Politica
Meloni corre ai ripari dopo il ko a Genova. Via i collegi dalla legge elettorale, il piano per blindare la vittoria del Cdx
Nelle grandi città vincono le opposizioni e quindi... Inside

Fratelli d'Italia, d'accordo con gli alleati di governo, prepara la legge elettorale per arginare la forza del Centrosinistra nelle granndi città
La vittoria netta di Silvia Salis a Genova, con il Centrosinistra extra-extra large, ha già prodotto i primi effetti. A Palazzo Chigi e ai massimi vertici di Fratelli d'Italia - con Giorgia Meloni sempre ben consigliata dalla sorella Arianna - sta studiando le contromisure in vista delle elezioni politiche che, salvo colpi scena, si terranno nella tarda primavera del 2027, tra poco meno di due anni. E il punto chiave per arginare tecnicamente, ma anche politicamente, le opposizioni e la minaccia di Elly Schlein ("Uniti si vince") non può che essere la riforma della legge elettorale.
A prescindere dal destino del premierato, l'elezione diretta del presidente del Consiglio è arenata in Parlamento e difficilmente vedrà la luce entro la fine della legislatura, la maggioranza con in testa Fratelli d'Italia - ma su questo punto c'è piena intesa anche con gli alleati di Forza Italia e della Lega - intende assolutamente cancellare i collegi uninominali che attualmente, con il Rosatellum, eleggono un terzo di deputati e un terzo di senatori.
Il motivo? Semplice: i dati delle Comunali dimostrano senza se e senza ma che il Centrodestra nelle grandi città perde quasi ovunque, da Nord a Sud, da Milano a Genova a Bologna, da Roma a Napoli a Bari. E quindi qualsiasi nuova legge elettorale - questo è l'input dei meloniani - non dovrà più prevedere i collegi uninominali che, vista la concentrazione della popolazione nelle grandi città, fanno vincere troppi seggi alle opposizioni.
Il modello verso il quale si sta orientando il Centrodestra è quello delle elezioni regionali ma rivisto e quindi con un proporzionale con sbarramento al 3% (o forse anche più basso per aiutare Azione a entrare in Parlamento, sempre che alla fine non si trovi un candidato comune del Centrosinistra e magari proprio Evelina Christillin, come ha scritto ieri Affaritaliani.it) e con un premio di maggioranza per la prima coalizione (o teoricamente partito) che scatterebbe sopra il 42% portando al 55% di seggi in Parlamento.
Una soglia di questo tipo, abbastanza alta ma che il Centrodestra supera comodamente nei sondaggi, metterebbe al riparo da eventuali bocciature della Corte costituzionale e il proporzionale salverebbe la rappresentanza come scritto nella Carta. Altro punto chiave è quello della circoscrizione che, come alle elezioni europee, saranno molto ampie. Regionali o accorpando più regioni, nel caso di quelle più piccole (ad esempio Liguria insieme al Piemonte) proprio perché se nelle città vince il Centrosinistra nelle province e nelle zone rurali, nei paesi è nettamente favorita l'attuale maggioranza di governo.
Come dimostrano tutte le elezioni regionali che si sono svolte, anche ad esempio in Liguria dove Andrea Orlando aveva vinto a Genova città ma Marco Bucci ha recuperato proprio nei piccoli centri e nell'entroterra. Una mossa astuta quella di Meloni, condivisa da Antonio Tajani e Matteo Salvini, per cercare di arginare l'avanzata delle opposizioni e perfettamente costituzionale. Non solo, quasi certa anche l'indicazione del presidente del Consiglio sulla scheda: primo perché la premier vuole blindarsi da possibili 'scherzetti' degli alleati e secondo per mettere in difficoltà le opposizioni che faranno molta fatica a trovare un minimo comune denominatore e quindi un nome unitario.
Quanto alle preferenze, a parole tutti dicono di volerle reintrodurre - come alle Amministrative, Regionali ed Europee - anche se poi la voglia dei leader dei partiti di far entrare in Parlamento i loro fedelissimi (da mettere in cima alle liste) potrebbe prevalere sul principio democratico delle preferenze. Ma questa è un'altra storia e si vedrà più avanti. Intanto Meloni e il Centrodestra, vista la batosta a Genova (e anche a Ravenna, città vicina al Veneto, altro campanello d'allarme), corre ai ripari preparando la nuova legge elettorale senza collegi uninominali.
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