Politica
Precettazione: la sinistra attacca Salvini, ma confonde causa con effetto

La precettazione è in risposta ai continui scioperi e non viceversa
Salvini attaccato dai giornali di sinistra sulla precettazione: si confonde la causa con l’effetto
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C’è il solito clima in una Infosfera dominata dai media di sinistra.
L’ultimo sciopero è quello di oggi nei Trasporti locali (inizialmente previsto per il 27 novembre, poi spostato a dicembre per fare maggiore danno). Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini è stato chiaro contro l’ennesimo “sciopero del venerdì”:
“Qui Mit, ho firmato per ridurre da 24 a 4 ore lo sciopero del trasporto pubblico locale previsto per questo venerdì 15 dicembre. Il diritto a chiedere salari più adeguati è sacrosanto, ma questo non può paralizzare l’Italia per un giorno intero, a ridosso del Natale. Da ministro dei Trasporti devo garantire la mobilità ai 20 milioni di italiani che quotidianamente prendono un mezzo pubblico: è mio diritto ma anche mio dovere”.
Si tratta naturalmente del “pacchetto Natale” che viene offerto agli italiani sempre sotto le feste e sempre di venerdì e anche lunedì, per farsi così pure un bel ponte.
Quello di oggi è solo l’ultimo di una raffica di scioperi che sono iniziati il 17 novembre scorso con uno (peraltro clamorosamente fallito) di una pretestuosità clamorosa, perché era stato indetto da Maurizio Landini e la Cgil – Uil addirittura mesi prima “contro la finanziaria” che non era stata ancora neppure programmata. Un utilizzo quindi puramente politico di un diritto sacrosanto dei lavoratori che sono stati strumentalizzati visto che poi in Parlamento a Roma o Bruxelles ci vanno i segretari generali (“effetto Camusso” e “effetto Cofferati) -e non certo la gente comune- spesso eletti nelle fila del Partito democratico
Anche questa volta lo sciopero è stato ridotto da 24 ore a 4, tramite apposita ordinanza. Che sia uno sciopero anche questo strumentale e che non c’entra niente con le condizioni dei lavoratori lo dice anche un autista romano: “È il ministro che con le sue precettazioni ci ha portati a scioperare a ridosso del Natale. Prenderò la sanzione, anche se guadagno solo 1.700 euro...”. A parte i complimenti per il salario che molti si sognano è evidente che sia uno sciopero contro le precettazioni non per migliorare le proprie condizioni, quindi è uno sciopero politico.
Spiegazione del resto in linea con i giornali di sinistra.
Ad esempio l’ineffabile Fanpage, diretto da Francesco Cancellato, titola in un articolo di Roberta Covelli: “Come Salvini sta abusando del potere di precettazione per gli scioperi nei trasporti”, scambiando appunto la causa con l’effetto. Non è il ministro che sta “abusando del diritto di precettazione” (affermazione peraltro falsa, come dichiarato dallo stesso ministero) ma sono i sindacati che “abusano del diritto di sciopero” sparandone una raffica proprio sotto le feste al solo scopo di mettere in difficoltà milioni di altri lavoratori e cittadini comuni che si stanno spostando per fare i regali di Natale e provocandone le giuste ire.
Dietro, la solita mano di Maurizio Landini anche quando la CGIL non compare ufficialmente.
Infatti alle parole di Salvini:
“Lo dico prima: io tutelo il diritto allo sciopero perché è un diritto costituzionale. Però ho anche il dovere di garantire il diritto ad andare a lavoro degli italiani che non possono rimanere a piedi. Se porti sul tavolo uno sciopero di 24 ore allora no, per 24 ore non hai diritto di fermare il Paese".
Risponde Landini su La Stampa:
“Le parole del ministro in realtà mascherano un attacco al diritto di sciopero. Nel nostro Paese è la Costituzione che lo garantisce. Lo sciopero non è un diritto delle organizzazioni sindacali o di qualche sindacalista, è un diritto delle persone. In Italia esiste una legge voluta dal sindacato, che da altri parti in Ue non esiste, in cui noi abbiamo accettato di regolamentare lo sciopero nei settori pubblici. La precettazione è inaccettabile, ed è una logica autoritaria e anti-democratica".
Peccato che il “democratico” Landini si scordi che la Costituzione -che così spesso cita- impone anche la pubblicazione dei bilanci ai Sindacati, cosa che non hanno mai fatto, violando la Carta.