Politica
Ucraina, la Lega 'demolisce' Tajani: "Usare il Mes? Non è previsto dal trattato. Spero che sia stato frainteso o non legge le carte"
Parla Borghi, capogruppo in Commissione Bilancio al Senato

"Tajani stesso in molte occasioni ha affermato che Forza Italia avrebbe votato in Parlamento per la ratifica del Mes solo con un chiaro controllo democratico dello strumento, che oggi non c'è"
"Ovviamente non è fattibile ma a dirlo non sono io bensì il trattato istituzionale che sta alla base del Mes (Meccanismo Europeo di Stabilità, ndr)". Con queste parole Claudio Borghi, capogruppo della Lega in Commissione Bilancio al Senato, interpellato da Affaritaliani, commenta la proposta del ministro degli Esteri, vicepremier e segretario di Forza Italia Antonio Tajani di utilizzare il Mes per i finanziamenti europei, anche in armamenti, all'Ucraina.
"Il mes è un meccanismo di assistenza finanziaria che vale solo per i Paesi dell'area euro, tanto per dire la Svezia è nell'Unione ma non ha l'euro. Evidentemente qualcuno non legge le carte. Io continuo a ritenere e a sperare che Tajani sia stato frainteso perché non può no sapere che non si può utilizzare il Mes per prestare soldi a un Paese terzo. E parliamo di un sistema tale per cui se poi i soldi non vengono restituiti vanno rimessi e ripianati dai Paesi membri dell'Ue, Italia inclusa".
"All'epoca del Covid, nemmeno per le medicine o per acquistare apparecchiature mediche in emergenza fu utilizzato il Mes e quindi oggi che qualcuno dica di usarlo per acquistare armi per un Paese che nemmeno fa parte dell'Unione europea, neanche dell'euro, è quantomeno curioso. Tajani stesso in molte occasioni ha affermato che Forza Italia avrebbe votato in Parlamento per la ratifica del Mes solo con un chiaro controllo democratico dello strumento, che oggi non c'è e infatti l'Italia non lo ha ratificato. Ripeto, è davvero curioso e bizzarro che uno strumento come il Mes, per mortale e per Tajani anti-democratico, parole sue, venga proposto come soluzione per aiutare un Paese extra-Ue in guerra nell'acquisto di armi", conclude Borghi.
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