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Politica
Sassoli, da uomo per il Campidoglio a corpo estraneo nel Pd

Dopo il “gran rifiuto” della candidatura a sindaco di Roma, David Sassoli non ne sta imbroccando una. Almeno stando alla temperatura tra i democratici che si registra nei palazzi della politica. Con le sue ultime uscite “para-grilline” - sul Mes e sulla cancellazione dei debiti accumulati dai governi per fronteggiare il Covid -, poi, ancora più nubi i sono addensate sulla sua testa se lo stop è dovuto arrivare forte e chiaro dallo stesso segretario del suo partito. Nicola Zingaretti, in un colloquio con Repubblica, senza citare espressamente il presidente del Parlamento europeo, lo ha infatti messo in riga: “Non è il tempo di proposte rispettabili ma estemporanee sulla cancellazione del debito. Io ascolto le opinioni di tutti, ma se ricominciamo a chi la spara più grossa, la vedo dura". Tuttavia, la sveglia suonata da Zingaretti è solo la punta dell’iceberg, il segnale che la misura è colma. E, in effetti, è proprio questa l’aria che tira intorno a Sassoli, come Affaritaliani.it ha potuto constatare incrociando diverse fonti Pd. “Ma cosa si è messo in testa”, “Dove vuole andare a parare”: in casa dem ci si interroga su questo. E c’è anche chi avanza delle ipotesi: “La scadenza del suo incarico non è proprio alle porte, ma neanche lontanissima. Sassoli sta cercando di aprirsi un varco nel panorama nazionale”. O chi azzarda direttamente: “Due sono le opzioni che secondo me lo stanno solleticando: Quirinale e, in tal caso ‘auguri’, e Campidoglio. Una strada impervia sì, ma più alla portata. Ed è probabile che Sassoli la stia riconsiderando”. Potrebbe insomma aver cambiato idea? “Quando il partito gli fece questa proposta sembrava una candidatura a perdere, ma ora la partita è aperta. Da qui al voto possono succedere tante cose e gli stessi candidati in campo, la Raggi e Calenda, non è neppure detto che restino così saldi in sella”.

Al Nazareno, però, ci si chiede pure per quale motivo cercare una sponda nel M5s - perché questa è l’interpretazione prevalente rispetto alle ultime posizioni di Sassoli in Ue - dopo aver eretto un muro all’interno del suo stesso partito. A sbrogliare la matassa ci pensa una autorevole fonte dem che ad Affaritaliani dice: “La verità? E’ che queste uscite di Sassoli sono solo la prova della sua solitudine. Si è accorto in ritardo di aver commesso un errore nel dire no al suo partito e ora prova a sparigliare le carte. Peccato che tali tentativi dimostrino però soltanto la sua debolezza di oggi”.

Neanche a ipotizzare che sia mal consigliato: “E da chi, visto che si è reso 'antipatico' agli occhi di tutti nel partito?”. C’è chi si lascia andare addirittura ad un’analisi sociologica per sottolineare che “un partito è una comunità e come in tutte le comunità i rapporti personali contano eccome. Quel rifiuto di correre per il Campidoglio è stato uno spartiacque importante. Sassoli ha insomma tradito il senso di comunità”. I vertici del Pd, senza distinzioni, spiffera un insider, “ci sono rimasti male. Di qui il gelo generale intorno a lui”. Non si va fuori strada sostenendo che il suo stesso capocorrente e cioè il ministro Dario Franceschini non abbia gradito. “E come dargli torto - continua l’insider -. Anche perché il primo no è arrivato dritto in faccia proprio a Franceschini”.

Il cerchio, dunque, si chiude intorno a un presidente del Parlamento europeo che sa di essere in scadenza (sarà in carica fino a gennaio del 2022, ndr), che comincia a rendersi conto di aver toppato quando gli fu offerta su un piatto d’argento una candidatura importante, pur non avendo Sassoli mai ricoperto incarichi da amministratore. Ma soprattutto che sa di aver generato un profondo risentimento - se non addirittura “astio”, per usare le parole di una fonte dem qualificata. Ecco perché, tirando le somme, “Sassoli reagisce sbracciandosi in mare aperto. Lo fa per rimanere a galla. Ma la sensazione è che le nubi si stiano ormai addensando sulla sua testa”. Certo, il 3 luglio di due anni fa, quando quei 345 voti al secondo scrutinio lo incoronarono presidente del Parlamento Ue, è ormai lontano. E poi, si sa, come insegna Ovidio, “Finché sarai fortunato, conterai molti amici, se ci saranno nubi, sarai solo”. E Sassoli non sembra più tanto baciato dal sole.

 

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