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Politica
Riforme: M5S, Lega e Sel via dall’Aula. Renzi: vogliono bloccarci
La buvette della Camera alza i prezzi: su caffè e dolci
 

Le forze dell'opposizione pronte a lasciare l'aula, la maggioranza determinata ad andare avanti ad oltranza. Sulla riforma del Senato è ancora scontro a Montecitorio. "Piuttosto che non farle, le votiamo da soli", dice il capogruppo del Pd alla Camera, Roberto Speranza, a pochi minuti dall'assemblea del Partito democratico nella quale interviene anche Matteo Renzi.

E proprio ai suoi (riuniti anche dopo le insistenze della minoranza dem intrisa di malumori) il premier ribadisce il concetto: "Se passa la logica per cui l'ostruzionismo blocca il diritto e dovere della maggioranza di fare le riforme è la fine. Minacciano di non votare? Problema loro". Su Twitter è il sottosegretario Ivan Scalfarotto a riportare le affermazioni del leader Pd: "Non ho subìto ricatto Cav - scrive -, non mi farò ricattare da Grillo".
 
Parole che stoppano sul nascere le richieste di una fetta del partito. Soltanto poco prima, infatti, era stato il dissidente dem Alfredo D'Attore ad anticipare la linea della minoranza: le riforme non si possono fare a colpi di maggioranza - aveva detto -, apriamo al M5s.

Le opposizioni parlamentari, intanto, decidono di rivolgersi pure al capo dello Stato e cercano di aprire un canale di dialogo con il Colle. L'iniziativa la prende Brunetta che contatta il segretario generale del Quirinale, Donato Marra, per sondare la disponibilità di Mattarella a ricevere una delegazione di deputati. Il presidente della Repubblica starebbe valutando se eventualmente accordare l'incontro nei prossimi giorni.

Polemiche, mosse e richieste che arrivano dopo il caos che ha tenuto banco a Montecitorio: prima l'accordo sfiorato tra M5s e Pd, poi la bagarre in aula e infine la 'rissa a sinistra', con scazzottata tra deputati di Sel e di Pd.

Questa notte il premier è piombato a Montecitorio proprio per dare un segnale contro l'ostruzionismo. Ha scherzato e discusso con esponenti di varie forze politiche, tra cui Arturo Scotto (Sel) e Giancarlo Giorgetti (Lega). Poi il segretario del Pd si è avvicinato ai banchi di Forza Italia per spiegare i motivi per cui occorre andare avanti. Sono otto mesi - avrebbe detto, secondo quanto è stato riferito da più fonti - che le riforme sono bloccate alla Camera. Se questa Camera non riesce a votare le riforme prendo atto che la legislatura è finita e si va a votare con il Consultellum, a me va benissimo.

Stesso ragionamento fatto anche ad altri esponenti del Nuovo centrodestra. Alcuni deputati fittiani, tra cui Pina Castiello, riferiscono la tesi illustrata dal premier: il Pd - è stato il ragionamento del premier - ha fatto un accordo con Forza Italia sulle riforme, non sul Quirinale, facendo saltare l'intesa state portando Silvio Berlusconi nel baratro. Se andiamo al voto faccio chiarezza, dico al Paese quello che sta succedendo e noi stravinciamo.

Fonti parlamentari del Pd sottolineano come si sia trattato di ragionamenti non minacciosi. In ogni caso il muro contro muro sul pacchetto costituzionale dura da più giorni. Ma è questa notte che si sono registrati forti momenti di tensione. Dopo un 'parapiglia' che ha coinvolto deputati del Pd e di Sel (Gianni Melilla di Sel ferito ad una mano è andato anche nell'infermeria di Montecitorio; un'altra deputata di Sel, Donatella Duranti, dolorante ad una spalla, ha ricevuto un calcio durante la rissa) è stata sospesa più volte la seduta. Alla fine il bilancio è di 13 espulsi: si tratta di Carla Ruocco, Alfonso Bonafede, Alessandro Di Battista, Davide Tripiedi, Diego De Lorenzis, Emanuele Scagliusi, Giuseppe Brescia, Stefano Vignaroli, Arianna Spessotto, Gianluca Vacca, Mirella Liuzzi. "Siamo noi i custodi della Costituzione", attacca Beppe Grillo.

Le tensioni, tuttavia, regnano anche in casa forzista: Berlusconi e Raffaele Fitto sono da tempo ai ferri corti sulla gestione della linea politica e del partito. Stamani il capo dei frondisti ha tentato di stanare il 'cerchio magico' fedele all'ex Cav: "Noi - ha dichiarato - diciamo con chiarezza che votiamo contro. Resta una domanda senza risposta: come voterà Forza Italia sulle riforme?".

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