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Politica
Plastic tax, scure sull'Emilia Romagna. Ma alla vigilia delle elezioni...

di Vincenzo Caccioppoli

 

La plastic tax rischia di entrare prepotentemente anche nella prossima campagna elettorale in Emilia Romagna. Il grido di allarme è arrivato dal governatore uscente del Pd, Bonancini:“In Emilia-Romagna il piano regionale plastic free lo stiamo condividendo anche con le imprese del settore, studiando meccanismi di compensazione e incentivi che non danneggino il comparto, per una svolta ecologica assolutamente necessaria, ma che non deve colpire imprese e lavoro; la stessa logica di gioco di squadra dovrebbe essere adottata a livello nazionale” ha detto il governatore, sottolineando come proprio la regione emiliana sarebbe quella maggiormente a livello produttivo da una tassa, che pare sempre più come il classico autogol della sinistra. Basta infatti dare uno sguardo ai numeri del comparto produttivo per capire come questa tassa porterebbe maggiori danni rispetto ai benefici ipotetici a livello ambientale. Il settore, infatti, comprende nel nostro paese circa 11.000 imprese, che rappresentano un fatturato di 30 miliardi di euro. Di queste ben 5.000 sono quelle attive nella prima trasformazione, Nel corso del 2018 sono stati trasformati circa 5,8 milioni di tonnellate di resine termoplastiche ai quali si aggiungono circa 1 milione di plastiche riciclate provenienti dal riciclo, in cui il nostro paese è ai primi posti in  Europa. Gli occupati infine sono oltre 30.000 in tutto il paese. Ecco allora che mettere una tassa sulla plastica non può che non influire sia sulle aziende e sia sui consumatori in maniera sicuramente piu pesante rispetto ai benefici che si avrebbero dal punto di vista delle entrate statali. Se il tanto rinnovamento verde promesso dal neo ministro dell’Economia di concerto con il ministro dell’ambiente Costa comincia da qui, esistono seri motivi di preoccupazione. L’Osservatorio Nazionale Federconsumatori ha calcolato che, se come è facilmente ipotizzabile verrà scaricata in larga parte sui prezzi finali dei prodotti con imballaggi in plastica, ogni famiglia dovrà far fronte ad una maggiorazione della spesa di 138,77 Euro annui. Ma chiaramente questa tassa non andrà a colpire solo i consumatori ma anche i produttori come lamenta confindustria: “La misura non ha finalità ambientali, penalizza i prodotti e non i comportamenti, e rappresenta unicamente un’imposizione diretta a recuperare risorse ponendo ingenti costi a carico di consumatori, lavoratori e imprese. Le imprese già oggi pagano il contributo ambientale Conai per la raccolta e il riciclo degli imballaggi in plastica per 450 milioni di euro all’anno, 350 dei quali vengono versati ai Comuni per garantire la raccolta differenziata”, afferma la confederazione degli industriali, secondo cui questa tassa sarebbe “una sorta di doppia imposizione e – come tale – sarebbe ingiustificata sia sotto il profilo ambientale che economico e sociale”. Insomma un gran pasticcio all’italiana. Non si può definire in altro modo mascherare tassa che porta gettito in maniera diretta, semplice ed immediata, per un contributo ambientale quando già esso esiste. Inoltre la nostra industria eccelle in quanto a sviluppo di nuove plastiche biodegradabili e di riciclo, che da sole contribuiscono a creare una nicchia di eccellenza produttiva, come fa notare il presidente di Federchimica Lamberti, quando afferma che “  l’industria chimica in Italia, negli ultimi 10 anni, ha aumentato del 70% la quota di personale dedicato alla ricerca". Secondo gli esperti quindi sembra davvero non capirsi la ratio di una tassa iniqua e miope, che rischia anzi di andare oltretutto nella direzione esattamente opposta a quella annunciata, perché si indebolisce le imprese, si aumentano i costi per i consumatori e non si incide positivamente sui comportamenti, mettendo invece a rischio la possibilità di trovare soluzioni serie, efficaci e sostenibili a livello ambientale. Un’altra conseguenza del tributo infatti è che come detto,  colpirebbe anche gli imballaggi realizzati con materiale riciclato andando a penalizzare gli enormi sforzi che le imprese stanno compiendo per la completa transizione verso l’economia circolare, sottraendo inoltre importanti risorse per gli investimenti in sostenibilità ambientale. Quindi sarebbe il caso di dire oltre al danno la beffa. Senza contare che già la comunità economica europea ha messo la bando la plastica monouso dal 2021. Quindi si tratterebbe di una tassa anche di breve respiro e perciò con una ridotta incidenza sul bilancio statale. Ma allora perché è stato fatto? Qualcuno ben informato dalle parti del governo, ha avanzato una ipotesi stravagante e forse un po' azzardata, ma che in questa politica un po' irrazionale potrebbe anche avere un senso. La plastic tax colpendo un comparto che è molto forte proprio in Emilia Romagna, potrebbe servire come grimaldello da utilizzare alla vigilia del voto ( non a caso la tassa dovrebbe partire da Giugno 2020). Un eventuale ripensamento sulla legge proprio in prossimità della competizione elettorale, infatti, potrebbe dare un impulso alla campagna elettorale del centrosinistra, che spiazzerebbe la opposizione e darebbe nuovo vigore alla azione del governo locale uscente a guida Pd, che potrebbe prendersi il merito di avere fatto cambiare idea al Governo. Ma questo oltre che assai scorretto moralmente, potrebbe anche rivoltarsi contro chi avrebbe avuto l’ardire di utilizzare la leva fiscale a meri fini elettorali. Certo qualcuno sicuramente potrà dire che si tratti di fantapolitica, ma qualcuno solo due mesi non avrebbe definito fantapolitica la nascita di un governo formato da una alleanza fra Pd e cinquestelle.

vcaccioppoli@gmail.com

 

 

 

 

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