Politica

M5s allo sbando dopo flop: no migranti, flirt con Salvini e minaccia scissione

Marco Zonetti

La batosta alle amministrative ha creato il panico fra i grillini, che virano a destra prospettando alleanze con la Lega. Ma c'è aria di scissione

Il flop alle elezioni amministrative 2017 ha creato il panico nel Movimento Cinque Stelle. Malgrado facciano buon viso a cattivo gioco, i grillini sono impauriti e nervosi, e l'inquietudine si tocca con mano alla Camera e al Senato fra i parlamentari pentastellati. Nessun sondaggio favorevole può sedare le paure della non riconferma della poltrona, per molti di loro l'unico tronco cui aggrapparsi nel mare d'incertezze della loro vita precedente, fatta di disoccupazione e reddito zero. Lo stesso Beppe Grillo, disgustato dall'esito elettorale (di cui lui stesso viene additato come principale responsabile assieme a Luigi Di Maio, a Virginia Raggi, a Chiara Appendino e, ovviamente, Davide Casaleggio, le cui non sensazionali uscite pubbliche hanno fatto perdere molti elettori), pensa addirittura a lasciare il Movimento. Anche se queste minacce risalgono financo al 2013 con il caso di Adele Gambaro e, da allora, fra passi indietro, di lato, di fianco, e dell'oca, ce lo ritroviamo sempre sul groppone. 

Secondo alcune fonti, Davide Casaleggio sarebbe furibondo con Grillo, arrivando a definirlo "casinaro", e da  Milano a Genova a Palermo, passando per Bologna dove il fedelissimo Max Bugani accarezza l'idea di superare la regola dei due mandati, il M5s è allo sbando. E come sempre, quando c'è aria di tempesta e le urne non rispondono come i grillini vorrebbero, ecco che si vira bruscamente a destra (ufficialmente almeno, visto che ufficiosamente ci sono sempre stati). E così Beppe Grillo e Virginia Raggi parlano di stop ai migranti a Roma (quando era stata la stessa Raggi a chiedere di accoglierne un numero maggiore), e sempre sul tema migranti e rom, il deputato grillino Carlo Sibilia accarezza l'idea di una possibile intesa con la Lega, con cui - dichiara Sibilia - vi sono molti più punti di contatto che con il Pd. Che notizia! 

Ma questa idea di un'affinità elettiva (o elettorale) con Matteo Salvini, accarezzata da un gran numero di colleghi di Sibilia e dietro le quinte agli stessi vertici, non piace al deputato pentastellato Girolamo Pisano che, intervistato da Repubblica e Corriere della Sera, si lascia andare a esternazioni piuttosto dure. "Se finiremo alleati con la Lega, io me ne andro. Con una legge elettorale proporzionale e' naturale che si vada verso un'alleanza con la Lega. Io non ci sto, ma magari i prossimi che arrivano saranno piu' docili". E ancora:  "Ho gia' detto ai miei in Campania che tra un po' gli sara' chiesto di mettersi la cravatta verde della Lega. Io non la indossero' mai. Sono di Salerno e i meridionali con la Lega non possono andare d'accordo. Se ci alleiamo con loro, abbandono i 5 Stelle. In quel caso ci sarebbe una spaccatura, una parte se ne andrebbe". 

Ma Pisano ne ha anche per Luigi Di Maio, ieri pesantemente bistrattato dal giudice Ferdinando Imposimato, da tempo vicino al M5s. Per Pisano non sara' Luigi Di Maio il candidato premier del Movimento. "E' troppo inesperto. Le persone mi chiedono: Possiamo dare il Paese a un ragazzino? Se Grillo mette un Davigo, una personalita' del genere, Di Maio che fa? Esegue". 

E sulle elezioni amministrative Pisano non si nasconde dietro a un dito e ammette il flop: "Corriamo in 80 comuni e riusciamo a fare solo 22 consiglieri, di che stiamo parlando? E poi deve finire il vincolo dei due mandati. La base chiede impegno, ma nei Comuni c'e' chi perde soldi: guadagnano pochissimo, Con la prospettiva di dover lasciare presto. Sono tutti inutili tabu' che alla fine, di fatto, crolleranno. Altrimenti non vinceremo più". 

E tuttavia, la regola dei due mandati e il divieto di alleanze con altre forze politiche sono gli ultimi due baluardi rimasti del M5s degli albori: quello di lotta e non di governo; quello dell'abbattimento dei privilegi della Casta; quello contrario ai "politici di professione"; quello che non andava in TV perché la TV era il male incarnato; quello secondo cui le tribune VIP erano per i poteri forti che schifavano il popolo; quello che non sarebbe mai andato a cena con i poteri forti e così via. Tutto questo è stato via via superato per amor di potere, e avallato dalla base, ovvero dallo zoccolo duro di simpatizzanti che vivono il M5s come una fede religiosa. Vuoi che non accettino l'alleanza con la Lega e la soppressione del vincolo dei due mandati?

Un interrogativo che potrebbe definire la futura strategia di un Movimento allo sbando che, al momento attuale, più che a Palazzo Chigi pensa soprattutto alla sopravvivenza.