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Palazzi & potere
Vaticano, ecco come Papa Francesco fermerà Salvini: il retroscena

Le parole del Papa pronunciate in diretta televisiva la domenica di Pasqua fanno parte di una strategia ben precisa: cercare di frenare la rincorsa di Salvini al voto dei cattolici praticanti, rivela in un informatissimo retroscena Dagospia. In Segreteria di Stato hanno ben presente gli studi sui flussi del voto dei cattolici alle politiche del 4 marzo, dove la Lega era solamente il quarto partito dietro a M5S, Pd, Forza Italia e davanti a Fratelli d'Italia e Popolo della Famiglia.

Ora, gran parte del possibile balzo in avanti di Salvini, che dal 17% delle politiche rischia di ritrovarsi con una percentuale più che raddoppiata, sarebbe essenzialmente dovuto alla convergenza sotto le sue insegne della maggioranza assoluta dei cattolici praticanti, che pur in un'Italia scristianizzata sono ancora sette milioni di persone. La delusione per il M5S è palpabile, in special modo a Roma dove i vescovi si accodarono a Virginia Raggi sindaco al ballottaggio 2016, con tanto di successive interviste a Beppe Grillo su Avvenire.

Ecco, quei tempi appaiono molto lontani. L'analisi che si fa Oltretevere è che "lo scongelamento del voto cattogrillino premierà senza dubbio Salvini, che imbarcherà anche molto voto cattolico stufo di Berlusconi e della sua esangue Forza Italia". Per questo in Vaticano si chiedono: come frenare la trasformazione di Matteo Salvini nell'uomo forte del Paese?

Chi guardava a Giorgia Meloni e Fratelli d'Italia in Santa Sede ha le porte sbarrate: alla giovane leader della Garbatella viene rimproverato non solo di essere sostanzialmente un satellite della Lega, ma anche di aver infarcito le sue liste per le europee con personaggi poco graditi alle gerarchie vaticane.

Il corpaccione della Conferenza episcopale italiana si trova in imbarazzo, perché per tutta la gestione galantiniana si era rifugiato comodamente sotto l'ombrello del Partito democratico renziano, pur sempre un boy scout rispettoso delle gerarchie. Ora però il Pd di Nicola Zingaretti è assai meno accogliente per i cattolici anche se il neo segretario può vantare ottimi rapporti con Sant'Egidio e Azione Cattolica e per legittimarsi agli occhi delle gerarchie vaticane il prossimo 11 maggio presenterà il piano per le famiglie (i punti salienti saranno sgravi e assegni per le famiglie numerose) al cospetto del Forum nazionale delle associazioni familiari guidato da Gigi de Palo.

Intanto, il vescovo emerito Simioni sta provando a portare l'attenzione (ma senza troppo successo) sui Popolari di Mario Mauro mentre una ventina di vescovi si muovono a supporto del Popolo della Famiglia di Mario Adinolfi, che ha piazzato come capilista e candidati di peso esponenti di Comunione e Liberazione, Cammino neocatecumenale, Rinnovamento nello Spirito. Il più noto è Paolo Alli, capolista a Milano e già uomo macchina di Roberto Formigoni, oggi presidente di Alternativa Popolare che con il PdF adinolfiano ha stretto un patto d'acciaio portandolo all'interno dell'alveo del Partito popolare europeo, presente nel simbolo per la competizione elettorale del 26 maggio.

Come si distribuirà, insomma, il voto cattolico alle europee? "Il Papa continua a insistere sul tasto migranti per far capire ai praticanti che il voto alla Lega è inopportuno" spiegano fonti vaticane: pubblicare una foto con il mitra in mano nel giorno in cui Francesco tuona contro le armi e 290 cristiani sono stati spazzati via dalle stragi in Sri Lanka, è stata forse la prima vera scivolata del solitamente molto acuto Luca Morisi.

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