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Politica
M5S: “Rinvii fiscali? Puntiamo alla cancellazione nel 2021”

Dopo il via libera allo scostamento di bilancio, incassato ieri in Parlamento, adesso i riflettori sono puntati sul decreto Ristori quater e, quindi, sui rinvii fiscali e contributivi per coloro che hanno registrato una perdita di fatturato del 33 per cento. Ma il perimetro per la sospensione della tassazione è ancora in via di definizione. Mentre il tempo corre e pure le scadenze non aspettano. Il decreto dovrebbe approdare nel prossimo Cdm, tuttavia il rischio caos per i contribuenti è dietro l’angolo. A rassicurare sul fatto che manca davvero un ultimo miglio all’intesa è il deputato Giovanni Currò, capogruppo del Movimento cinque stelle in commissione Finanze, reduce anche lui dalla riunione sul decreto che si è svolta ieri con il ministro dell’Economa Roberto Gualtieri. Intervistato da Affaritaliani.it, infatti, Currò ha detto che “l’accordo è definito all’80-90 per cento”.

Currò, ieri c’è stato il via libera quasi unanime al nuovo scostamento di bilancio per 8 miliardi. Che segnale è, anche in vista delle ultime limature al dl Ristori quater?
E’ stato un passaggio importante perché dà un segnale di vicinanza e consapevolezza rispetto al momento difficile che, con questa seconda ondata, il Paese sta vivendo sul fronte economico. E’ un segnale netto per i cittadini che hanno avuto un calo di fatturato nel 2020.

Un calo di fatturato nell’ordine del 33 per cento. Che, poi, è il cuore del decreto in lavorazione. E’ così?
La misura principale punta a uno spostamento dei versamenti che, però, noi ci auguriamo vengano totalmente abbonati nel corso del 2021. Quindi, ciò a cui puntiamo non è solo uno slittamento, ma una vera e propria cancellazione. Poi c’è tutta la parte di ristori da integrare per quanto riguarda quei i codici Ateco che sono rimasti indietro. L’obiettivo finale è, comunque, quello di non fermarsi alla logica dei codici, occorre una logica di sistema per evitare il rischio che, basandosi solo un elenco di codificazioni, qualcuno possa rimanere fuori. Ed è proprio quello che non vogliamo accada.

Otto miliardi in tutto sono sufficienti?
Lo scostamento serve proprio per garantire questo 2020. Nel 2021, ci aspettiamo un altro scostamento perché serviranno nuove risorse.

Intanto, a che punto siamo con questo decreto, visto che le scadenze per i contribuenti sono ormai alle porte?
Sarà varato nel prossimo Cdm. Per garantire la massima velocità sarà anch’esso inserito nella norma principale che è il Ristori uno. Come è già successo con i precedenti.

Quali sono le misure certe, sulle quali c’è accordo in maggioranza?
Lo spostamento dei versamenti, lo spostamento della rottamazione ter e lo spostamento delle scadenze fiscali di dicembre. Restano aperte ancora alcune questioni.

Quali?
Le nostre richieste di ristorare professionisti e lavoratori autonomi, tralasciati nel corso di questo anno. Noi chiediamo, infatti, che ci sia un ristoro di fine anno anche per loro. Le Partite Iva stanno garantendo l’intero sistema, hanno assicurato la funzionalità dei servizi.

I tempi restano stretti. Non si rischia di replicare quanto accaduto già a marzo scorso con la prima sospensione fiscale?
Il rischio c’è, inutile girarci intorno. Anche perché in primis i commercialisti sono chiamati ad un aggiornamento continuo in una situazione difficile pure per loro, con studi al collasso tra quarantene e dipendenti positivi. Ecco la ragione per cui non apprezziamo che nel Ristori quater si contempli un rinvio di soli dieci giorni per le dichiarazioni dei redditi (lo slittamento previsto è dal 30 novembre al 10 dicembre, ndr). Significherebbe guadagnare infatti meno di una settimana lavorativa. E non mi risulta che si guarisca dal Covid in sette giorni. Come M5s, abbiamo chiesto a Gualtieri almeno uno slittamento di due settimane.

E cosa vi ha risposto?
Non ha risposto.

Voi puntate alla cancellazione dei versamenti. In caso contrario, però, potrebbe generarsi un ingorgo per i contribuenti e si finirebbe con lo spostare solo più avanti nel tempo il problema dei pagamenti.
Siamo ottimisti, ci sono dei conteggi che ci confortano circa la possibilità di arrivare alla cancellazione della seconda rata di acconto. Si eviterebbe, inoltre, la creazione a fine anno dei crediti per sovra-versamenti degli acconti di imposta.

