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Politica
Voto, scissioni atomiche a sinistra. Partitini per coltivare l'orticello
Enrico Letta  Carlo Calenda Nicola Fratoianni e Matteo renzi 

 

Il caso di Trotsky e le scissioni a sinistra

 

Come noto, il grande problema storico della sinistra è sempre stato quello del patellare riflesso alla scissione che l’ha caratterizzata fin dagli esordi.

Vizio d’origine dovuto alla verve polemica e alla scarsissima capacità di mediazione dei protagonisti, spesso velenosissimi e iracondi nei loro dibattiti interni, sempre che non passassero alle vie di fatto come la piccozzata che prese Trotsky come gentile dono di Stalin e lo spedì all’altro mondo.

Basti pensare che il Partito comunista italiano nacque dalla famosa scissione dal partito socialista a Livorno nel gennaio 1921.

Poi è stata tutta una storia di scissioni a catena che ne hanno fatto una sorta di marchio di fabbrica. Comunisti contro anarchici (vedi Bakunin), socialisti contro comunisti (vedi Craxi contro Berlinguer), social - democratici contro socialisti (vedi Saragat contro Nenni) e chi più ne ha più ne metta.

Ogni leaderino di sinistra si sente autorizzato da allora a farsi un partitino che serve solo a coltivare il suo piccolo orticello che produce pomodori e qualche seggio, quasi sempre unicamente per il segretario / presidente, e, come direbbe Giulio Andreotti, per i suoi cari.

Naturalmente queste micro entità, questi fumosi fantasmi, questi ectoplasmi politici attirano sempre qualche disperato che nell’illusione di ottenere poi qualcosa perde tempo e denaro dietro le bizze da prima donna del micro leader.

Ad ogni nuova elezione, pur fosse quella condominiale, la solfa si ripete snervando elettori e anche i sostenitori che invece auspicherebbero una aggregazione forte al contrario di questi piccoli satelliti su orbite impazzite.

Un primo passo in questa direzione è stato –ad onor del vero- fatto da Angelo Bonelli leader di Europa verde e Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana che hanno raggiunto un punto di sintesi politica che potrebbe avere qualche speranza di impensierire il Pd.

Ma il problema è tutta la costellazione di partitini che galleggia nell’area: Azione +Europa di Calenda – Bonino, Italia viva di Renzi, un Partito comunista di Rizzo, Unione popolare (che mette insieme Potere al Popolo e Rifondazione comunista), Articolo 1 di Roberto Speranza, il “segretario del Covid”, che ha avuto una inattesa popolarità proprio dalla pandemia che gli ha regalato enorme visibilità mediatica.

Adesso pare che Massimo D’Alema e Pierluigi Bersani abbiano lasciato Articolo 1 per rientrare nel Pd, anche se al congresso di aprile c’erano ancora.

Poi c’è pure Liberi ed uguali, ancora con Speranza come leaderino, che è composto da Articolo 1, da Sinistra italiana e Possibile e che ha sostenuto il governo Draghi senza però Sinistra italiana, così tanto per complicare ancor di più la faccenda.

Come si vede, per capirci qualcosa servono strumenti logico relazionali avanzati e munirsi di santa pazienza tra sigle e siglette e gente in continua entrata / uscita che modifica giornalmente gli organigrammi, bruciando pure Wikipedia.

Si tratta di un anello di pianetini del centro – sinistra che per sovrapprezzo hanno pure il fatto che non sono compatibili tra loro.

Se infatti Renzi e Calenda, che sono come i galli dei Promessi Sposi che si beccano tra loro, qualche punto di incontro potrebbero anche avercelo è difficile vedere il Partito comunista di Rizzo insieme a quello liberale della Bonino.

Si tratta di veri e propri antipodi culturali ancor prima che politici.

Anzi ora è nata pure “Ancora Italia” che ha già celebrato il suo congresso fondativo a Napoli ed è formata da Marco Rizzo, comunista, Francesca Donato l’ex leghista no vax e l’ex Pm Antonio Ingroia giustizialista.

Cosa ci azzeccano questi tre personaggi insieme è un vero mistero e l’equazione che fa l’elettore medio è quella del solito opportunismo politico, senza contare che Ingroia nell’ultimo decennio non ha certo portato bene alle formazioni che ha creato o a cui si è aggregato facendole letteralmente scomparire nel nulla, vedi il caso storico di Italia dei Valori.

Manca quindi un progetto unitario, un programma condiviso, una offerta solida che potrebbe mettere in difficoltà la casa madre, quel Partito democratico nato da un ircocervo contro natura e cioè comunisti e democristiani e che ancora condiziona -a tanti anni dal  progetto del cosiddetto compromesso storico- la vita politica del Paese.

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