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Politica
Pd, dalla notte dei lunghi coltelli al partito “nuovo” di Matteo?

Nessun paragone con le ore insanguinate della notte dei “lunghi coltelli” di nefasta e tragica memoria hitleriana ma la lunga inquietante notte del Nazareno sulle candidature passate senza il voto delle minoranze getta un’ombra sinistra sul Partito democratico, screditandolo alla vigilia del voto del 4 marzo. La sintesi finale di Renzi: “ Una delle mie esperienze più devastanti” la dice lunga sullo stato di un partito che, dopo infiniti parapiglia e scissioni, a un mese dalle urne si presenta agli italiani ancora con i rancorosi “separati in casa”, fra minacce, ritorsioni e vendette, alla guisa di una “armata Brancaleone”. E’ la cartina al tornasole di una situazione interna insostenibile, nodi che vanno oltre l’aspro contendere sulle liste elettorali investendo l’identità, il ruolo e la prospettiva del partito, del suo segretario e dei gruppi dirigenti, dei rapporti interni fra maggioranza e minoranza, nonché della sinistra tutta, con ripercussioni sull’intero quadro politico.

Chi, fra gli oppositori di Renzi rimasti nel Pd, credeva ancora possibile una dialettica democratica e un proprio spazio (a sinistra) politicamente rilevante ben oltre il diritto di tribuna, è stato malamente smentito ricevendo nelle liste solo briciole, il “benservito” o poco più. Il segretario ha usato la vecchia tattica del… “dare corda all’impiccato” logorando le minoranze (idem per i cespugli alleati esterni), illuse in un autolesionistico infantilismo politico.

Così Matteo non solo ha ridotto al lumicino, nelle liste, gli amici dei suoi nemici interni, ma ha rifiutato il “pacchetto” delle minoranze proposto dagli Orlando, Cuperlo&C decidendo lui e solo lui – spulciando ogni nome - chi doveva entrare e chi no. Di fatto, al di là delle giustificazioni poco credibili sull’esigenza del rinnovamento (a proprio uso e consumo), Renzi ha blindato le liste perchè vuole dei gruppi parlamentari inquadrati, fedelissimi anche dopo l’annunciata sconfitta delle urne. Deputati e senatori pronti a difendere il segretario di fronte a chi punta al replay delle idi di marzo del tempo che fu e pronti poi al “signorsì!” sulla nuova linea - in fieri- rispetto alle prossime alleanze di governo, presumibilmente cominciando dopo il 4 marzo con il “governissimo”, primo passo pro tempore per un sodalizio ben più ampio e profondo con Silvio Berlusconi, uno tsunami per la politica italiana.

Renzi è sul crinale della sua avventura politica consapevole dei rischi ma anche delle opportunità del prossimo appuntamento elettorale. Se non sarà travolto da un tonfo elettorale Matteo porterà a termine il lavoro di smantellamento da tempo avviato, per lo più in modo pasticciato e arrogante, rottamando definitivamente il contenitore e il contenuto del Pd, facendo pulizia totale dei dissidenti. Siamo all’atto finale della cancellazione anche formale del Partito democratico in quanto tale, la ripartenza per la “rifondazione” di un inedito soggetto politico senza più alcun vincolo con le proprie radici identitarie ideologiche e politiche tranciando definitivamente ogni collegamento con la sinistra storica marxista, in primis con quel che fu il Pci e svincolandosi anche dalle esperienze di matrice socialista riformista e socialdemocratiche, senza però tornare alla Democrazia Cristiana. Un partito non ideologizzato, fuori dalla tenaglia destra-sinistra, liquido, d’assalto, progressista all’americana, adattato alla realtà italiana, sull’onda dei “democratici centristi” di cui fu espressione Bill Clinton, ma non disdegnando alcuni tratti del decisionismo di cui sul campo repubblicano è portabandiera il rombante presidente Trump.

In politica chi sta fermo perisce. In Italia non serve un nuovo partito, ma un partito “nuovo”, di idee uomini e fatti nuovi. Non fu così per il Pci di Togliatti e Berlinguer, per la Dc di De Gasperi e Moro, per il Psi di Nenni e Craxi? Renzi lo sa ed è in (gran) movimento. Adesso si tratta di capire, anche per il bene dell’Italia, se l’ex giovane premier è sulla strada giusta e se davvero il suo talento è pari alle sue ambizioni.

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pdliste pdriunione pd liste nazareno





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