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Politica
Mario Draghi si prepara a fare il politico

Sullo sfondo dell’estrema turbolenza della politica italiana e sul tema del sovranismo populista si staglia, da sabato scorso, un nuovo attore: Mario Draghi, allievo romano dell’economista Federico Caffè (scomparso misteriosamente nel nulla).

La sua tesi di laurea, “Integrazione economica e variazione dei tassi di cambio”, sosteneva tra l’altro, che una moneta unica europea fosse una iattura per l’Europa stessa, ma, come si vede, il fato ha un forte senso dell’ironia.

Il direttore della Banca europea ha infatti approfittato di una laurea honoris causa concessagli dalla Scuola Sant’Anna di Pisa per fare outing con un discorso che non è un semplice riconoscimento per l’onore accademico concessogli, ma si tratta bensì di un vero e proprio programma politico basato sulla moneta comune, l’euro.

Draghi ha detto di essere “orgoglioso di essere italiano” e, soprattutto, ha rivendicato la bontà del modello europeista, dell’euro e dei valori fondanti dell’Unione europea.

Guardando necessariamente i tempi dobbiamo notare che Draghi siederà sulla poltrona dell’Eurotower di Francoforte fino ad ottobre, ma già al declinare dell’estate potrà “scendere in politica”, magari con un suo movimento capace di aggregare intorno a sé gli europeisti e potrebbe solleticare anche Silvio Berlusconi e quello che ancora c’è di Forza Italia.

Il suo è stato infatti un discorso calibrato proprio su questo tema, affrontando anche il nodo del Quantitative Easing che terminerà con il 2018, producendo poco dopo un sicuro ulteriore problema di collocamento dei titoli di stato italiani finora generosamente acquistati da Francoforte in un quadro già di spread alto.

Se a questo si somma la probabile nuova recessione ciclica imminente, il puzzle si ricompone e propone Draghi come “uomo nuovo” della politica italiana. “Uomo nuovo” europeista e quindi votato ad essere l’avversario naturale dei sovranisti che si identificano nel governo giallo - verde. Intendiamoci, gli italiani dopo aver sperimentato il governo di Mario Monti sono rimasti, come dire, molto scottati da un eurocrate sul ponte di comando dell’Italia, ma Draghi ha sicuramente maggiore appeal del professore voluto a suo tempo dal Presidente Giorgio Napolitano.

La discesa di Draghi in politica, in ogni caso, scombussolerebbe, tra l’altro, non solo la maggioranza ma anche, e forse soprattutto, l’opposizione con un Partito Democratico dilaniato da guerre interne e che fatica ad esprimere un leader che non sia Matteo Renzi, che è sempre in procinto di andarsene.

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