Detto e fatto. La risoluzione annunciata dalla senatrice Emma Bonino di +Europa per aprire le porte al Mes è pronta. E sarà presentata sia al Senato che alla Camera dove mercoledì sono attese le comunicazioni del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, in vista del Consiglio europeo del 17 e 18 luglio.
Se approdasse in Aula al Senato, tra l’altro, con i numeri risicati di cui la maggioranza gode a palazzo Madama, sarebbe una bella grana per il governo. Palazzo Chigi, con la regia del premier Giuseppe Conte, ha infatti fatto di tutto per sminare il campo da votazioni pericolose, grazie allo strumento delle informative. Almeno fino a questo momento. L’obiettivo arduo da perseguire è sempre stato quello di poter rimandare il capitolo Mes a Recovery fund incassato.
Ci ha pensato +Europa a scombinare i piani e a versare nuovo sale sulle ferite perché se questa risoluzione, come dovrebbe, fosse messa ai voti, potrebbe rivelarsi un passaggio stretto per la maggioranza. Già domani il documento del partito guidato da Benedetto Della Vedova sarà presentato ufficialmente alla stampa.
A quanto apprende Affaritaliani.it, il testo è, come è normale che sia, scritto in maniera tale da mettere in difficoltà chi si è sempre detto pro Mes. Uno degli aspetti su cui la risoluzione punta, per esempio, sono le spese necessarie che, in vista della riapertura delle scuole, il governo dovrà affrontare. Dai termo scanner al nuovo personale da assumere: ecco due esempi di spese indirette legate alla sanità contenuti nel documento.
Fonti di +Europa che hanno lavorato al testo, contattate da Affaritaliani.it, alla domanda se il documento avesse già raccolto adesioni, si limitano a osservare che “non c’è nessuna ‘chiamata alle armi’. Sulla carta è infatti risaputo che partiti come Pd e Forza Italia sono da sempre favorevoli alla linea del ‘Mes subito’”. Da +Europa trapela solo che questa risoluzione, casomai, “sarà una cartina al tornasole. Un test per verificare il tasso di populismo nel governo”.
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