Riforme/ Scontro tra renziani e la minoranza del Pd
I Cinque Stelle aprono al "lodo Mineo", la possibilità di raggiungere una maggioranza alternativa sulle riforme a partire dal testo Chiti. "Il ddl Chiti presentato al Senato - dice il capogruppo Vincenzo Santangelo - è praticamente la fotocopia del nostro, ad eccezione di una questione che riguarda il taglio delle indennità. Ma su tutto il resto, anche per quanto riguarda l'eleggibilità, se ne può ragionare. Non possiamo non essere d'accordo visto che ricalca la nostra proposta". Il punto più dirompente del testo Chiti, rispetto alla riforma indicata dal premier Matteo Renzi, consiste nella elezione di 106 senatori della camera alta in collegi regionali.
A proposito della possibilità di una convergenza di voti del Movimento 5 stelle sul testo presentato da Vannino Chiti e un'altra ventina di senatori Pd, annunciata dallo stesso Mineo, il presidente dei Cinque Stelle al Senato spiega: "Ci stiamo ragionando, ma sì, credo proprio di sì".
"Sì non lo escludiamo", conferma anche il senatore M5s Nicola Morra, componente della commissione affari costituzionali di Palazzo Madama. Il M5s, spiega, è a favore di "tutto quello che è a favore del mantenimento del sistema bicamerale e rispettoso dei valori costituzionali". Il senatore sottolinea inoltre l'importanza di "lavorare sullo snellimento della struttura" come il "dimezzamento dei parlamentari" e il "dimezzamento delle indennità". In proposito, secondo Morra, la proposta di Chiti dovrebbe essere integrata.
Nel Pd, intanto, è piena turbolenza. Durante la riunione dei senatori democratici, il presidente Luigi Zanda ammette interventi sul testo della riforma del Senato ma solo entro i paletti fissati da Renzi: non eleggibilità dei senatori, nessuna indennità, no al voto di bilancio e sulla fiducia. in particolare l'ineleggibilità. Con il primo punto che esclude di fatto l'ammissibilità del testo Chiti.