A- A+
Palazzi & potere
Riforma, Marini (Corte Costituzionale): "Obama non doveva interferire"

In esclusiva per Affaritaliani il Presidente emerito della Corte Costituzionale Annibale Marini. E sul Capo dello Stato dice che....


 

Che ne pensa del referendum costituzionale e di come è stato gestito dalle parti, in particolare da Palazzo Chigi?

 
Si tratta, come ho detto in altre occasioni, di una riforma pessima nel merito e priva della necessaria legittimazione parlamentare. Quanto al primo aspetto, la madre costituente, on.le Maria Elena Boschi, a quanto è stato riferito dalla stampa periodica, ha cercato di superare le critiche (insuperabili) mosse alla riforma con l’affermazione che se fosse toccato a Lei scrivere la riforma l’avrebbe scritta in modo diverso e, presumibilmente, migliore. Affermazione che è la pietra tombale della riforma e che dovrebbe, logicamente condurre al Suo voto negativo nell’ormai prossimo referendum confermativo. Quanto all’altro aspetto, è sufficiente, richiamare la sentenza (la n. 1 del 2014) con la quale la Corte Costituzionale che, fino a prova contraria, è il supremo organo di garanzia del nostro Paese, ha dichiarato l’incostituzionalità delle leggi elettorali della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica che quella riforma avevano deliberato. Sulla gestione del referendum costituzionale mi limito ad osservare, per ragioni di spazio, che Palazzo Chigi non è e non deve essere “parte” di una consultazione riservata esclusivamente al popolo, a quel popolo sovrano di cui parla l’art. 1 della Costituzione. Direi dunque che si debba parlare di interferenze indebite del Governo anche perché il compito di Palazzo Chigi è quello di governare il Paese, l’intero Paese e non una sua parte soltanto. Tra l’altro il Governo, parlo sempre di Palazzo Chigi, intervenendo nella riforma viene necessariamente a violare per i mezzi di cui dispone (e parlo di mezzi in senso molto comprensivo) quel principio di parità delle armi che deve ispirare qualsiasi competizione elettorale. In conclusione, penso male della riforma e ancor peggio della gestione di Palazzo Chigi. Mi sembra, infine, salvo errori od omissioni, che il Manifesto dei valori approvato contestualmente allo Statuto del P.D. contenesse tra i suoi principi fondamentali l’impegno a non modificare a colpi di maggioranza la Costituzione in vigore. Da qui l’interrogativo se quel principio (posto al centro del Manifesto dei Valori) sia col tempo venuto meno (come del resto altri principi di quel partito) o se quel partito ritenga di rappresentare, specie dopo il viaggio del Presidente Renzi negli Stati Uniti, la totalità o la quasi totalità degli elettori e considerare ogni modifica della Carta proposta dal P.D. approvata all’unanimità. Interrogativo la cui soluzione deve essere per competenza lasciata al Partito che la riforma ha promosso.
 

Pensa che questa riforma costituzionale sia stata ispirata da qualcuno soprattutto a livello internazionale? I mercati ne hanno veramente bisogno per ripartire?

 

La domanda pone un problema estremamente delicato e complesso perché attiene alla sovranità stessa dello Stato. E il problema è quello se siano legittime a livello internazionale interferenze, dirette o indirette, che riguardino la forma stessa dello Stato anche giustificate da un ipotetico (e inesistente) interesse dei mercati. Aspetto ancora di sapere, per fare un esempio, cosa può interessare ai mercati se l’Italia ha un sistema monocamerale, bicamerale, bicamerale paritario e via dicendo. E, in tema di interferenze, mi chiedo cosa avverrebbe se il governo italiano, nel corso di un banchetto, suggerisse in  vario modo quali sono le revisioni o le riforme da apportare ad una Costituzione (quella degli Stati Uniti) che dura da oltre due secoli e che forse qualche necessità di essere ammodernata o cambiata o modificata ce l’avrebbe.
 

Cosa servirebbe invece al paese per rilanciarsi sul serio, sia a livello di riforme economiche politiche che sociali?

