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Politica
Quel flirt tra Veltroni e la Raggi. Tra il Pd e il M5S non è solo guerra

 

Il dialogo tra uomini del Pd e donne del M5s

“Ho ricevuto in Campidoglio Walter Veltroni. Mi ha regalato il suo ultimo libro e ho avuto con lui una piacevole chiacchierata”. Non sembrerebbero le parole di un esponetene del M5s. Invece lo sono. E non di una figura di secondo piano. Si tratta infatti del sindaco di Roma Virginia Raggi che con un post su Facebook ha voluto segnalare l’incontro con una figura pesante del mondo progressista, per la precisione il fondatore del Partito democratico. E’ solo un altro segnale dell’operazione “proviamo a dialogare” che diversi rappresentanti politici delle rispettive forze parlamentari, in più livelli, stanno provando a portare avanti. Una tela difficile da tessere, soprattutto se i rispettivi vertici continuano a dirsene di tutti i colori.

Lo scorso 9 maggio, è nata l’intesa M5s-Pd in salsa piemontese, costituita dal sindaco di Torino Chiara Appendino e dall’ormai ex governatore della regione Piemonte Sergio Chiamparino (che rimane una figura importante del Nord per il Pd) e che ha preso una forte e comune posizione nei confronti della casa editrice Altaforte in occasione del Salone del Libro. Poi c’è stato l’accordo non scritto e non dichiarato in funzione anti destra nelle ultime elezioni regionali piemontesi. Non ha funzionato ma ci hanno provato. Se si torna con la memoria ai mesi di marzo e aprile del 2018, quelli delle consultazioni al Quirinale per la formazione del governo, torna in mente un particolare non da poco: la prima scelta dei 5 stelle, nell’attuazione della strategia dei due forni, è stata il Pd. La Lega di fatto è stato un ripiegamento, una ruota di scorta. Non mancano inoltre esponenti a vario titolo che sarebbero pronti a parlarsi domani mattina.

Si pensi al presidente della Camera Roberto Fico; al governatore della regione Puglia Michele Emiliano (in molti casi critico nei confronti dei pentastellati, soprattutto sulle vicende Ilva e Tap ma estremamente predisposto alla convergenza come dimostrano i suoi ripetuti incontri dei mesi scorsi con Di Maio, nelle vesti di titolare del Mise e non di leader politico); si pensi alle senatrici “ribelli” Elena Fattori e Paola Nugnes e alla deputata Carla Ruocco (che da dopo la cocente sconfitta delle Europee si è unita al novero degli insofferenti nello stare in maggioranza con la Lega); al senatore Gregorio De Falco, espulso dal Movimento 5 stelle per essersi opposto pubblicamente e senza mezzi termini alla linea di governo e per aver votato in difformità al gruppo parlamentare su diversi temi.

Anche Bersani mostra e dimostra, ancora una volta, un’inclinazione nei confronti del M5s. L’alta sera al programma di La7 “Di martedi” ha affermato: “Qual è l’errore dei 5stelle e di Di Maio? Do un giudizio sereno e senza antipatia: pensare di potersi confrontare “Vis-à-vis” e avere una concordia/discordia combattiva e vincente con la destra. In Italia non è possibile. Il bisogno di protezione che c’è nel Paese contiene anche l’antiestablishment dei grillini ma è un “di cui”, la destra ha dei messaggi regressivi ma molto più profondi rispetto a questa fase, e poi ha radici storiche, ha collegamenti internazionali, e l’Italia è il paese dell’individualismo. Ma pensi davvero tu Di Maio di poterti misurare con questa roba qui? Senza lasciarti un’altra strada? – aggiungendo anche un riconoscimento parziale nei confronti del presidente del Consiglio - “Conte lavora con dignità e intelligenza ma è il sottosegretario alle vicepresidenze”, tradotto: è un politico valido ma ha le mani legate. Probabilmente una gran parte dei rispettivi elettorati ritengono questa potenziale intesa una bestemmia ma nella prossima stagione politica, potrebbe essere l’unica alternativa alla fiorente destra italiana.

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