Politica
Modena contro il collegio blindato a Di Maio. "Diceva Pd partito di Bibbiano"



Letta ha pensato di candidare l'ex 5s nel comune emiliano ma la sola ipotesi ha fatto infuriare tutti i militanti dem del territorio. "Non lo vogliamo"
Pd, Modena non vuole Di Maio. Letta studia l'alternativa per il ministro
La campagna elettorale in vista delle elezioni politiche del 25 settembre è cominciata ed è anche partita la corsa contro il tempo per presentare liste e candidati. La data del 14 agosto si avvicina sempre di più, per questo tutti i partiti sono impegnati nel definire le coalizioni e soprattutto i soggetti da inserire nelle liste "blindate", i collegi uninominali con cui si ottengono la maggior parte dei seggi in Parlamento. Tra le varie ipotesi - si legge sul Giornale - c'è anche quella da parte del Pd di candidare Luigi Di Maio a Modena, in un collegio considerato "sicuro" da parte dei dem. Ma la notizia circolata nelle ultime ore ha fatto infuriare i militanti politici del territorio. Le figure individuate, con tutti i distinguo del caso, sono dieci. Di Maio, com’era normale che fosse, non viene nominato dalla segreteria dem del territorio che comprende Bibbiano. Lo stesso comune inserito nel leitmotiv con cui proprio Di Maio ha attaccato il Pd per lungo tempo, definendolo "il partito di Bibbiano". In serata, il segretario ha voluto chiarire: "In queste ore bisogna essere molto attenti a discernere il falso dal vero. Non c’era nulla e non c’è nulla", ha detto Letta. Modena, forse, avrà un candidato suo.
Il Pd modenese - prosegue il Giornale - non ha intenzione di assecondare la candidatura di Luigi Di Maio in un collegio della provincia emiliana: è bastata la sola ipotesi a mobilitare le dirigenze locali. Il fatto, come ci raccontato da Modena stessa, è che da quelle parti preferirebbero non prestare il fianco ai "paracadutati", come si usa dire. Nel 2018, è stata Beatrice Lorenzin, che proveniva dal centrodestra, a poter contare su un piazzamento blindato. Anche nella vicina Bologna, sempre nel 2018, è toccato a Pier Ferdinando Casini: un altro che non proveniva da una storia di centrosinistra. Siccome non c’è due senza tre, e al netto della smentita che il ministro degli Esteri ha pronunciato durante Mezz’ora in più, ieri, su Rai3, un po’ di paura permane.