Ferma restando l’estraneità degli altri Paesi alla nostra riforma costituzionale, il rilancio economico dell’Italia deve passare attraverso ben precise riforme che sono, le indico alla rinfusa, quella della giustizia, del fisco, della previdenza. E si tratta di riforme disegnate dalla nostra Carta Costituzionale e che aspettano da un numero indefinito di anni di essere attuate o meglio calate nella realtà viva del Paese. Quale altra riforma della giustizia può essere più completata e soddisfacente di quella che va sotto il nome di giusto processo e che contempla oltre la necessità del contraddittorio tra le parti la ragionevole durata del processo? Principio quest’ultimo costantemente evocato quanto costantemente disatteso. Non può quindi sorprendere se gli imprenditori si astengono dall’investire in un Paese nel quale  ogni controversia è definita in un numeri di anni tale da legittimare il vecchio ma sempre attuale adagio “giustizia ritardata è giustizia negata”. E non voglio parlare, sempre per ragioni di spazio, delle altre riforme cui ho accennato e che sono tali da scoraggiare qualsiasi iniziativa economica in un Paese come il nostro pur così ricco non solo di storia ma di capacità intellettive, inventive e volitive non inferiori a quelle di nessun altro Paese.

 

Qual è e quale dovrebbe essere il ruolo dell'Europa e degli Stati Uniti d’America rispetto all'Italia?
 

Io in proposito  riterrei di distinguere l’Europa dagli Stati Uniti attribuendo alla prima una funzione propulsiva del nostro, come di tutti i Paesi che fanno parte dell’area Europea ed ai secondi quella di alleati il cui primo dovere è quello di non interferire nella vita degli altri alleati. Certo, l’Europa è ancora priva di una effettiva unità politica che possa completare quella economico – finanziaria e dar luogo finalmente agli Stati Uniti d’Europa.Ma questo è un auspicio che speriamo non appartenga a quel libro dei sogni dei quali si nutre spesso la politica, ma che non legittima e non può legittimare indebite interferenze dei Paesi extraeuropei, qualunque sia la forma in cui tali interferenze si manifestano.

 

Si è detto molto che il Capo dello Stato dell'epoca avrebbe dovuto sciogliere le camere ed indire nuove elezioni. Il non averlo fatto avrebbe potuto/dovuto produrre conseguenze?
 

Da ultimo voglio dire che il Capo dello Stato avrebbe dovuto e non potuto sciogliere il Parlamento in presenza di una manifesta violazione delle leggi elettorali. Direi anzi che si tratta di uno  degli esempi paradigmatici di scioglimento del Parlamento che non si può superare né invocando una inesistente discrezionalità né un egualmente inesistente principio di continuità dello Stato (applicabile nei ristretti limiti precisati dalla precitata sentenza della Corte Costituzionale). Sull’applicazione dell’art. 90 della Costituzione sono io a domandarle se un Parlamento che avrebbe dovuto essere mandato a casa avrebbe potuto dolersi nei confronti di chi non lo ha mandato. E la risposta è implicita nella stessa domanda. Il Presidente non scioglie il Parlamento e il Parlamento applaude il  Presidente che non lo scioglie. Quel che ne soffre in questa diversità di ruoli è, duole dirlo, la legittimità costituzionale.

Tags:
annibale marini





in evidenza
Al via le riprese del primo docufilm sulla vita privata di Alberto Sordi

Guarda le immagini

Al via le riprese del primo docufilm sulla vita privata di Alberto Sordi


in vetrina
Milano/ Nuovo flagship store per Swarovski: oltre 500 metri quadri in Duomo

Milano/ Nuovo flagship store per Swarovski: oltre 500 metri quadri in Duomo


motori
Citroën inaugura a Parigi “Le Chëvron” per presentate la nuova e-C3

Citroën inaugura a Parigi “Le Chëvron” per presentate la nuova e-C3

Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Angelo Maria Perrino - Reg. Trib. di Milano n° 210 dell'11 aprile 1996 - P.I. 11321290154

© 1996 - 2021 Uomini & Affari S.r.l. Tutti i diritti sono riservati

Per la tua pubblicità sul sito: Clicca qui

Contatti

Cookie Policy Privacy Policy

Cambia il consenso

Affaritaliani, prima di pubblicare foto, video o testi da internet, compie tutte le opportune verifiche al fine di accertarne il libero regime di circolazione e non violare i diritti di autore o altri diritti esclusivi di terzi. Per segnalare alla redazione eventuali errori nell'uso del materiale riservato, scriveteci a segnalafoto@affaritaliani.it: provvederemo prontamente alla rimozione del materiale lesivo di diritti di terzi.