Alla più alta istituzione del Paese nessun veto per il prof. Amato
Alla più alta istituzione del Paese, guidata per 9 anni, con esperienza e saggezza, da Giorgio Napolitano, deve arrivare una personalità altrettanto esperta, saggia, con relazioni importanti fuori dall'Italia, competente sui nodi istituzionali e sulla crisi economica.
In questi giorni, molti, sulla stampa e nel "teatrino" romano, hanno fatto il nome di Giuliano Amato. Nel suo lungo percorso, nei partiti e al governo, l'ex premier ha fatto valere la sua professionalità e le conoscenze tecniche dei problemi, che gli hanno valso il soprannome di "Dottor sottile", non i pacchi di tessere e le clientele, che l'attuale giudice della Consulta non ha mai controllato.
Il suo passato da dirigente del PSI? Dopo tre lustri dalla morte di Bettino Craxi, quel periodo, con le sue luci e le sue ombre, non può pesare, in eterno, come una maledizione, sul professore.
In Tangentopoli, Amato non ha avuto alcuna responsabilità, nè giudiziaria, nè politica. Ha assistito al declino e alla tragica fine del PSI che, sbagliando, delegò, senza alcun controllo, al leader tutte le scelte, comprese quelle sui finanziamenti. L'allora dirigente socialista non ebbe, ma non fu il solo, la forza, nè la volontà politica di contrastare la tendenza craxiana all'autoritarismo, riemersa nel ventennio di Berlusconi.
Come scrisse, 5 anni fa, Napolitano-ex dirigente del Pci, che combattè Bettino-alla vedova di Craxi, donna Anna, il nostro Paese non può consentire distorsioni e rimozioni dei protagonisti di una fase storica. E l'allora Capo dello Stato invitò, opportunamente, a "riconsiderazioni non sommarie, e unilaterali, di un quindicennio di vita pubblica", non limitandosi alle responsabilità dell'ex segretario del PSI, sanzionate dai tribunali.
E, dopo due dc, Cossiga e Scalfaro, un laico e azionista, Ciampi, e un ex comunista, Napolitano, l'elezione di Amato- socialista come l'amato Presidente Sandro Pertini (1978-'85)- darebbe un segnale significativo di pacificazione e di maturità democratica. E dimostrerebbe che è stata, finalmente, riconosciuta pari dignità alla cultura liberal-socialista, di cui, oggi, Amato-come ha spiegato don Renato Brunetta al "Corriere della Sera"- è il più competente, il più esperto, il più conosciuto all'estero.
La presunta impopolarità del professore, a causa dei tanti incarichi ricoperti ? Basta tornare, con la memoria, al 2006 : Giorgio Napolitano non era, certo, il candidato al Colle più presente sui media e più conosciuto dall'opinione pubblica.
Nove anni dopo, al di là delle legittime critiche ad alcune sue decisioni, non c'è alcun cittadino sereno nè osservatore-non fuorviato da preconcetti faziosi-che non possano non convenire che, al Quirinale, in un periodo molto difficile per il Paese, lo statista partenopeo abbia dato prova di elevata statura politica e di grande dignità nel portare a compimento il suo delicato mandato, che nel 2013 gli fu riconfermato dal Parlamento.
Pietro Mancini