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Politica
Puglia, Fitto il candidato migliore (in assenza di alternative)

In queste ore di ultime serratissime battute di campagna elettorale per il rinnovo dei consigli regionali di Emilia Romagna e Calabria, una polemica riguardante un altro consiglio regionale prossimo al voto, getta un'ombra sinistra su l'alleanza di centrodestra fra Fratelli d’Italia e Lega. Oggetto del contendere è la scelta del candidato per cercare di strappare lo scettro della Regione Puglia al governatore uscente Emiliano. La vittoria pare davvero a portata di mano, considerando quanto Emiliano sia in difficoltà sia sul piano personale che su quello delle alleanze dei partiti che dovrebbero appoggiarlo. I sondaggi ancora piuttosto incerti vedono, infatti, una vittoria anche se di misura della coalizione di centrodestra. Resta piuttosto incomprensibile  allora questo forte scetticismo sulla figura di Raffaele Fitto, che non dimentichiamolo è stato il più giovane presidente di Regione della storia italiana, quando a soli 30 anni vinse le elezioni in Puglia del 2000, sconfiggendo con il 53% dei consensi l’Ulivista Giannicola Sinisi.


E non si capisce soprattutto chi possa essere ad oggi una sua valida alternativa nel campo del centrodestra. Il nome dell’eurodeputato Casanova, proprietario del Papeete, appare davvero più una provocazione che una proposta credibile ( un imprenditore turistico romagnolo in Puglia presidente della Puglia è  come immaginare Mourinho allenatore della Juventus). Fino ad ora Raffaele Fitto  ha sicuramente le maggiori chance per poter competere almeno ad armi pari con il rivale del centrosinistra. E la sua storia politica nata nella democrazia cristiana e proseguita seguendo il suo mentore politico Rocco Buttiglione in Forza Italia ha sempre avuto proprio la Puglia e il suo consiglio regionale una sorta di palestra in cui imparare a districarsi nei meandri della politica nazionale ed europea.  Può essere considerato a ben ragione, infatti, come dicono i suoi amici più fidati, come cresciuto a pane e politica. Suo padre Salvatore, infatti, fu uno dei più potenti notabili della dc in Regione, prima della sua prematura scomparsa in un pauroso incidente d’auto a soli 47 anni. Eletto, nel 67, a soli 26 anni sindaco della sua città Maglie nel Salento, il più giovane sindaco (evidentemente quello della precocità è nel dna della famiglia), dopo aver ricoperto diverse cariche nel consiglio regionale fu eletto presidente con un numero altissimo di preferenze.

Del padre di Fitto si ricorda la sua grande capacità di mediare fra le diverse correnti della dc pugliese dell’epoca. Raffaele evidentemente deve aver imparato da papà Salvatore come fare a conquistare la fiducia degli elettori, se in tutte le elezioni a cui ha partecipato ha avuto un pieno di voti. Anche quando ha perso contro l’allora astro nascente della sinistra arcobaleno Nichi Vendola lo scarto fu talmente esiguo ( poco più di 13.000 voti), da alimentare più di un sospetto e fu comunque determinato dal forte calo di consensi registrato da Forza Italia, che perse oltre 10% rispetto alle precedenti elezioni. In tutte le elezioni a cui ha preso parte, Fitto infatti, è stato sempre uno dei politici con il maggior numero di preferenze a livello nazionale ( nelle ultime europee quasi 88.000 voti) segno questo che nella sua Regione ha ancora grande credito, e in particolar modo nel suo Salento. Come sindaco di Lecce, nel 2007  ha imposto il suo delfino Paolo Perrone, portandolo a trionfare con oltre il 60% dei voti per ben due legislature.

Il suo carattere certo non è fra quelli più malleabile ed accomodanti, come la traumatica rottura con Forza Italia e il suo leader Berlusconi, sta a dimostrare. Ma allo stesso tempo ha fatto della coerenza e della tenacia i pilastri della sua azione politica, come dimostrano le sue tante  battaglie per la difesa della Puglia e del sud in genere. sia a livello europeo, che come ministro per gli Affari regionali del governo Berlusconi. La sua stessa ritrosia iniziale nell’accettare la candidatura alla presidenza, offertagli da Giorgia Meloni è lì a dimostrare come l’ambizione personale possa anche essere messa in secondo piano di fronte all’interesse generale. Forse è vero che, come dice qualcuno all’interno della Lega, il suo nome  rappresenta il vecchio e quindi rischierebbe proprio per questo motivo di essere sconfitto. Secondo queste voci solo un candidato fresco e non “compromesso” con il passato, magari anche non pugliese, potrebbe avere gioco facile a sconfiggere il paludato Emiliano.

