L'Europa? Ormai comanda solo la Germania - Affaritaliani.it

Palazzi & potere

L'Europa? Ormai comanda solo la Germania

Il giro di boa, che è maturo da anni, e che attende impazientemente di essere compiuto, sta arrivando a maturazione. Lo snodo, scrive Pierluigi Magnaschi su Italia Oggi, avverrà subito dopo le elezioni politiche tedesche che si terranno fra venti giorni e dalle quali uscirà vincente (per il quarto mandato consecutivo) l'attuale cancelliera Angela Merkel. Un anticipo di ciò che accadrà è avvenuto questa settimana con il vertice di Parigi, al quale hanno partecipato quattro paesi europei (Germania, Francia, Italia e Spagna) assieme ai leader dei paesi africani interessati al problema del controllo e contenimento dei flussi migratori verso l'Europa. In passato, vertici di questo tipo sarebbero avvenuti o per iniziativa della Commissione europea (che è un organo fintamente politico ma, in effetti, è un consesso burocratico ma pilotato da Germania e Francia) oppure per iniziativa del duo Germania-Francia.

Dopo le elezioni, e con un ritardo di un quarto di secolo sulla realtà dei fatti che, nel caso specifico, coincidono con il crollo del Muro di Berlino e la successiva riunificazione tedesca, si può oggi dire liberamente ciò che era vero da tempo. E cioè che l'Europa non è guidata dal motore franco-tedesco ma da un motore tedesco con il concorso di altri motori, fra i quali c'è anche quello francese. La Francia, in quest'ultimo dopoguerra, si è mossa molto bene in difesa dei suoi interessi nazionali. È riuscita a farsi inserire nelle potenze vincitrici della seconda guerra mondiale, anche se era stata asfaltata in pochi giorni dalla truppe hitleriane. Era riuscita a vincere, diciamo così, la guerra, in base ai discorsi infuocati del generale De Gaulle dai microfoni di Radio Londra: poche truppe e molte parole.

Preso atto che la leadership tedesca in Europa è diventata inaggirabile, continua Magnaschi, il problema adesso è come declassare la Francia senza farlo vedere. Il rito dei periodici incontri bilaterali franco-tedeschi (inventati da De Gaulle e Adenauer), ad esempio, durano ancora oggi anche se sono sempre meno accettati dagli altri 25 paesi europei che non intendono più essere dei paesi di serie B o C. Resta quindi da spartirsi l'egemonia, in modo più vellutato. In questo quadro, alla Germania andrebbe, perché ce l'ha già, il ruolo sui paesi Est e Nord europei con proiezione verso i paesi della penisola balcanica. Alla Francia invece andrebbe la leadership nell'area del Mediterraneo. E la Francia intenderebbe svolgere questo ruolo (come Macron, ha incautamente subito dimostrato nella fracassante e sintomatica gestione della vicenda Fincantieri-Stx) come un suo protettorato sull'Italia e sulla Spagna (ma Madrid, sinora, è stata capace di difendersi molto meglio).

Questa manovra, pericolosissima per l'Italia, deve essere subito e sistematicamente contrastata con un'azione politico diplomatica tesa a tessere nuove alleanze (la prima è con la Spagna, troppo a lungo trascurata dai politici e dai media italiani, ma non, fortunatamente, degli imprenditori italiani). Ma anche con i paesi centro-europei e balcanici. Senza esitare, ovviamente, a rafforzare la collaborazione, la special relationship, se si vuole, all'interno dell'Europa, con la Germania e, all'esterno del Vecchio continente, con la Russia, la Cina e i paesi del Nord Africa. Per riuscire a far questo l'Italia dovrebbe però mobilitare quadri politici diversi da quelli usciti dalle bocciofile e dagli oratori. Alcuni nomi ci sono. Come Gentiloni, Minniti, Calenda, Padoan. Altri si debbono e possono trovare. Ma l'azione deve cominciare subito, perché l'occasione di un nostro riposizionamento europeo internazionale capita adesso. E dobbiamo saperlo cogliere, ben sapendo che gli interessi francesi e quelli italiani sono strutturalmente in conflitto e la Francia è più forte.