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Politica
Scissione Renzi: gli effetti sulle casse Pd. Terremoto anche sulle Regioni

PD: SCISSIONE RENZI 'PESA' SU CASSE ZINGARETTI, OLTRE 2MLN IN MENO

Più di due milioni di euro. Per l'esattezza 2 milioni 110 mila euro. Tanto costerà alle casse del Pd di Nicola Zingaretti la scissione di Matteo Renzi, almeno per ora. Un vero e proprio tesoretto, considerati anche i tempi di magra per i partiti dopo il taglio al finanziamento pubblico. Ogni fuoriuscito renziano, infatti, porterà in dote all'ex premier il suo 'contributo annuale' al gruppo di appartenenza. Un deputato 'vale' 49mila euro per 12 mesi, mentre un senatore diecimila euro in più. E visto che si tratta di 25 deputati e 15 senatori pronti a dire addio ai Dem, come annunciato dallo stesso Renzi stasera a 'Porta a Porta', per arrivare alla cifra di oltre 2 milioni di euro, il conto è presto fatto. Numeri alla mano, i venticinque onorevoli, che nei prossimi giorni usciranno dal Pd, sono 'stimati' 1milione 225mila euro. Mentre 'valgono' 885mila euro i 15 senatori vicini a 'Matteo', che dovrebbero traslocare in blocco con il Psi di Riccardo Nencini, titolare del simbolo 'Insieme', che, presente alle ultime elezioni, a norma del nuovo regolamento del Senato, potrebbe fornire l'appoggio formale per la nascita di un nuovo gruppo a palazzo Madama. Alla fine, dunque, Renzi si ritroverebbe oltre due milioni di euro in tasca per organizzare il suo partito sul territorio e in Parlamento. Liquidi che fanno gola a tutti. Il 'contributo annuale' che spetta a ogni gruppo parlamentare, di solito, viene utilizzato soprattutto per le spese del personale e dei servizi (dalle bollette telefoniche alle consulenze esterne all'attività politica e di comunicazione). Ma c'è una variabile da considerare. Il 'passaggio' dei soldi dal Pd ai nuovi gruppi di Renzi non è automatico. Secondo il regolamento della Camera, ad esempio, spetterà al collegio dei questori riunirsi e verificare prima se esiste una 'variazione' di un quinto del numero dei componenti dei vari gruppi per poter procedere poi alla ripartizione del 'contributo annuale', a cominciare dalle somme portate in dote da ogni 'fuoriuscito'. 

SCISSIONE PD, SI RISCHIA UN TERREMOTO ANCHE NELLE REGIONI

Ma l'addio di Matteo Renzi al Partito Democratico avra' ripercussioni anche nelle regioni. In Sicilia nei prossimi giorni si comprenderanno meglio le conseguenze per un partito che, nel corso dell'ultimo anno, ha vissuto "sul filo del rasoio". A partire dalla contestata elezione del segretario Davide Faraone, l'annullamento voluto della direzione nazionale del partito e l'auto-sospensione dal partito dello stesso Faraone che dovrebbe a questo punto seguire Renzi nella sua nuova avventura. Tra i primi a ufficializzare l'addio c'e' l'ex sindaco di Siracusa, Giancarlo Garozzo che ha inviato una lettera al presidente dell'assemblea nazionale per spiegare i motivi della sua scelta. "Seguiro' Renzi nella sua nuova formazione politica, confermando la mia stima e amicizia nei confronti dell'ex presidente del Consiglio", afferma, "Renzi conosce la mia storia e le tante traversie che ho dovuto combattere da sindaco di Siracusa contro il vecchio establishment del Pd, sia a livello provinciale che regionale. Tra i calabresi, il primo a seguire Renzi sara' invece Ernesto Magorno, senatore e sindaco di Diamante. Gia' in polemica nei giorni scorsi per la mancanza di esponenti calabresi nel Governo scrive su Facebook: 'Oggi, come otto anni fa, senza indugi, scelgo di stare con Matteo. L'unico con una visione, l'unico con idee moderne, l'unico in grado di capire il futuro. Ci aspettano settimane intense, ma noi ci siamo'. 

Questo e' un terremoto. Il Pd e' a un passo dal baratro ma Matteo deve stare attento perche' questa SCISSIONE potrebbe rappresentare la sua pietra tombale": in Toscana, nei corridoi del Palazzo del Pegaso oggi non si parla d'altro, e tra gli esponenti dem - a otto mesi dalle elezioni regionali - ci si chiede "chi sta con chi?". "Questa divisione rendera' noi piu' deboli e i sovranisti piu' forti", commenta il consigliere Antonio Mazzeo membro dell'ufficio di presidenza. Ma quello che e' certo, per ora, e' che la maggior parte dei senatori e dei deputati renziani eletti in Toscana non seguira' l'ex segretario nella sua nuova avventura. 

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