A parte il fatto che si sta parlando comunque di un neo cinquantenne, anche se da oltre venti anni in politica ( come d’altra parte anche Salvini e la Meloni), ma poi basta osservare le amministrazioni dei cinque stelle a Torino Livorno e soprattutto Roma, per capire che non  sempre essere neofiti e non coinvolti in politica nel proprio passato sia un bene, anzi. E poi tornando al caso specifico, più che una questione di età si dovrebbe fare un ragionamento sui meriti e sulle possibilità dei competitor in campo. Chi meglio o al posto del vecchio Fitto..? Certo non uno catapultato dalle segreterie romane dei partiti, ma nemmeno uno che non abbia un vero radicamento con la terra e con la sua gente, generosa e cordiale, ma piuttosto sospettosa inizialmente verso il nuovo e l’ignoto e proprio per questo poco incline a fidarsi di chi promette la luna ( Briatore docet).  Ecco perché al di là dei dubbi che si possono legittimamente nutrire sulla sua commistione con la vecchia politica, Fitto conosce molto bene il tessuto sociale, politico ed economico della Puglia, terra di non facile lettura, come ben delineato già dalla sua stessa conformazione geografica. Certamente la Lega pugliese non vede di buon occhio la sua candidatura, ma siamo proprio sicuri che le sezioni locali di Fratelli d’Italia o Forza Italia in Emilia Romagna abbiano fatto i salti di gioia nel vedere la candidatura della senatrice leghista catapultata da Roma?

Lo spirito di squadra di una coalizione, che raccoglie vite ed esperienze differenti, comporta anche dei sacrifici e, se è il caso anche di ingoiare il rospo, pur di remare tutti dalla stessa parte verso il risultato finale. Inoltre basta guardare a quello accaduto in altre Regioni, come in Abruzzo lo scorso anno, dove il candidato della Meloni, Luigi Marsilio guardato all’inizio con scetticismo non solo dalla Lega, ha ottenuto alla fine una vittoria netta e decisa, ben al di sopra delle aspettative di tutti. Ma Salvini è uomo troppo navigato ed intelligente per rischiare di creare attriti e concedere un simile vantaggio alla sinistra, che anche in Puglia come in altre Regioni appare quanto mai diviso e lacerato. La Puglia  poi sicuramente non parte con quella connotazione a livello nazionale, che sta assumendo una regione come l’Emilia Romagna, governata da decenni dalla sinistra. La Puglia certamente non può essere considerata una regione rossa, anzi e quindi una vittoria del centrodestra sarebbe certo cosa non eccezionale.  In Puglia però si tratta allora  di giocare con i deboli e delicati equilibri locali, che vedono una Regione da tempo alle prese con difficoltà economiche e sociali, che stanno allargando i conflitti sociali e le difficoltà dei suoi abitanti. La disoccupazione in certe parti della Regione, soprattutto quella giovanile, ha tassi fra i più alti in Italia, la difficile situazione dell’Ilva a Taranto sicuramente contribuisce a rendere la città come una sorta di piccola polveriera pronta ad esplodere, Il Salento dopo anni di esplosione del turismo sta attraversando un periodo di appannamento dovuto alla mancanza di investimenti infrastrutturali e alle situazioni contingenti legati alla Tap, oltre alle scriteriate scelte di certe ad amministrazioni locali, come per esempio Gallipoli, che stanchi un certo tipo di turismo becero e rumoroso come quello giovane e low cost, dimostrano di non essere in grado di offrire valide alternative in grado di attrarre clientela di più alto livello.

A tutto ciò si aggiunge una agricoltura, già in difficoltà da tempo, ora messa letteralmente in ginocchio dalla terribile epidemia della xylella che ha colpito il suo settore più forte. Infine una criminalità organizzata che, dopo anni di relativa tranquillità, sembra aver rialzato pericolosamente la testa, completa il quadro di una situazione socio-economica assai preoccupante.  Non è un caso se proprio qui si annidi una delle principali roccaforti del movimento cinque stelle della prima ora, che della protesta contro la vecchia politica ha fatto la sua bandiera. Tutte queste sono alcune delle questioni più urgenti che il nuovo presidente dovrà affrontare, ma certo non le sole, considerando anche come la crisi della Banca popolare di Bari possa comunque avere contraccolpi, difficili da quantificare allo stato attuale, sul tessuto produttivo di tutta la Regione. E il compito certo non si presente facile per nessuno, ma pare quasi insormontabile per chi non conosce le dinamiche e le particolarità del territorio e dei suoi abitanti. Ripetere gli errori fatti proprio in Puglia nel 2015, quando un centrodestra diviso lasciò campo aperto alla vittoria di Emiliano, sarebbe davvero diabolico. Siamo certi che questa eventualità non sia nell‘ordine delle cose. Senza conigli nel cilindro sotto forma di nomi spendibili da parte del centrodestra, Fitto perciò  resta l’unico candidato possibile per sfidare Emiliano con buone chance di farcela. E questo Salvini lo sa bene. La sua è probabilmente pura pretattica politica, in attesa di conoscere l’esito della “madre di tutte le elezioni*, che, in caso di vittoria, potrebbe lanciarlo verso obiettivi ben più ambiziosi che la conquista di una Regione. Ambizioni che certo non possono e non devono scontrarsi con mere beghe di “quartiere”. Insomma questa “polemica” fra i due alleati forti del centrodestra, appare come la classica tempesta in un bicchiere d’acqua. Tutto si dovrebbe risolvere dopo il  26 Gennaio, quando gli elettori emiliano romagnoli potrebbero scrivere un'altra pagina importante della storia politico di questa tormentata seconda repubblica.

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