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Politica
“Ora il M5s diventi un partito, Stati generali e segreteria politica”

Nessuna scossa tellurica, “non ci sono fronde o scissioni nell’aria. Si è registrata una certa delusione per come è stato gestito negli ultimi passaggi il decreto Covid e, quindi, per il voto di fiducia che non era previsto. Ma è tutto rientrato”. Parola di Giorgio Trizzino, deputato del Movimento cinque stelle, ma anche tra i parlamentari considerati più vicini al presidente Mattarella. Intervistato da Affaritaliani.it, derubrica subito a chiacchiericcio le voci secondo cui una trentina di parlamentari sarebbero pronti a lasciare il gruppo. Trizzino non ci sta a passare per critico: “Più che critico sono razionale - puntualizza -. Il mio lavoro da chirurgo mi ha sempre spinto a operare con la conoscenza, la razionalità e con la possibilità, a volte, di prevedere gli eventi. Anche se, mi rendo conto, in politica la previsione è più complicata”.

Proviamo lo stesso ad azzardare qualche previsione sul futuro del M5s?
Sono in una fase di osservazione rispetto alla realtà del Movimento. Il M5s è stato votato da milioni di persone per cambiare le regole del gioco della politica. Io per primo ci ho creduto e ci credo ancora perché ritengo sia l’unica realtà politica che abbia le potenzialità per farlo.

In realtà, appare ogni giorno più balcanizzato. Più si ritardano gli Stati generali e peggio sarà?
Noi dapprima eravamo una forza di opposizione e, come tale, abbiamo lavorato con tutti i mezzi a disposizione.  Al governo le cose si sono complicate, prima con l’esperienza drammatica con la Lega e poi a causa di alcune scelte non idonee.

A quali si riferisce?
Soprattutto a quella di non strutturare come partito il Movimento nel momento in cui è diventato forza di governo. La fase movimentista, efficace agli esordi, non va più bene. Su tale fronte abbiamo accumulato un ritardo e sbagliato qualche passaggio. E le conseguenze le stiamo vedendo in queste ultime fasi.

Gli Stati generali, insomma, arriveranno fuori tempo massimo?
In questa fase si è dovuto ritardare per le ragioni che sono sotto gli occhi di tutti (la pandemia da Covid). Ma sono certo che entro l’autunno qualche soluzione la troveremo. Riusciremo a farli. Vedremo se riunendoci fisicamente oppure online. Il mio auspicio è che il M5s torni a lottare come all’inizio. Ma per fare questo occorre seguire un percorso.

Quale?
Il processo passa attraverso la costituzione del M5s in partito, accogliendo idee e proposte della base e dei cittadini comuni. E tale passaggio va perfezionato attraverso un’assemblea congressuale, gli Stati generali, appunto. Anche se questo termine non mi piace. Insomma, serve un vero e proprio congresso.

Nei suoi desiderata, questa assise dovrebbe condurre a una gestione collegiale del Movimento?
Ritengo la collegialità necessaria. Lasciamo a Salvini la forma tirannica di gestione del partito. Io dico: apriamoci. A quel tipo di Movimento aderirò pienamente e sono convinto che ci siano ottime possibilità che si realizzi.

Eppure le voci di un blitz su Rousseau per votare l’opzione leader unico o direttorio lasciano pensare che ancora è tutto possibile. Non le pare?
Per quanto risulta a me, c’è molto poco di vero. Anzi, direi che non c’è nulla di reale.

E se non fosse così?
L’importante è che tutto venga concordato almeno con la base parlamentare e che nulla sia calato dall’alto.

Pensa che Di Maio potrebbe accarezzare l’idea di tornare a guidare i Cinque stelle?
Sono decisioni che spettano a lui, non entro in questa dinamica.

E Conte alla guida?
Conte alla guida del governo si merita dieci e lode. Per quanto riguarda il Movimento, invece, dovrebbe presentarsi agli esami per avere un voto. Ma è molto apprezzato nella compagine del M5s, a tutti i livelli.

Porte aperte o chiuse a Di Battista?
Tutti quelli che possono concorrere con idee e concretezza sono ben accetti. E questo vale naturalmente anche per Di Battista.  Un conto, però, è l’attività parlamentare e di governo e un altro è l’apporto esterno.

Della gestione Crimi che giudizio dà?
Ha fatto quello che gli è stato chiesto. D’altronde, era necessario che Di Maio lasciasse il ruolo di capo politico perché era complicato da gestire insieme all’incarico di ministro degli Esteri. Crimi è il leader a tutti gli effetti, anche se con qualche limitazione.

Che tipo di limitazione?
La certezza che non sarà poi più lui a guidarlo, come ha detto Crimi stesso. Ma anche la consapevolezza che presumibilmente non ci sarà più un capo politico.

E così torniamo al suo auspicio. Ma non è che con una gestione collegiale, poi, si rischi di ripetere il flop del direttorio?
Quello del direttorio fu un passaggio molto limitato nel tempo. Ora, invece, dobbiamo realizzare una forma di segreteria, come nei vecchi partiti, che rappresenti le varie anime e rispecchi le competenze che ci sono. Il Movimento è sfaccettato al suo interno per idee e provenienza. E’ giusto che abbia una rappresentanza il più aperta possibile.

Non crede che disagio e divisioni all’interno del partito di maggioranza relativa possano mettere a rischio la tenuta del governo?
Il governo non penso possa essere messo a rischio se non da uno stallo del dialogo tra le quattro forze che compongono la maggioranza. Ma non vedo questo pericolo. Abbiamo molti obiettivi da portare avanti con i nostri alleati. Anzi, stiamo lavorando più celermente rispetto al precedente governo perché esistono maggiori affinità con l’area democratica e progressista. E’ su queste che dobbiamo continuare a impegnarci.

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