Renzi, fiducia anche alla Camera. Torna Bersani e abbraccia Letta
Scuola, imprese, legge elettorale, riforma del Titolo V, lotta alla mafia, emergenza occupazionale, riduzione delle tasse. Questi i temi toccati da Matteo Renzi nel suo discorso alla dei deputati. Dopo il voto favorevole di lunedì al Senato, l'esecutivo guidato da Matteo Renzi incassa martedì sera anche la fiducia di Montecitorio. I si' sono 378, 220 i no, un solo astenuto.
"Questo governo non ha più alibi. Se non ce la faremo la responsabilità sarà nostra". Dopo la fiducia al Senato, Renzi prende la parola alla Camera dove è atteso il secondo “esame” di tenuta del governo: «Bisogna cambiare profondamente il Paese» spiega iniziando un discorso di un’ora incentrato sulla sfida per ridare credibilità alla politica e fiducia al paese.
L’Aula della Camera "è un luogo che esprime un senso di rispetto delle istituzioni e della nostra storia, perché siamo abituati a pensare che la politica sia davvero una forma straordinaria di servizio alla comunità" spiega Renzi citando il fiorentino don Lorenzo Milani: "Mi sono accorto che il mio problema è uguale al tuo, sortirne da solo è avarizia, sortirne insieme è la politica".
"Io non sono un onorevole ma voi siete onorevoli, degni di onore. Entrando mi sono detto quanto siate fortunati tutti i giorni, perché ci facciamo un callo, ma sedete in posto dove grandissimi della nostra storia, di diverse estrazioni politiche e culturali, hanno seduto", continua. "Quest’aula ha visto grandi personaggi, in primis penso a un sindaco di Firenze che era molto più grande e capace di me: Giorgio La Pira".
Sulla riduzione del cuneo fiscale «La doppia cifra è riferita ai miliardi e non alle percentuali. Se se si riduce di 10 miliardi non credo sia giusto fare sorrisi ironici, se arriveranno contributi anche su questo tema da opposizioni vi saremo grati» chiarisce Renzi.
«Pensiamo che il semestre europeo sia una gigantesca opportunità, non una formalità. L’Europa non è il nostro nemico» ha spiegato il premier. Addossare all’Ue la colpa dei problemi dell’Italia, afferma, significa «non soltanto negare l’evidenza dei fatti ma tradire la storia istituzionale di questo Paese che ha costruito l’Europa».
Quello che bisogna fare, anche ridisegnando il ruolo del Senato, «è dire alla gente che è fuori da qui che l’Aula di Montecitorio non è un set di provini di un circo mediatico. Noi diciamo che semplifichiamo il percorso amministrativo, facciamo un risparmio e diamo un segnale che se vogliamo le riforme, prima di chiedere un passo avanti ai cittadini, diamo il buon esempio noi». Renzi ha preso spunto da alcuni interventi - tra cui quello dell’onorevole Balduzzi - per tracciare rapidamente la fotografia del Senato post-riforma. «L’Italia avrà soprattutto un Senato senza che i senatori percepiscano un’indennità, senza che diano la fiducia al governo, senza che votino il bilancio dello Stato. Una sola camera voterà il bilancio così si ridurrà il numero dei parlamentari e porterà ad una semplificazione e valorizzazione di ciò che potrà fare il Senato libero da un ruolo di camera partetica».
«Serve una gigantesca opera di semplificazione» ha continuato spiegando che «il tema della semplificazione porta ciascuno di noi a dire com’è possibile che dopo una tragedia come Fukushima in Giappone dopo 7 giorni si fa un’autostrada e da noi per avere le autorizzazioni» abbiamo «bisogno di anni. In questi 20 anni la semplificazione e rimasta nei ministeri come nome».
