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Fenomenologia di Matteo Renzi

FENOMENOLOGIA DI MATTEO RENZI

Prima puntata: inquadramento generale per conoscere l'argomento. "La Leopolda del 2011 mi ha fatto capire che questo paese era scalabile" (Matteo Renzi)

di Giuseppe Vatinno
già Deputato, giornalista


Matteo Renzi è stato il più giovane Presidente del Consiglio italiano,  divenendolo a 39 anni e un mese, riuscendo quindi a battere anche il precedente record appartenente a Benito Mussolini duce del fascismo che aveva preso il potere a 39 anni e tre mesi; già questo dato dovrebbe fare riflettere sul personaggio.
Ma chi è Matteo Renzi e soprattutto cosa vuole dall' Italia?
Matteo Renzi nasce a Firenze l' 11 gennaio 1975; figlio d'arte essendo stato il padre consigliere comunale per la DC a Rignano sull'Arno sul finire degli anni '80. Si sposa nel 1999 con la professoressa (precaria ed ora stabilizzata) Agnese Landini, si diploma al liceo classico "Dante" di Firenze, si laurea in giurisprudenza all'Università di Firenze con una tesi sul "sindaco santo" Giorgio La Pira (anche questo dato significativo); diventa scout, si dedica a giornalini vari e nel 1994 partecipa alla "Ruota della fortuna" vincendo pure 48 milioni di lire.
L'attività politica del giovin Matteo comincia nel 1996 con i Comitati Prodi per l'Ulivo a cui aderisce iscrivendosi pure al Partito Popolare e divenendone segretario provinciale a Firenze nel 1999; nel 2001 il Partito Popolare confluisce nella Margherita di Rutelli e Renzi coordina la sede di Firenze, mentre nel 2003 è già segretario provinciale.
Dal 2004 Matteo comincia a cogliere i frutti istituzionali della semina politica e diviene Presidente della Provincia di Firenze sempre con la Margherita dal 2004 al 2009.
Nel 2008 il colpaccio: Matteo batte alle primarie per il Sindaco di Firenze il suo referente politico, Lapo Pistelli (già viceministro del governo Letta ed ora vicepresidente dell'Eni) e nel 2009, a giugno, batte l'ex portiere della Fiorentina Giovanni Galli candidato per il centro - destra.
Appena diventato sindaco di Firenze il giovin Matteo capisce che la parlantina sciolta gli aprirà grandi prospettive e fiutando correttamente l'aria italica (vedi Mani Pulite) conia il "rottamismo", movimento generazionale atto a destituire a colpi di gioventù il vecchiume che, secondo gli appartenenti al movimento, blocca il ricambio ed inizia la pedocrazia, cioè il "governo dei fanciulli" che vuole cambiare l'Italia, l'Europa e, perché no, pure il mondo.
I leader pedocrati sono il giovin Matteo, Giuseppe Civati da Milano (che dopo un iniziale amore diverrà avversario del fiorentino), Matteo Richetti, Davide Faraone e vari deputati tra cui il condannato senatore della Margherita, Luigi Lusi, l'ex radicale Roberto Giachetti (ora in odor di candidatura a sindaco di Roma per il PD) ed alcuni ambientalisti che cercano gloria, tra cui l'immancabile Ermete da Sora e cioè Realacci che fiuta inizialmente il vento propizio per tentare di acchiappare il ministero dell'Ambiente che però beffardamente continua regolarmente a sfuggirgli.
Il 2010 è anche l'anno della prima Leopolda a cui si affretta anche la "pasionaria pedocratica" e cioè quella Debora senzacca Serracchiani che, novella Rosy Bindi, che si infila facile nel ventre mollo del populismo generazionale.
Alla Leopolda (che nel frattempo è divenuta un evento fisso annuale) Renzi, come dirà in seguito, si accorge che "l'Italia è scalabile".
Nel settembre 2012 il piano di conquista è pronto: si candida alle primarie di centro - sinistra contro il segretario del PD Pier Luigi Bersani ed arriva secondo vincendo solo in Toscana; l' 8 dicembre 2013 viene eletto segretario del PD con numeri simil - bulgari e cioè il 67,5% dei voti; nel frattempo Enrico Letta è diventato Premier e il giovin Matteo lo punta diretto e da Segretario del PD, cioè il maggiore partito italiano, lo invita ad una "serenità" rimasta storica negli annali della politica tanto da divenire anche termine linguistico utilizzato come promessa-minaccia nel vivere comune .
