cui adempiere, indipendentemente dalle critiche e dagli attacchi gratuiti che quotidianamente mi si rivolgono”.

Di Maio, pertanto, si dice convinto che l’Italia “dopo qualche silenzio di troppo, oggi abbia ancora molto da dire” ma “deve solo ritrovare fiducia in se stessa, abbandonare i colori delle proprie bandierine politiche e giocare, come ho già detto, da squadra”. “Solo a quel punto riusciremo a misurare realmente il nostro valore nel mondo”, conclude il capo della diplomazia italiana nel mondo. 

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