Matteo Renzi torna anche alla Camera a spiegare la nascita del suo governo fuori da un passaggio elettorale. Come ieri al Senato, infatti, il premier ha sottolineato che il Paese ha oggi «un’unica chance: quella di sfruttare la timida ripresa per cambiare profondamente. Questo cambiamento radicale - ammette - avrebbe meritato un passaggio elettorale, ma solo se ci fossero state le condizioni di creare una maggioranza stabile, solida e responsabile del mandato degli elettori». Così non era e «se avessimo avuto un passaggio elettorale come un anno fa, il problema si sarebbe riprodotto».
Renzi torna anche sul caso dei marò «I due fucilieri di marina trattenuti in India e il loro senso dell’onore richiede da parte del nostro governo un identico senso dell’onore che non mancherà nel tentativo di risolvere rapidamente la vicenda».
Nel suo discorso Renzi parla anche delle scuole: «Serve una gigantesca battaglia perché la stabilità della sicurezza scolastica sia più importante della stabilità dei conti. È un fatto di credibilità e dignità».
Il primo viaggio di Renzi all’estero, con il ministro degli Esteri Mogherini, «non sarà a Bruxelles, non sarà a Berlino ma sarà a Tunisi, la settimana prossima, nel cuore di quel mare nostrum che noi speriamo ritorni centrale».
In Aula per il discorso di Renzi si rivede anche Pier Luigi Bersani. Accolto dagli applausi dell’Aula e dal ringraziamento via twitter di Renzi, l’ex segretario è arrivato spiegando di essere in aula per «abbracciare Enrico Letta». L’ex premier è comparso tra i banchi poco dopo e prima di prendere posto si è intrattenuto qualche istante con l’ex segretario.
Intanto, sempre in sponda dem, Civati annuncia il sì ma avverte il segretario: «Stai sbagliando. La nostra generazione sta andando al governo con una manovra di palazzo che neanche Rumor avrebbe fatto». Sì anche da Fassina (Pd) che avverte: «La mia non è una delega in bianco». Voti contrari da FI, Lega e M5S che lo definisce «venditore di pentole». Resta il nodo delle coperture per gli interventi annunciati dal governo. Il braccio destro di Renzi Delrio assicura che le risorse ci sono, e aggiunge: «spiegherà tutto bene il professor Padoan». La replica del premier è attesa nel pomeriggio, intorno alle 16. Mentre l’esito finale del voto dovrebbe giungere attorno alle 20.
Oltre ai gesti di cortesia istituzionale continuano le scintille tra la presidente della Camera, Laura Boldrini. «Oggi ho presentato a nome del M5S una denuncia di querela per diffamazione nei confronti della Presidente Boldrini. È ora di riportare un po’ di normalità in questo Paese e in questa informazione», annuncia la deputata M5s Roberta Lombardi sul blog di Grillo ricordando che le farsi oggetto della denuncia sono quelle della Presidente della Camera: «eversivi» e «potenziali stupratori». «È possibile che la terza carica dello Stato si esprima con questo linguaggio, e lanci simili pesantissime accuse, nei confronti della prima forza politica del Paese e della principale opposizione?».
Mentre è in corso il dibattito alla Camera arriva anche la denuncia contro la presidente della Camera. Roberta Lombardi, la “battagliera” deputata M5S prima capogruppo dei grillini a Montecitorio, a quanto apprende l’Adnkronos, ha querelato la presidente della Camera, Laura Boldrini. A far scattare la denuncia la contestata partecipazione della terza carica dello Stato a «Che tempo che fa», la trasmissione di Fabio Fazio in cui Boldrini, dopo gli scontri in Aula seguiti all’applicazione della cosiddetta “ghigliottina” sul dl Imu-Bankitalia, parlò del M5S come di una forza politica «eversiva», e, soffermandosi su una serie di attacchi piovuti contro di lei sul blog di Beppe Grillo, si riferì agli utenti del blog etichettandoli come dei «potenziali stupratori».
Tra i primi a prendere la parola a Montecitorio è Stefano Fassina, esponente della minoranza del Partito democratico. Fassina chiarisce che voterà la fiducia al governo Renzi, ma «non sarà una delega in bianco», «valuterò nel merito tutti i provvedimenti e darò il mio contributo costruttivo».