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Palazzi & potere
Russiagate, la pista inglese: clamorose novità in arrivo dalle nuove carte

Il filone italiano del Russiagate, scrivono Eugenio Fatigante ed Arturo Celletti su Avvenire, potrebbe star viaggiando in realtà su un binario morto. Continua a far discutere la duplice missione romana (tra Ferragosto e fine settembre) di William Barr, segretario alla giustizia Usa spedito dal presidente Donald Trump nella città eterna assieme al procuratore del Connecticut, John Durham, per carpire dai nostri Servizi informazioni in grado eventualmente di screditare l’inchiesta del procuratore speciale Mueller sulle presunte interferenze russe nella campagna elettorale americana del 2016, missione che sta creando qualche grattacapo anche al premier Giuseppe Conte che in settimana riferirà al Copasir. L’assioma di questo ragionamento finora è stato univoco: cioè che due dei personaggi-chiave di questa complicatissima - e un po’ sgangherata - "spy story", ovvero il maltese Joseph Mifsud, scomparso nel nulla a maggio 2018, enigmatica figura a metà tra il presunto "007", il faccendiere e il professore (vedi scheda), e l’oggi 32enne George Papadopoulos, nel 2016 per un periodo nello staff elettorale di Trump e unica persona finora condannata (per aver mentito al Fbi per il Russiagate), abbiano stabilito il primo contatto proprio a Roma a metà marzo 2016, a un’iniziativa della Link Campus University (Lcu) presieduta dall’ex ministro dc Vincenzo Scotti, fucina di parte della classe dirigente M5s e nella quale aveva un ruolo anche Mifsud. Sarebbe nato qui, a due passi dalla via Aurelia, quel rapporto che avrebbe portato in breve Mifsud a riferire al secondo che i russi erano in possesso di «migliaia di e-mail» di Hillary Clinton, l’allora candidata democratica.

Questa è la narrazione dominante, continua Avvenire, ma nuove carte che abbiamo potuto visionare spostano il baricentro di questa storia in un’altra direzione: a Londra. Di mezzo c’è un’altra struttura, il London Centre of international law practice (Lcilp), centro sorto negli ultimi anni.  Una pagina Internet del 7 ottobre 2015 annovera Mifsud nell’"our team" (nostro staff) con l’appellativo di "professor" e l’incarico di direttore dello sviluppo strategico internazionale, a fianco del direttore Nagi Idris, cittadino britannico di origine sudanese. Vicinanza non casuale: è proprio Idris che Mifsud propone, il 6 novembre 2015, alla Link per farlo professore (Idris non vi insegnerà mai). Ed è con un’altra mail (per la quale Mifsud era solito però usare il dominio di un altro ateneo, l’East Anglia) che il maltese il 23 febbraio 2016 invita la Link a un convegno sull’energia a Londra, dal 7 al 9 marzo, dove apparirà Papadopoulos già come direttore del settore "International energy and natural resource law & security" del Lcilp.

A provare l’inserimento di Papadopoulos nel Lcilp è una foto postata su Twitter il 25 febbraio da Rebecca M. Peters, esperta del centro londinese per il diritto delle acque e oggi nell’executive team del "Veterans in global leadership" in cui i due figurano assieme all’ambasciatore del Togo in Gran Bretagna. Finalmente, il 3 marzo di quell’anno è una mail inviata alla Link (e per conoscenza a Mifsud e Idris) da Martin Wilson a svelare, nell’allegato, i nomi della delegazione di 7 persone che andrà a Roma: fra questi, appunto, Papadopoulos (oltre alla Peters), descritto come gli altri in una "bio" di una quindicina di righe che ricorda i suoi trascorsi all’Hudson Institute e gli studi all’University College London, alla DePaul university e all’Università cattolica di Louvain. E a Roma ci sarà pure Mifsud. Sono giorni cruciali per Papadopoulos: sempre secondo il Dipartimento di giustizia proprio il 6 marzo ha un colloquio per lavorare nello staff trumpiano e il 21 marzo vi entrerà, fra i 5 esperti di politica estera per la campagna elettorale (una foto del 31 marzo lo ritrae seduto a un tavolo ristretto, con Trump). È l’inizio del Russiagate e dell’intera vicenda che si trascina fino ai giorni nostri. Fino alle prossime puntate.

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