Politica
Primarie Pd, a Milano Emiliano gioca il jolly
Pochi a Milano conoscono Michele Emiliano, candidato alla segreteria del Partito Democratico nella sfida contro Matteo Renzi e Andrea Orlando. Nel consiglio comunale del capoluogo lombardo ben dieci consiglieri dem sono schierati con il Guardasigilli, nove con l'ex premier, uno probabilmente lascerà il Pd per andare con gli scissionisti di Speranza e Bersani e solo due stanno con il governatore pugliese.
Mentre Renzi ha un antico asse con il sindaco Beppe Sala e Orlando si sta muovendo nel mondo della finanza meneghina anche grazie al network di Giorgio Napolitano sviluppando contatti con il banchiere di sinistra Giovanni Bazoli, Emiliano finora è stato pressoché assente sotto la Madonnina. Molto romano, molto televisivo, ha stazionato lungamente dietro le quinte di molti talk show televisivi incrementando la sua notorietà mediatica a livello nazionale. Ma ora, per consolidarsi nella candidatura alla guida del Pd, non bastano le comparsate da Paragone, dalla Annunziata e dalla Gruber. Bisogna fare politica e costruire alleanze. La piazza milanese è importantissima al fine di spostare gli equilibri interni al partito e non possono bastare i contatti che fanno capo al presidente della Commissione Bilancio della Camera Francesco Boccia, pugliese come lui e suo braccio destro, che ha studiato alla Bocconi e ha lavorato nella capitale morale, dove ha una sorella.
Né bastano i contatti che può portargli un ex lettiano come Carmine Pacente, campano insediato a Milano che oggi rappresenta la sua mozione. Il presidente della Puglia puntava sul giovane economista Francesco Laforgia, ex segretario cittadino del Pd, tanto che si era affrettato a partecipare al Pierlombardo ad un suo evento, ma poi il pugliese Laforgia se ne è andato con Speranza e Bersani a fare il capogruppo alla Camera.
In questo vuoto arriva ora a fianco del governatore barese sulla difficile piazza di Milano un pezzo da 90: Filippo Penati, ex sindaco di Sesto San Giovanni, ex presidente della provincia di Milano, ex candidato alle Regionali sconfitto da Formigoni ma soprattutto ex capo della segreteria politica di Bersani affermandosi come un ottimo interprete del grande riformismo lombardo, uomo poco idelogogico e molto pratico con grandi capacità attrattive e organizzative. E al fianco di Bersani era candidato ad una grandissima carriera politca poi stoppata con violenza da un'accusa di corruzione da cui è stato completamente prosciolto.

In polemica con il suo partito, da cui si è dimesso essendo stato brutalmente scaricato quando era in difficoltà (e mai nessuno gli ha chiesto scusa salvo Enrico Letta con un sms), Penati ormai isolato si era ritirato dalla politica scoprendosi una buona vena di scrittore di libri gialli. Ora ritorna in campo resuscitato da Emiliano.
Agli amici Penati confida che in Renzi non ha visto alcuna svolta dopo la sconfitta del 4 dicembre e che Orlando rappresenta la continuità con la vecchia nomenclatura mentre il Pd ha bisogno di uno "scossone" che l'ex magistrato anti-Mafia ed ex sindaco di Bari, oggi Governatore della Puglia, può dargli. Perché il partito così com'è "non va da nessuna parte".
Si comincia da subito con lo sbarco in grande stile di Emiliano a Milano, mercoledì 15 marzo. Vari appuntamenti e incontri politici, un pranzo con un po' di professionisti e nel pomeriggio, la presentazione ufficiale del programma della sua mozione a Palazzo Radetzky. Magari rievocando la celebre marcia militare del maresciallo austriaco che per 70 anni fu governatore del lombardo-veneto.