Consulta, nuova fumata nera. Ira di Napolitano, incontro Renzi-Silvio
Si è conclusa con un nuovo nulla di fatto la dodicesima votazione per l'elezione alla Consulta di due giudici costituzionali e al Csm di altrettanti componenti laici. Iniziata alle 16,30, preceduta da un duro monito del presidente Napolitano a superare lo stallo evitando paralizzanti settarismi, e in concomitanza con un incontro Renzi-Berlusconi a Palazzo Chigi, si è conclusa poco prima delle 20.
Pd e Forza Italia hanno sostenuto ancora Donato Bruno e Luciano Violante alla Corte Costituzionale, mentre al Csm il ritiro di Luigi Vitali ha aperto la strada a una nuova intesa sul nome del senatore forzista Pierantonio Zanettin. Ncd si è allineata. Ma il semplice fatto che Renzi e Berlusconi abbiano deciso di incontrarsi a voto in corso per trovare il modo di sciogliere il nodo dello stallo è indicativo di quanto fosse concreto il rischio di una ulteriore fumata nera. Perché la Lega non ha sostenuto Zanettin. Da Sel è arrivata scheda bianca su Consulta e Csm. Dopo l'intervento di Napolitano, anche il M5s ha votato scheda bianca sulla Consulta.
Nel frattempo, dopo circa due ore di confronto con Renzi, Berlusconi aveva lasciato Palazzo Chigi. E fonti di Forza Italia avevano preannunciato la fine della corsa per Bruno e Violante, decisa durante l'incontro, per formulare due nuove candidature per la Corte Costituzionale. A stretto giro la smentita del Pd, attraverso il vicesegretario Lorenzo Guerini: a Palazzo Chigi "non si è parlato di Consulta e di Csm, se non per condividere l'appello del Capo dello Stato. I gruppi si sono già pronunciati e andiamo avanti con quei nomi". Per il Pd, dunque, il patto con Forza Italia per portare alla Corte Costituzionale Luciano Violante e Donato Bruno tiene.
Guerini ha aggiunto che "è stato un incontro positivo, in cui abbiamo fatto il punto sulla legge elettorale e le riforme costituzionali. Abbiamo convenuto sulla necessità di accelerare sulla riforma della legge elettorale e abbiamo confermato il percorso sulle riforme". E ha precisato: "Non si è assolutamente parlato di elezioni anticipate. L'orizzonte è quello della legislatura".
Il monito di Napolitano. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha spezzato bruscamente l'estenuante attesa e il vano ripetersi di votazioni a vuoto. "Il succedersi senza risultati conclusivi - scrive in una nota il capo dello Stato - solleva gravi interrogativi. Che si siano verificati nel passato analoghi infelici precedenti, nulla toglie a tale gravità".
"Non so - richiama Napolitano - se tutti i partecipanti alle votazioni in corso abbiano chiara in modo particolare una importante questione su cui desidero richiamare la loro attenzione. Di recente - e specialmente nella discussione in Senato sul superamento del bicameralismo paritario - si è sollevato da varie parti politiche il tema di un elevamento dei quorum previsti dalla Costituzione del 1948 per l'elezione da parte dei parlamentari a determinati incarichi di rilevanza costituzionale. Si ritenne necessario l'elevamento di tali quorum dopo l'adozione - nel 1993 e nel 2005 - di leggi elettorali maggioritarie e in vista dell'adozione di una nuova (per il momento approvata solo in prima lettura dal Senato) anch'essa maggioritaria".
"Ma quorum elevati per tali operazioni elettorali in Parlamento - osserva il Capo dello Stato - implicano tassativamente convergenze sulle candidature e piena condivisione nell'espressione dei voti tra forze politiche diverse, di maggioranza e di minoranza. Ove vengano da parte di qualunque forza politica, o di singoli suoi rappresentanti in Parlamento, e finiscano per prevalere immotivate preclusioni nei confronti di candidature di altre forze politiche o la settaria pretesa di considerare idonei solo i candidati delle propria parte, il meccanismo si paralizza e lo stesso istituto di garanzia rappresentato dal sistema dei quorum qualificati si logora e può essere messo in discussione in senso opposto all'orientamento che ho prima richiamato".
La nota del presidente si conclude, dunque, con un monito: "Si rifletta dunque bene anche su questo aspetto non secondario delle conseguenze del protrarsi di un complessivo nulla di fatto nelle votazioni in corso, che innanzitutto impedisce l'insediamento nel nuovo Csm".
La nota del Quirinale determina effetti immediati. Poco dopo la nota del Quirinale, fonti di Forza Italia annunciano che il premier Matteo Renzi incontrerà intorno alle 17 a palazzo Chigi Silvio Berlusconi per fare il punto su diversi temi, dalle riforme allo stallo nelle votazioni per la scelta dei candidati di Consulta e Csm. La previsione viene rispettata: mentre il Parlamento vota, Berlusconi arriva a Palazzo Chigi per incontrare il presidente del Consiglio, accompagnato dall'ex sottosegretario Gianni Letta e preceduto di qualche minuto da Denis Verdini.
Il rischio, ormai percepito da Napolitano, è che lo stillicidio delle votazioni a vuoto prosegua. "Se oggi non si troverà l'accordo bisognerà ripensare le candidature" osserva Bruno Tabacci, mentre il bersaniano Davide Zoggia, ragionando ai microfoni di Sky Tg 24 sull'esito dello scrutinio di ieri accusa: "Nel partito c'è chi non vota secondo le indicazioni". In linea con Marina Sereni: "In Parlamento sembra esserci una piccola minoranza di franchi tiratori che magari ha un malumore diverso dalla materia che stiamo votando, non ha il coraggio di esprimere il proprio dissenso e lo fa nel segreto dell'urna".
Franco Monaco del Pd in una nota comunica: "Alle ore 16,15, in coincidenza con l'inizio delle votazioni, ricevo ennesimo sms con un nuovo nome per il Csm a me del tutto ignoto. Voterò scheda bianca per ragioni di metodo e di merito. Lo dichiaro perchè non sono un anonimo franco tiratore ma un pubblico dissenziente che, come usa dire, ci mette la faccia".