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Politica

Ad essere più realisti del re succede che si creano danni al re.
Sembra il caso di Brunetta nei suoi ripetuti attacchi alla Rai. Il tono è radicale, distruttivo, moralizzatore. Via i contratti milionari dei presentatori e comici, Fazio e Crozza, trasparenza assoluta, dimissioni del direttore generale.
Tutto giusto, finalmente è l'occasione per essere d'accordo con Brunetta.
La Rai pubblica è un fattore anomalo e distorsivo nel mercato dell'informazione che diventa vergognosamente politico, non permette la libera competizione e concorrenza mettendo in campo uno scandaloso duopolio che fa il gioco delle parti: a me il canone-Rai, a te la pubblicità-Mediaset.

C'è solo qualche problema, se la Rai non deve più pagare perché  è immorale milioni di euro ai suoi presentatori e comici vuol dire che lo può fare Mediaset? Si dirà certamente sì perché Mediaset è sul mercato, la Rai è invece televisione pubblica con incasso del canone. Bene per risolvere il problema e farci risparmiare bisogna fare in modo che Fazio & Co se li paghi il mercato.
Finalmente si privatizzi la Rai, quindi creiamo tutte le condizioni di libera e trasparente concorrenza che oggi non sono concesse. Questo non è liberismo, è di sinistra, visto che la Rai sul mercato metterebbe in crisi Mediaset e le sue rendite di posizione.

Brunetta sottovaluta, ma non lo fa certo Confalonieri, gli effetti della legge Gasparri che impone un tetto nella raccolta pubblicitaria alla Rai, così che nel 2012 Mediaset si è presa il 63% dell'intero mercato pubblicitario televisivo, vale a dire 2,048 miliardi di euro incluse televendite, telepromozioni e spazi dedicati agli sponsor a fronte del 35% dello share medio. La Rai  invece solo il 21%, del mercato pubblicitario televisivo  vale a dire 680 milioni a fronte del 40% dello share medio. Per la Rai gli spot non possono superare il limite del 12% della programmazione oraria mentre il 18% è concesso a Mediaset .

La situazione attuale dunque  è una pacchia per Mediaset perché il principale concorrente ha le mani legate. Un bel duopolio imperfetto. Quindi privatizzare la Rai vuol dire che per Mediaset  molto cambierebbe, basta rendite di posizione, non godere più dei benefici effetti concessi dalla Gasparri nella spartizione a tavolino della torta pubblicitaria. Mediaset sarebbe obbligata a confrontarsi  nel mercato sul piano della Tv generalista con  la Rai, con buona probabilità di perdere la partita. Sul fronte non generalista Mediaset si troverebbe a confrontarsi con Sky dove è invece già persa e con in più la Rai che avrebbe anche lei i suoi canali a pagamento.

Brunetta quindi si è infilato in un vicolo che può creare un danno al re. Certo sulle sue sceneggiate vigilano persone che sanno fare di conto, ma tutto contribuisce a cambiare il clima, a far  capire  che si  può entrare  nell'ordine di idee che la Rai può essere privatizzata creando vantaggi per i cittadini, l'informazione e l'industria culturale.

Dai Brunetta privatizziamo la Rai siamo tutti, anche a sinistra, con te.

Fausto Lupetti
 

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