E’ di 600 milioni la cifra di cui potrà disporre il Parlamento per eventuali modifiche. Il Movimento su cosa punterà?
Sull’integrazione degli Ateco tralasciati e, qualora non ci sia alcuna misura per i professionisti autonomi, su interventi mirati interamente per loro.

Il debito dell’Italia, come di altri Paesi piegati dall’emergenza pandemica, è destinato a lievitare. Proprio ieri il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro, in una intervista a Bloomberg, ha rilanciato la proposta, già avanzata da David Sassoli, della cancellazione del debito da Covid. Lei che ne pensa?
Noi del M5s in commissione Finanze siamo stati i primi a richiederlo. Ben prima di Sassoli. Perché riteniamo che sia una strada percorribile. Abbiamo la necessità di monetizzare questo debito. Ovviamente, servirebbe una modifica dei trattati, ma si tratta di una sfida europea importante. Con il Recovery fund è stata vinta e dobbiamo seguire lo stesso percorso sia sul Mes e sia sulla cancellazione del debito.

Il Mes, appunto. Perché dite no anche alla riforma del trattato?
Noi diciamo no in modo netto all’accesso dell’Italia al Mes. Sulla riforma abbiamo indicato una serie di forti criticità già tempo addietro: è una riforma concepita ante-Covid. Valuteremo, ovviamente, sia l’audizione parlamentare di Gualtieri che le comunicazioni di Conte in vista del prossimo Consiglio europeo.

Nessuno spiraglio, insomma, rispetto all’informativa di Gualtieri?
Ne discuteremo in Parlamento con le altre forze di maggioranza, ciò che conta è capire come sta avanzando la riforma e, quindi, saranno importanti i prossimi passaggi parlamentari.

Passiamo al tema banche. È giusto mettere ancora soldi in Mps per darla in pasto a UniCredit?
Noi su Mps abbiamo da sempre una linea chiara: lo Stato deve mettere dei soldi per risanare un ente che ha in sé una innumerevole quantità di dipendenti. Abbiamo la necessità di risanarlo e, poi, di vendere la quota in maggioranza. Anzi, il Movimento sarebbe dell’idea di chiedere addirittura una proroga all’Europa per la vendita delle stesse quote. Siamo convinti, infatti, che con il rinvio potremmo recuperare tutte quelle risorse che lo Stato italiano ha messo negli anni. Anche in Spagna è stato fatto così per una banca e l’ok dell’Ue è arrivato. Dunque, si potrebbe fare lo stesso col Monte dei Paschi. E’ evidente, tuttavia, che dobbiamo confrontarci con le altre forze politiche, a maggior ragione con il Mef, guidato da una persona che è espressione di un partito con una sensibilità diversa su Mps.

Capitolo archiviato, invece, quello del conflitto d’interessi di Pier Carlo Padoan?
Non è conflitto d’interessi perché non è normato. Noi abbiamo sempre sostenuto la necessità di affrontare la questione delle porte girevoli. Per quanto riguarda questo caso specifico, rimane una ragione di inopportunità politica per una persona che si è occupata anche di salvataggi bancari. Ma a questo punto non possiamo fare altro che auspicare una norma, appunto, sulle porte girevoli da fare a stretto giro con la maggioranza.

Sempre in tema di conflitto d’interessi, ora ne spunta uno in casa M5s. Una consulenza da 2,4 milioni pagata alla Casaleggio Associati dal colosso del tabacco Philip Morris. Come la mettiamo?
Io in prima persona ho depositato un emendamento per aumentare le imposte sul tabacco riscaldato subito dopo l’inchiesta di Report di maggio scorso. Ho anche ricostruito il deposito dell’emendamento incriminato che non è riconducibile al M5s, bensì alla Lega. Ma questo non ci esclude dalle responsabilità. Ecco perché auspico che in Legge di Bilancio, dal momento che una modifica in tal senso è già depositata, ci sia un accordo nella maggioranza per addivenire alla tassazione definitiva sul tabacco riscaldato. Il Movimento cinque stelle, comunque, non è legato a nessun gruppo d’interesse. Sarà Casaleggio a fare chiarezza su versamenti e prestazioni svolte. Ma, sia chiaro, è una partita che non riguarda assolutamente il M5s.

 

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