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Politica
Renz alla Luiss: "La scuola come antidoto al terrorismo"

 "Questo è il luogo in cui ci giochiamo il futuro. Oggi abbiamo bisogno di fare una scommessa in questo settore: c'è bisogno di scuola, è la sfida culturale che dobbiamo vincere al tempo del terrorismo. L'Italia dei prossimi 50-100 anni dipenderà dal modello educativo e universitario". Lo ha detto Matteo Renzi nel corso di un incontro con gli studenti che frequentano il corso di Management dell'Università Luiss, ricordando anche le vittime italiane dell'attentato di Tunisi: "E' una esperienza che tocca il cuore - ha spiegato - incontrare le persone che hanno perso familiari in Tunisia".

 "I terroristi vogliono farci vivere come vogliono loro. La risposta ai terroristi non è chiudersi, ma scommettere sull'identità. "Se c'è un luogo nel quale l'identità italiana ed europea ha uno spazio d'azione quello è la realtà educativa universitarie. Su questo tema noi ci giochiamo una delle chance di essere una potenza mondiale", ha aggiunto Renzi.

 Il presidente del Consiglio è poi passato a fare alcune riflessioni sul suo esecutivo e sul modello di governo nel Paese:  "Vorrei togliermi qualche sassolino rispetto a chi parla tutti i giorni di deriva autoritaria a proposito del dibattito sulle riforme. Autorevoli pensatori e professori hanno parlato di 'democratura', con una crasi tra democrazia e dittatura. Trovo avvilente che non si ricordi una cosa banale: in un sistema chi è legittimato a decidere non è un dittatore, ma chi è legittimato a prendere decisioni e non le prende, consegna il Paese alla palude. Deriva autoritaria è il nome della loro pigrizia. Tradisce la fiducia chi passa il tempo a vivacchiare e a far scorrere i giorni senza che l'Italia abbia le riforme di cui ha bisogno".

 E ha sottolineato "Appena arrivati siamo già il 28mo governo su 63 per quanto riguarda la durata. Siamo in Europa League". Poi ha aggiunto: "Passiamo per il governo dei comunicatori ma ritengo che il governo non sia stato bravo a comunicare quello che ha fatto. Rovescio l'assunto: il governo ha fatto molto di più di quello che ha comunicato. E questo lo considero un errore clamoroso". "Chi fa più di quello che comunica nella politica di oggi sta sbagliando tutto perché comunicazione è il modo di entrare in rapporto con i cittadini che sono i controllori, punto di riferimento fondamentale".

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