L' "operazione Pisa" e cioè la defenestrazione violenta del timido "Letta nipote" ha inizio e porta Renzi  il 16 febbraio 2014 dal presidente della Repubblica Napolitano che gli conferisce l'incarico di formare il governo e il 21 febbraio al Quirinale presenta la lista dei ministri prestando giuramento il 22.
Il resto è storia nota.
Qui, invece vogliamo occuparci della "fenomenologia" di Matteo Erre che è un campo di indagine in cui devono necessariamente confluire diverse paludate discipline: intanto quella scontata della politologia, poi la psicologia delle masse (alla Gustav Le Bon, per intenderci), poi la psicologia dell'individuo ed infine la sociologia politica.
Perché, si dirà, tutto questo confluire e concentrarsi in terra d' Arno di potente mezzi di analisi intellettuale?
La risposta è semplice: Renzi è stato il primo, a utilizzare scientificamente una metodologia sociale preparata a tavolino: l'infinocchiamento seriale degli italiani.
E cioè è stato così "abile" da capire tutti i punti deboli dell'ego tronfio italico e novello Alberto Sordi ha utilizzato spietatamente il metodo per "scalare" l' Italia come lui stesso disse.
E per far questo bisogna essere bravi; nel senso che occorre una dose stratosferica di retorica, populismo, spregiudicatezza, disincanto, spietatezza politica in effetti raro da trovarsi alla sua età.
Ma chi fu il suo mentore?
Tralasciando il babbo democristiano in fondo più dedito agli affari che alla politica, possiamo individuare la sua figura di padre putativo politico in Francesco Rutelli, da via dell'Umanesimo, Eur, Roma.
Francesco è un politico a suo modo anticipatore della "rottamazione ben temperata" avendo iniziato con i radicali resistendo al solito tentativo di Pannella di "uccidere" i figli politici.
Rutelli  seguiva attentamente nei movimenti politici avendolo in pratica lanciato lui stesso (gli fece conoscere anche i Clinton, quando era solo Presidente della Provincia). Ricordo personalmente che Francesco ci diceva ai tempi dell'API che Matteo -allora già in forte crescita- era un "populista" e per un po' di tempo il suo atteggiamento nei suoi confronti fu ondivago tra l'ammirato e il geloso ma prevalse, credo, la prima emozione.
Allora portavoce dell' API era Filippo Sensi, uomo sempre discreto uso ad operare efficacemente dietro le quinte della politica; era allora vicedirettore di Europa (mentore l'allora direttore Stefano Menichini) uno dei due quotidiani del PD che rappresentava l'aria  ex -popolare.
Filippo viene da una buona famiglia borghese; studi al prestigioso liceo Calasanzio di Roma seguito da una laurea in filosofia con una tesi  "fenomenologia tedesca" quindi ideale per capire la fenomenologia renziana ed infatti ne è diventato il portavoce prima nel PD e poi a Palazzo Chigi.
Sensi è un esperto di web e di giornalismo digitale con il nome di Nomfup acronimo esemplificativo di "Not my fucking problem" "non è un mio fottuto problema" derivante da un seria anglosassone, "The Thick of it" sugli spin doctor; fece dimettere addirittura un ministro inglese della difesa, Liam Fox, grazie ad una indagine condotta su internet.
Renzi si fida solo di lui e tutta la potente macchina di comunicazione sia del PD (di cui è ancora portavoce) che di Palazzo Chigi è governata con diabolica sapienza da Filippo, oltretutto unico non fiorentino della cerchia, che riveste dunque un vero ruolo di spin doctor" sul modello anglosassone alla Tony Blair, come il suo acronimo ci ricorda bene.
Denise Pardo sull' Espresso lo definisce così:  "Sembra un panda, ma è sveglio come un puma".
Dunque l'influenza di Rutelli su Renzi non è da sottovalutare; ai tempi dell'API spesso Rutelli, dopo la sua uscita dal PD, parlava di lui come il cavallo su cui puntare per rilanciare il grande partito stanco e demotivato ed una volta mi disse che purtroppo si sarebbe dovuto accorgere prima del fatto che aveva un "cavallo di razza" (alla Fanfani) già bello e pronto.
