Politica

Ponte sullo Stretto di Messina? Verrà giù. Disastro inevitabile

Di Valerio Monaco

Non occorre essere un genio dell'ingegneria sottomarina per sapere perché il disastro sia inevitabile

I pilastri andrebbero ad appoggiarsi sopra una faglia che potrebbe mettersi in movimento in qualsiasi momento


Jeff Bezos mejo del Mago Otelma: vede e prevede l'inevitabile crollo del ponte sullo Stretto di Messina, grande opera tanto cara prima a Silvio Berlusconi e adesso a Matteo Salvini.

Non occorre essere un genio dell'ingegneria sottomarina per sapere perché il disastro sia inevitabile: primo, i pilastri andrebbero ad appoggiarsi sopra una faglia che potrebbe mettersi in movimento in qualsiasi momento (ma sia il Banana che il Capitone, nonostante Smemoranda, hanno poca memoria del disastroso terremoto che ha distrutto Messina e Reggio nel 1908 ); secondo, la forza delle correnti dovuta al dislivello esistente fra Jonio e Tirreno; terzo, il rischio che una nave vada a sbattere contro uno dei pilastri, considerato che lo stretto viene considerato una corsia di sorpasso permanente dai mercatili che fanno a gara per superarsi a vicenda e arrivare primi alle forche caudine rappresentate dalle sponde dello stretto all'altezza delle due città contrapposte. Mi fermo qui, anche se uno strutturalista sottomarino mette sempre del conto la tempesta del secolo.

Una possibile alternativa? Il solito ingegnere (in Italia ne abbiamo fra i migliori del mondo, basti pensare a realtà come Tecnomare) potrebbe suggerire un tunnel in alveo, un grosso tubo sospeso sotto il livello del mare, al riparo dalle ondate e dalle correnti di superficie, dai bisonti del mare peggiori di quelli che ogni giorno seminano morte sulle autostrade) e poco sensibile ai movimenti tellurici in quanto nei fondali vengono affondati soltanto del grossi plinti ai quali sono fissati i tiranti che mantengono il tunnel in una posizione di stabilità, sia verticale che orizzontale.

Ma neanche in questo caso si può eliminare il rischio maggiore, quello dell'assalto di politicanti e di mafiosi per assicurarsi la tangente sugli appalti.

La profezia di Bezos ha semplificato un po' le cose, vedendo solo l'impiego di materiali scarsi per la costruzione del ponte, con costi sempre più alti per far fronte alle richieste delle cosche, ma non cambia molto le cose sul destinato dell'opera destinata, secondo i due marpioni, l'ottava meraviglia del mondo.