Meloni corre ai ripari dopo il ko a Genova. Via i collegi dalla legge elettorale, il piano per blindare la vittoria del Cdx - Affaritaliani.it

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Meloni corre ai ripari dopo il ko a Genova. Via i collegi dalla legge elettorale, il piano per blindare la vittoria del Cdx

Nelle grandi città vincono le opposizioni e quindi... Inside

Di Alberto Maggi

Fratelli d'Italia, d'accordo con gli alleati di governo, prepara la legge elettorale per arginare la forza del Centrosinistra nelle granndi città


La vittoria netta di Silvia Salis a Genova, con il Centrosinistra extra-extra large, ha già prodotto i primi effetti. A Palazzo Chigi e ai massimi vertici di Fratelli d'Italia - con Giorgia Meloni sempre ben consigliata dalla sorella Arianna - sta studiando le contromisure in vista delle elezioni politiche che, salvo colpi scena, si terranno nella tarda primavera del 2027, tra poco meno di due anni. E il punto chiave per arginare tecnicamente, ma anche politicamente, le opposizioni e la minaccia di Elly Schlein ("Uniti si vince") non può che essere la riforma della legge elettorale.

A prescindere dal destino del premierato, l'elezione diretta del presidente del Consiglio è arenata in Parlamento e difficilmente vedrà la luce entro la fine della legislatura, la maggioranza con in testa Fratelli d'Italia - ma su questo punto c'è piena intesa anche con gli alleati di Forza Italia e della Lega - intende assolutamente cancellare i collegi uninominali che attualmente, con il Rosatellum, eleggono un terzo di deputati e un terzo di senatori.

Il motivo? Semplice: i dati delle Comunali dimostrano senza se e senza ma che il Centrodestra nelle grandi città perde quasi ovunque, da Nord a Sud, da Milano a Genova a Bologna, da Roma a Napoli a Bari. E quindi qualsiasi nuova legge elettorale - questo è l'input dei meloniani - non dovrà più prevedere i collegi uninominali che, vista la concentrazione della popolazione nelle grandi città, fanno vincere troppi seggi alle opposizioni.

Il modello verso il quale si sta orientando il Centrodestra è quello delle elezioni regionali ma rivisto e quindi con un proporzionale con sbarramento al 3% (o forse anche più basso per aiutare Azione a entrare in Parlamento, sempre che alla fine non si trovi un candidato comune del Centrosinistra e magari proprio Evelina Christillin, come ha scritto ieri Affaritaliani.it) e con un premio di maggioranza per la prima coalizione (o teoricamente partito) che scatterebbe sopra il 42% portando al 55% di seggi in Parlamento.

Una soglia di questo tipo, abbastanza alta ma che il Centrodestra supera comodamente nei sondaggi, metterebbe al riparo da eventuali bocciature della Corte costituzionale e il proporzionale salverebbe la rappresentanza come scritto nella Carta. Altro punto chiave è quello della circoscrizione che, come alle elezioni europee, saranno molto ampie. Regionali o accorpando più regioni, nel caso di quelle più piccole (ad esempio Liguria insieme al Piemonte) proprio perché se nelle città vince il Centrosinistra nelle province e nelle zone rurali, nei paesi è nettamente favorita l'attuale maggioranza di governo.

Come dimostrano tutte le elezioni regionali che si sono svolte, anche ad esempio in Liguria dove Andrea Orlando aveva vinto a Genova città ma Marco Bucci ha recuperato proprio nei piccoli centri e nell'entroterra. Una mossa astuta quella di Meloni, condivisa da Antonio Tajani e Matteo Salvini, per cercare di arginare l'avanzata delle opposizioni e perfettamente costituzionale. Non solo, quasi certa anche l'indicazione del presidente del Consiglio sulla scheda: primo perché la premier vuole blindarsi da possibili 'scherzetti' degli alleati e secondo per mettere in difficoltà le opposizioni che faranno molta fatica a trovare un minimo comune denominatore e quindi un nome unitario.

Quanto alle preferenze, a parole tutti dicono di volerle reintrodurre - come alle Amministrative, Regionali ed Europee - anche se poi la voglia dei leader dei partiti di far entrare in Parlamento i loro fedelissimi (da mettere in cima alle liste) potrebbe prevalere sul principio democratico delle preferenze. Ma questa è un'altra storia e si vedrà più avanti. Intanto Meloni e il Centrodestra, vista la batosta a Genova (e anche a Ravenna, città vicina al Veneto, altro campanello d'allarme), corre ai ripari preparando la nuova legge elettorale senza collegi uninominali.

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