Renzi, il trasformista tra Fi e Pd Di Adriana Santacroce
Non ripeterò anch'io che Renzi ha fatto un capolavoro ricompattando il Pd, mettendo Berlusconi all'angolo e spaccando il Centrodestra. È stato formidabile. Ma è ora di pensare al dopo. Non credo al Berlusconi vittima, fregata da Renzi come se fosse un pivellino. No. Berlusconi avrà avuto altre rassicurazioni. Sulle sue aziende, forse, o su qualche salvacondotto per l'agibilità politica. In Borsa le sue azioni continuano a salire e ieri, guarda caso, la Boschi ha riaperto la strada al decreto fiscale che comprendeva il cosiddetto 'Salva-Sivlio'. Il patto del Nazareno è vivo e vegeto, anche se con forme diverse. Certo è che il partito, il suo partito, ne è uscito a pezzi. Sbeffeggiata da Renzi che gli ha fatto dire sì a un Italicum che premia solo il Pd, Forza Italia è stato confinata a decidere su un presidente della Repubblica, che seppur imparziale ed autorevole, veniva scelto solo da una parte. Berlusconi non è riuscito a compattare i suoi che, nel segreto dell'urna, han fatto quel che volevano. Il partito è allo sbando.
E anche se l'ex Cavaliere non volesse mollare Renzi per le riforme (per tornaconto personale o convinzione politica) sarà difficile che tenga il partito, o quel che ne resta, tutto dalla sua parte. Per questo la vera resa dei conti sarà la Legge elettorale. Renzi dovrà decidere se accontentare le richieste della sua minoranza o di Forza Italia. Il partito unito per il Quirinale è stato un ottimo risultato. Ma non è finita qui. Una tregua non è la pace. Come uno scontro (con Forza Italia) non è una rottura. L'obbiettivo del Premier è sempre lo stesso. Arrivare a una formazione neo-centrista (il partito della Nazione come lo chiama qualcuno) assorbendo pezzi del Centro e lasciando fuori gli estremi. Via Salvini e Fitto, per intenderci. Dentro, o nei paraggi, tutti gli altri. E l'operazione Mattarella ha stroncato sul nascere una formazione unitaria a destra. Spaccato sul nome del nuovo capo dello Stato il Centrodestra nasce già zoppo mentre a sinistra l'area culturale e politica è stata ricompattata. Ora, però, al momento di tornare alle riforme, Renzi dovrà decidere da che parte stare. Se tornare a privilegiare Berlusconi o puntare all'unità del PD. Le istanze delle due parti sono diverse, a tratti inconciliabili. Se riuscisse a farle convergere sarebbe strategicamente perfetto. E quell'operazione, nata con Depretis, si chiamerebbe trasformismo. Ma, forse, i grossi cambiamenti si possono fare solo così.
@AdriSantacroce