Rutelli non ha mai smesso di influenzare il PD;basti pensare ai suoi uomini piazzati in  punti strategici; a parte Sensi anche l'ex assessore ai Trasporti e alla Mobilità della giunta Marino e cioè Guido Improta è stato uomo suo; già Capo dell'Ufficio Legislativo del Vicepresidente del Consiglio con delega al Turismo e ai Grandi Eventi quando Rutelli era VicePresidente del Consiglio è stato sottosegretario alle Infrastrutture nel governo Monti e personaggio assai influente come potei constatare personalmente nei rapporti che aveva con noi in Commissione Lavori Pubblici ed Ambiente della Camera; dopo l'uscita traumatica dalla giunta Marino Renzi gli ha trovato prontamente un altro prestigioso incarico come Segretario Generale dell' Autorità di Regolazione dei Trasporti.
Recente atto che attesta la collaborazione Renzi - Rutelli è un convegno organizzato a fine novembre 2015 da quest'ultimo a Roma per rilanciare la città dopo il disastro di Marino; è stato invitato Alfio Marchini, candidato sindaco -mi è stato detto da persone molto vicine all'ambiente di Renzi- per aprire un canale di comunicazione.Tuttavia la mossa, per motivi complessi, non è andata a buon fine, almeno per ora e quindi lo stesso Renzi ha preso pubblicamente le distanze dalla cosa.
Ma torniamo alle fenomenologia.
Renzi, deve essere studiato da una fenomenologia politica perché  in definitiva è tutto e niente; è una specie di principio di sovrapposizione quantica in cui chiunque può vedersi fedelmente riflesso, un po' alla Zelig nel film di Woody Allen.
Renzi che è rivoluzionario con i rivoluzionari (esemplificativo il ritratto di Che Guevara che compare a fasi alterne) e conservatore con i conservatori.
Questo principio è così vero che Renzi ha sfondato dapprima a destra e poi solo dopo al centro (ed un po' a sinistra).
Berlusconi lo invitò a pranzo ad Arcore e lui andò perché gli scaltri scout sanno benissimo che occorre dialogare con tutti cristianamente ed ecumenisticamente; Renzi è il figlio che Berlusconi voleva e non ebbe e fa fatica ad accettare nella progenie dinastica  l'altro Matteo, cioè quel Salvini che sembra essere il suo successore.
Dunque Renzi piace piacere a tutti, il che, a ben pensare, è un po' la caratteristica distintiva di proprio di quella categoria politica che va sotto il nome di "catto - comunismo".Lotta alle disuguaglianze non in nome di Carlo Marx ma bensì di Gesù Cristo, questa la ricetta vincente; e poi se anche i comunisti concordano, pazienza; voleva dire che la Germania e la Galilea, non sono così distanti.
Un capitolo a parte meriterebbe poi il rapporto di Matteo Renzi con Papa Francesco; qui diciamo solo che Francesco (Papa e non Rutelli) è personaggio politicamente avveduto (basti pensare come ha fatto fuori Marino sulla vicenda del viaggio negli Usa) che ha avuto a che fare con personaggi come il dittatore argentino  Jorge Videla e quindi sa prendere le distanze dalla politica italiana. Dal canto suo il premier è altrettanto scaltro da capire che il Papa non vuole essere strumentalizzato e tantomeno converrebbe farlo ad un cattolico.
Matteo Renzi ha premuto sull'acceleratore populista senza pietà; ha iniziato arrivando in smart a Palazzo Chigi e dicendo di voler vendere le auto blu ed ha finito per andare in vacanza con un "aereo blu"; ma gli italiani ci sono cascati perché vogliono questo e si sentono appagati dalla superficialità in tutto, figurasi in politica; D'Alema, Veltroni  e gli altri maggiorenti del PD sono finiti anche loro male, insieme ai sindacati come la CGIL della Camusso, schiacciati implacabilmente dall'energia infinocchiatoria del toscano.All'inizio sembrava che anche l' Europa e il mondo, tramite l' "amico americano" Obama dovessero cedergli; ma all'estero la partita è più difficile perché sono molto più concreti e meno sprovveduti di noi italici.
Ora Matteo da Firenze ha obiettivi storici: la riforma dell'assetto costituzionale con referendum è prossima, ma la domanda che tutti si fanno è: quanto durerà e poi, soprattutto, che farà da grande?