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Politica
Regonali Piemonte, con Chiamparino contro la Lega la tentazione dei 5 Stelle

Tra i grillini si fa strada l’idea del voto disgiunto: indicare il governatore Pd per fermare il centrodestra

L’ultimo, segnale di avvicinamento è arrivato con la comune posizione sulla casa editrice di CasaPound e la conseguente esclusione dal Salone del Libro. Come scrive Repubblica, in Piemonte, 5Stelle e Pd hanno trovato una linea comune per contrastare l’avanzata della destra e della Lega di Matteo Salvini sui valori della Resistenza. Più che dei due partiti bisogna parlare dei loro rappresentanti più in vista, la sindaca di Torino Chiara Appendino e il presidente della Regione Sergio Chiamparino, che fra una settimana sfida il candidato di Forza Italia, ma del nuovo corso filoleghista, Alberto Cirio. La debolezza del candidato pentastellato, Giorgio Bertola, sta spingendo – sottotraccia perché in pubblico tutti lo negano – i 5stelle a optare per il voto disgiunto, dando preferenze e consensi al simbolo del M5S, ma mettendo una croce su Chiamparino come presidente. O, proposta ancora più indecente, a votare direttamente per il rosso Chiamparino piuttosto che favorire il candidato di destra Cirio, che una volta eletto rischia di essere in balìa della Lega. La voce circola da qualche giorno, ma da quando è diventata di dominio pubblico i consiglieri comunali che sostengono Appendino non fanno altro che smentire.

Dai duri e puri, che più volte hanno criticato la sindaca fino ai fedelissimi, tutti si affannano a pubblicare sui social post di sostegno a Bertola. Come scrive ancora Repubblica, la tentazione coinvolge anche il cerchio ristretto attorno ad Appendino, che in nome della concordia istituzionale ha fatto scelte più vicine a quelle di Chiamparino che dell’alleato di governo leghista. Per allontanare queste voci, venerdì la prima cittadina ha voluto che a fianco suo e del vicepremier Luigi Di Maio, in visita in città per incontrare il mondo imprenditoriale, ci fosse proprio Bertola. Il candidato grillino, consigliere regionale uscente, e uscito vincitore dal voto sulla piattaforma Rousseau sta conducendo una campagna elettorale solitaria, e spesso lontana da Torino, che rischia di relegarlo a un ruolo di comprimario. E l’ottimismo su un possibile recupero di Chiamparino apre a scenari ancora più complessi. L’ipotesi che il presidente uscente sia rieletto, ma senza una maggioranza forte a sostenerlo, potrebbe replicare lo schema già visto nel Lazio con Nicola Zingaretti.

Per questo i pentastellati potrebbero scegliere di votarlo per poi andare a trattare per dare una maggioranza alla Regione: "Nessun accordo con Chiamparino, ma valuteremo provvedimento per provvedimento se dare i nostri voti", è l’unica concessione del candidato 5stelle Bertola. "Servirebbero enormi passi indietro sulla questione Tav e una seria autocritica su quanto fatto in questi anni dove la sinistra ha smesso di fare la sinistra", precisa un consigliere 5stelle. Al di là delle incompatibilità sull’alta velocità, però, i punti di contatto ci sono: dalle unioni civili e al riconoscimento dei figli delle coppie gay, passando per il sostegno al diritto allo studio e alla difesa dei lavoratori precari e della gig economy. "I dubbi su Bertola li nutrono in tanti - aggiunge il consigliere che chiede di restare anonimo - Però gli appelli al voto utile che ci rivolgono quelli del Pd sono fatti per far male a Chiamparino, che i più grandi nemici li ha dentro il suo partito".

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