La risata di Bersani
Devo a Pierluigi Bersani la risata più gustosa della mia vita da giornalista-tv. Ci andiamo con una telecamera sola e a fine intervista facciamo i controcampi: "E' per il montaggio, le coperture... attenda, facciamo un mio primo piano d'ascolto - dico io - con lei che parla ripreso di scorcio. Ecco, ora io faccio una faccia intelligente e..." … "Ci mette molto? - mi fa lui - Perchè se aspetto la sua faccia intelligente io qua così mi perdo l'aereo per Roma...". E giù a ridere come scemi. Io gli avevo messo la battuta sul dischetto del rigore e lui l'aveva tirata, con quel gusto di farla che esalta il suono e il profumo della calata emiliana. E' un profumo che conosco bene e che amo, perchè mi ricorda mio padre.
Sì, lo so, è un piccolo aneddoto senza importanza alcuna. Ma quando mi è arrivata la notizia di Bersani, del malore, stavo ragionando su Matteo Renzi: sulla mezza battuta "Fassina chi...?" che riporta il PD e il Governo dentro a un piccolo-grande gorgo. Dentro a un'altra tempesta in un bicchiere d'acqua. E' quest'acqua qua?
L'uomo che ama parlare del suo partito come "La ditta", l'uomo della pompa di benzina di Bettola, un po' patetica e un po' retrò, è stato un Segretario simpatico, caldo, umano. Per nulla calcolatore. Sconfitto. In errore. Ma un albero di grande tronco, di radici profonde, e di rami lunghi. Chi è Renzi?
Leggo i suoi libri e mi ci ritrovo. Guardo l'immagine sul retro e ce lo ritrovo in posa, finto, furbo. Nella sua bianca camicia sgiaccata, come uno Zuckeberg in felpa e cappuccio, trasmette e diffonde la qualità caratteriale più ricercata sui profili facebook: confidence, be confident, I'm confident. E' la sicurezza di sé. Voluta, interpretata, recitata, e falsa nel 90% dei casi. E' l'autoaffermazione di sé: come blogger, come scrittore, come stilista, come rapper, come giornalista, come amico, come ninfomaniaca esibizionista, come padrone o schiavo disposto a tutto, come leader, come guida ed esempio per gli altri. Yes, I'm confident. Ci sto bene, mi ci realizzo. Se li guardi negli occhi non ci vuole il dottor Freud per capire senza fallo che in una generazione senza pantheon, senza padri, senza partiti, senza famiglia, senza scuola, senza destra né sinistra, senza una legge morale in sé e senza un cielo stellato fuori di sé, senza la Rivoluzione , senza piombo, senza l'urlo, senza Cristo, senza Nietsche, senza il Vuoto, senza nemmeno i Sex Pistols, i Clash, i Television, i Joy Division, i Talkin' Heads... (Oh, dico, senza nemmeno i Police e Bob Marley and the Wailers!!!!) ...non ci vuole il dottor Freud e nemmeno il doctor Frankenstein per capire che è del tutto impossibile, per i nati negli anni 80 o giù di lì, raggiungere l'autocoscienza di sè. E come fai, con Jovanotti? Sono orizzonti umani troppo piccoli, e a parte qualche rara perla, c'è veramente pieno di signorini Pirla.
In moltissimi trenta/quarantenni di successo la sicurezza di sé è solo auto-difesa. Pretesa stima, e stima pretesa. Autodifesa del poco che si ha. Autodifesa di quel poco che si è. Molto spesso si riduce a uno stile, una movenza, un atteggiamento. E' fragile. Anche e soprattutto nel pensiero, nel pensare politico soprattutto. Per questo la persona "confident" quando è vincente diventa aggressiva. Perchè non è sicura se non si difende, se non attacca. Sono reattivi/e come vipere, sono istrici. Sono arrivisti per forza. Se si fermano piangono fiumi di nulla. Che tragedia.
Fassina sta giocando con la pelle del Governo (vice Ministro dell' Economia) dei piccoli giochi di potere, di corrente. Ma Bersani non avrebbe mai detto "Chi?", "Fassina chi?" con quella leggerezza di Renzi. Quel "Chi" me ne ha ricordato un'altro, famoso. Rimini, 3 febbraio 1991 XX Congresso del Partito Comunista Italiano, l'ultimo congresso. "Ma chi è Craxi?" domandò il baffetto assassino di Occhetto dopo una pausa studiata, importante. L'applauso che seguì offese, a morte, non soltanto l'uomo Craxi ma un destino politico, una prospettiva che in quell'istante milioni di socialisti e comunisti ancora abitavano insieme. Era un equilibrio politicamente instabile da tempo.Quella battuta lo uccise. Quella battuta, voluta, pesata, gestita (quella sì!) cambiò la storia.
Craxi, Occhetto, Bersani nel loro essere uomini politici hanno fatto molti errori. Molti, ed alcuni molto gravi. Ma nel loro essere uomini politici sono sempre stati Uomini. Nel senso più pieno del termine. Con chi abbiamo a che fare, adesso?
Stefano Golfari