Renzi dà pieno appoggio a Letta ed Epifani. La sua battaglia? Cambiare lo statuto

Prima Enrico Letta poi Guglielmo Epifani: ora che il quadro e' piu' chiaro, sia sul versante del governo sia su quello del partito, Matteo Renzi ha passato buona parte della giornata a Roma a incontrare quelli che ora sono i suoi due principali interlocutori politici. In pratica un nuovo tridente che, almeno fino al congresso, dovrebbe garantire stabilita' al governo e al partito. Anche se nessuno si azzarda a indicare un orizzonte piu' lontano perche' la parabola di Renzi potrebbe entrare in rotta di collisione con quella di Letta.
Sul contenuto dei colloqui c'e' stata grande riservatezza, ma una buona traccia puo' essere individuata nelle dichiarazioni degli ultimi giorni del sindaco di Firenze. Renzi ha dato pieno appoggio al premier con cui, assicurano diverse fonti, i rapporti sono molto buoni e i contatti sono costanti. Nell'appuntamento a palazzo Chigi, che era fissato da tempo, si e' parlato di governo, delle tensioni che potrebbero minarne l'azione anche dal Pd. E dunque anche del partito in questi mesi che porteranno al congresso nei quali Renzi non potra' che giocare da protagonista, anche se a debita distanza e nel rispetto dei ruoli. Il tutto in un clima a quanto si e' appreso molto disteso.
L'ormai ex rottamatore ha ribadito piu' volte l'intenzione di non candidarsi alla segreteria, nonostante le spinte che arrivano anche dai suoi. E ha salutato con favore la scelta di Guglielmo Epifani come traghettatore fino al congresso di ottobre. Ma certo potrebbe arrivare il momento in cui la tregua non reggera'. L'idea da molti condivisa e' che non sia pensabile che Letta non voglia ricandidarsi premier. E che Renzi non voglia ritentare la sfida delle primarie. Fino ad allora pero' il sindaco di Firenze puo' avere una funzione di stabilizzazione all'interno del Pd.
Del resto anche i rapporti tra Letta ed Epifani sono di grande sintonia e il premier ha salutato con soddisfazione la scelta. L'ex leader della Cgil garantisce al Pd una guida solida, spoglia Letta del suo ruolo di vicesegretario consegnandogli quella centralita', in maggioranza, di cui ha bisogno per svolgere il suo ruolo di premier. E con la "risorsa Renzi", secondo quello che ormai e' diventato un leit motiv, si e' confrontato anche Epifani in un pranzo servito a fare il punto su una lunga serie di questioni. Inevitabile che si siano affrontati i temi del governo, a partire dai provvedimenti annunciati nei primi 100 giorni e dalle riforme.
Poi in ballo c'e' la composizione della segreteria, che dovrebbe essere varata da una direzione da convocare dopo le amministrative. Nella squadra ristretta di Epifani dovrebbe entrare anche un renziano, si fa il nome di Luca Lotti o Angelo Rughetti. Da Firenze il sindaco fara' dunque valere il proprio peso in vista di ottobre.
La vera sfida e' infatti il congresso, tutto da organizzare. E c'e' da decidere sulla modifica dello statuto per separare la figura del segretario da quella del candidato premier. I renziani sono favorevoli, anche se chiedono che il Pd non si chiuda e mantenga le primarie anche per il leader. Cosi' Renzi potrebbe evitare, come vuole, di scendere in campo per la guida del partito e tenersi le mani libere per la sfida per la candidatura alla premiership. Anche se contro potrebbe avere proprio Letta. Tra i renziani nessuno vuole fare fughe in avanti. "Inutile fasciarsi la testa ora", ha spiegato un deputato. Ma almeno a oggi, sondaggi alla mano, tra i suoi sostenitori Renzi e' visto come l'unico in grado di dare al Pd la chance di vincere le prossime elezioni.
Non sembra pensarla cosi' Walter Veltroni. "Da solo non basta. E non basta la rottamazione", ha assicurato, "il congresso dovra' segnare una forte discontinuita'. Sancire che e' fallita una strategia politica e darsene un'altra, se non si vuole continuare a perdere". Il cammino del partito e' legato a doppio filo a quello del governo, con la maggioranza negli ultimi giorni piuttosto in subbuglio sui temi della giustizia. Dopo il nuovo affondo del Pdl sulle intercettazioni ieri, bloccato oggi da Letta con un lapidario "non sono nel programma del governo", oggi a scatenare le polemiche e' stato Luigi Zanda.
"Secondo la legge italiana Silvio Berlusconi, in quanto concessionario, non e' eleggibile", ha detto il capogruppo del Pd in Senato in un'intervista ad Avvenire. Di fronte al fuoco di fila dei parlamentari del Pdl, Zanda ha tenuto a chiarire che la sua e' una "posizione personale" e che "nulla ha a che vedere con la tenuta del governo". Eppure le parole di Zanda sono state lette come un messaggio al Pdl. Se i soci di governo schierano i cannoni, il Pd ha la sua contraerea. L'uscita pero' non e' piaciuta all'ala piu' governativa del partito democratico, che ha considerato inopportuno aggiungere altri pesi a un'impalcatura gia' traballante. "Una schermaglia al giorno leva il governo di torno", ha ammonito Beppe Fioroni.