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Politica
Pd, “Ora deve muoversi Conte. Il Mes? Per noi è già sul tavolo”

Un Partito democratico “oggettivamente più forte”, ma anche a livello di governo, “un quadro molto più stabile”, dopo il voto. Andrea Marcucci, presidente dei senatori del Partito democratico, analizza con Affaritaliani.it l’esito delle Regionali. Proprio a proposito dell’esecutivo, il senatore dem ritiene che debba essere il premier Conte a muoversi  su questioni aperte quali i decreti Sicurezza e il Fondo salva Stati: “Le nostre richieste - puntualizza - sono da considerarsi già sul tavolo. Mes, compreso”.

Presidente Marcucci, smentiti tutti i sondaggi della vigilia. Il Pd ora è più forte secondo lei?
Il Pd è più forte oggettivamente. Peraltro, in Toscana e Campania vinciamo in un'alleanza con sinistra ed Italia viva, in Puglia in solitudine. Questo significa che quando abbiamo una proposta di governo concreta, vinciamo anche senza gli alleati di governo. Era successa la stessa cosa in Emilia Romagna con Bonaccini.

La segreteria di Zingaretti non è più in discussione?
Noi abbiamo una particolarità che tutti gli altri partiti non contemplano. Abbiamo congressi ordinari che eleggono con le primarie i nostri segretari. Zingaretti, che è stato l'indubbio vincitore di questa tornata elettorale, non è mai stato messo in discussione. Poi, certo, il Pd è un partito che discute, ed anche questa caratteristica, quando non si esagera, è positiva.

Il governo è al sicuro dopo questo voto oppure la resa dei conti nel M5s può minarne la stabilità?
Il governo beneficia di una fortissima spinta ad agire. Abbiamo una responsabilità enorme: trasformare l'Italia con le risorse del Recovery fund. Saremo giudicati soprattutto su questo tema, tra tre anni. Conviene a tutta la maggioranza decidere bene ed in fretta, anche al M5s. Il quadro è comunque molto più stabile, dopo il voto regionale.

Il vicesegretario Orlando questa mattina ha scandito parole chiare: “A fase nuova deve corrispondere una capacità di risposta nuova e questo compete a Conte", ha detto. Ritiene che una fase nuova debba passare per un rimpasto?
Il rimpasto non mi interessa, la fase nuova credo anch'io che si debba aprire. Ora è il momento della concretezza e della concertazione. Innanzitutto tra Governo e Parlamento: lo dico da mesi, il Recovery fund deve passare dalle Aule, non solo per il voto su eventuali risoluzioni.

Tagliando a parte, sui temi si giocherà davvero questo autunno. Su tale fronte, però, le distanze con il M5s sono lampanti. Mes e decreti Sicurezza sono temi divisivi, ma anche dirimenti per il Pd. Come deve muoversi il suo partito?
Le elezioni sono una iniezione di fiducia e di orgoglio per noi. Su queste priorità, deve essere Conte, a questo punto, a muoversi. Non alzeremo il tono della voce, le nostre richieste sono da considerarsi già sul tavolo. Mes, compreso.

Nella sua Regione, la Toscana, in particolare, il Pd ha dato prova di autosufficienza. L’apporto di Italia viva, guardando i numeri, è stato irrilevante?
E' un'alleanza che ha funzionato complessivamente, i voti li hanno già assegnati gli elettori e sono evidenti a tutti. Matteo Renzi ha dato la carica nel momento che sembrava più critico, il suo ruolo è stato comunque importante. In Toscana, certo, poi ha vinto soprattutto il Pd, è indiscutibile.

In Puglia, però, il governatore Emiliano ricorda che il Pd in Regione ha preso il 17 per cento e che a vincere è stato il popolo pugliese, un blocco sociale. Ritiene sia stato ingrato nei confronti del Pd?
I rapporti del presidente della Puglia con il Pd sono sempre stati controversi. Gli riconosco il merito di una ostinazione e di una caparbietà encomiabili. E' una partita in cui ha messo in gioco tutto ed alla fine ha stravinto. Quanto alle sue valutazioni generali, mi è successo spesso di non condividerle. Ha ottenuto comunque un risultato strepitoso, complimenti.

Sempre Emiliano ha definito Conte un fuoriclasse e che sarà difeso con le unghie e con i denti. Concorda con il governatore?
Conte, come tutto il governo, sarà giudicato solo sulla base delle cose che riuscirà a fare. Al momento penso che abbia due meriti molto importanti: ha gestito benissimo l'emergenza sanitaria e si è mosso perfettamente in Europa. E' un presidente del Consiglio che finora si è conquistato i 'galloni' sul campo.

L’esito del referendum, invece, ora rende ancora più necessario un passo spedito sulle riforme.  Proprio dal Pd ieri è trapelata la necessità di farsi carico anche delle preoccupazioni di chi ha votato no. Condivide questo approccio?
E' già avvenuto nelle ultime settimane di campagna elettorale, il sì ha tralasciato la questione del risparmio dei costi e si è concentrato sull'esigenza delle riforme. E' anche merito delle posizioni intelligenti emerse tra i promotori del no. Io sono molto d'accordo con Luciano Violante: sarebbe suonata l'ora di porre mano al bicameralismo paritario.

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