Toninelli: modalità del voto estero inaccettabili. Può accadere di tutto. - Affaritaliani.it

Palazzi & potere

Toninelli: modalità del voto estero inaccettabili. Può accadere di tutto.

Il deputato M5S Danilo Toninelli ad Affaritaliani: "Vogliamo davvero vivere in una democrazia governata dalla paura, in cui il voto è dettato dal terrore di scenari apocalittici? Io dico di no". E sulla tempesta perfetta...
 

Che ne pensi di come lo Stato italiano sta gestendo il voto estero? Ci sono criteri di trasparenza e sicurezza a garanzia di tutti i cittadini?

Che le modalità di gestione del voto degli italiani all’estero sia inaccettabile non lo sono io a dirlo, ma l’attuale direttore generale per gli italiani all’estero del Ministero degli Esteri, che in un documento reso noto recentemente ha affermato che il sistema è «totalmente inadeguato, se non contrario ai fondamentali principi costituzionali che sanciscono che il voto sia personale, segreto e libero».
Nel referendum sulle trivelle di aprile le schede nulle in Italia erano lo 0,68%, meno di un terzo di quelle delle ultime elezioni politiche (2,47%). Il perché si capisce dato che rendere nullo il voto a causa di un errore è molto più facile quando ci sono tanti simboli e partiti rispetto a quando la scelta è su un unico quesito, ed è tra un «Sì» e un «No». Ma tra i voti esteri nel referendum sulle trivelle i voti invalidi erano l’8,6%: un’enormità. Un dato simile non può non far pensare come, al di là delle dichiarazioni degli alti funzionari, le garanzie per un voto trasparente e sicuro siano del tutto insufficienti se non assenti. 

Si parla molto di rischio brogli: ci sono già stati dei casi? Che cosa potrebbe accadere da qui al voto?

Potrebbe accadere di tutto. Qualche giorno fa è stato già denunciato il caso di un italiano residente a Praga che ha ricevuto due plichi identici con due schede elettorali per esprimere il suo voto. Un fatto gravissimo, che nel caso di un referendum costituzionale che riguarda un terzo della nostra Carta fondamentale avrebbe dovuto provocare un terremoto politico e che invece viene scandalosamente ignorato sia del Presidente del Consiglio che dal Ministro dell’Interno, che anziché accertare come sia stato possibile passano il loro tempo ad insultare gli elettori che voteranno No e la Costituzione repubblicana che quegli elettori difendono.


Quali misure dovrebbe attuare il governo per evitare che accadano brogli? È pensabile che parlamentari Italiani vadano all'estero presso ambasciate e consolati a controllare la correttezza e regolarità del voto?

Anzitutto il Governo dovrebbe rispondere immediatamente e approfonditamente alle interrogazioni che abbiamo presentato ponendo domande precise su un tema tanto delicato. Questo sarebbe il minimo sindacale.
Per evitare i brogli temo ormai che gli interventi preventivi siano ormai in massima parte tardivi. Auspico che le verifiche su casi come quello citato stiano avvenendo e che si stia controllando il più possibile e spero davvero che non si debba invocare l’autorità giudiziaria per un voto come questo ma del resto solo qualche mese in Austria la Corte costituzionale ha annullato le elezioni presidenziali e ne ha disposto la ripetizione proprio per via delle irregolarità riscontrate nel voto all’estero. È vergognoso che il Governo non abbia fatto nulla per questo problema già noto dal 2013 e specialmente dopo il referendum di aprile, ben sapendo che sarebbe arrivato questo referendum costituzionale molto più importante sotto questo aspetto perché non prevede quorum.  

Per quanto riguarda la presenza di rappresentanti politici che vigilino sulla regolarità delle operazioni di scrutinio questo potrebbe forse attenuare alcuni rischi, ma considerando che il voto all’estero avviene per lo più per posta un controllo del genere non sarebbe di per sé sufficiente.
Noi invece, pur consapevoli che ormai è tardi, abbiamo comunque proposto un rimedio parziale e semplice, a costo zero, che potrebbe servire sia a scoprire eventuali irregolarità che come  deterrente, ovvero l’annuncio di una verifica a campione di un certo numero di votanti all’estero, ad esempio il 3%, attraverso una semplice consultazione da svolgere dopo il voto sulla base degli elenchi ministeriali, con cui chiederemmo a chi ha a votato se lo ha fatto senza influenze e interferenze esterne. In questo modo potremmo verificare dei voti “fantasma” che siano stati espressi a nome di chi non ha votato e anche eventualmente scoprire irregolarità da parte di chi non vorrà dichiarare il falso in quella sede. Su questa semplice proposta aspettiamo una risposta dal Governo. 


Si parla molto di "tempesta perfetta"; sembra quasi essere una precisa strategia di comunicazione per spaventare e condizionare il voto dei cittadini a pochi giorni dal 4 dicembre. Tu che ne pensi?

Il terrorismo che le istituzioni dell’establishment fanno diffondendo previsioni apocalittiche come conseguenza di un voto a loro avviso “sbagliato” è un altro fatto vergognoso che sta caratterizzando questa consultazione così come altre. Non passa giorno senza che si sentano annunci catastrofici che per smentire basterebbe fermarsi a riflettere un momento. Le conseguenze della vittoria del “Sì” o del “No” riguardano la nostra Costituzione. Se il Governo rimarrà in carica e se questo provocherà instabilità politica non è oggetto del referendum. I Governi cambiano, la Costituzione resta, e la Costituzione è proprio l’elemento che assicura la tenuta complessiva del sistema. Renzi dopo una vittoria del “Sì” potrebbe benissimo decidere di andare a elezioni nel 2017, facendo cadere il secondo Governo in meno di tre anni (ricordiamo infatti che è stato lui e lui soltanto a far cadere il Governo Letta, con tanti saluti al problema dell’“instabilità”) e aprendo a quello che le istituzioni dell’establishment chiamano “scenari di incertezza” e che invece non sono altro che le libere elezioni democratiche.
Di recente ho partecipato a degli incontri con gli italiani nel Regno Unito. Lì si sono svolti diversi referendum recentemente e il terrorismo delle istituzioni sulla “tempesta perfetta”, agitato contro gli elettori dal Governo e dai politici che lo sostengono lì lo chiamano “project fear”, “progetto paura”. Lo hanno usato nel referendum sull’indipendenza della Scozia e in quello sulla Brexit. Non capiscono che con questi sistemi le stesse istituzioni si screditano e si delegittimano da sole agli occhi dei cittadini. Nessuno sa dire a cosa porterà la Brexit ma nel primo trimestre dopo il voto il PIL britannico è cresciuto ben oltre le aspettative degli analisti. Noi vogliamo davvero vivere in una democrazia governata dalla paura, in cui il voto è dettato dal terrore di scenari apocalittici? Io dico di no.