Soldi ai partiti, stop alla Camera. La legge torna in commissione
Il disegno di legge sul taglio del finanziamento pubblico ai partiti torna in commissione Affari costituzionali. Lo ha deciso l'aula della Camera con 184 voti di differenza, approvando la proposta avanzata dal presidente della stessa commissione, Francesco Paolo Sisto: "Il rinvio - ha detto l'esponente del Pdl - è stato condiviso da una larga maggioranza in Comitato dei nove tranne che da M5s e Lega". L'emiciclo ha poi confermato la decisione. Il via libera alla retromarcia, deciso per esaminare alcuni emendamenti presentati, è stato votato da Pdl, Pd, Scelta Civica e Sel. Movimento 5 Stelle e Lega Nord si sono schierati contro. Il nuovo calendario dei lavori sarà stabilito dalla prossima conferenza dei capigruppo, in programma nel pomeriggio.
"La maggioranza delle larghissime intese Pd-Pdl-Sel e Scelta civica rinvia ancora una volta il ddl sul finanziamento pubblico ai partiti - ha scritto su Facebook Riccardo Fraccaro, deputato del M5s - la casta vuole tenersi stretto il malloppo o il governo cade. Il MoVimento 5 Stelle darà battaglia". Anche l'ex capogruppo Roberta Lombardi scrive: "In aula i partiti stanno ancora una volta rinviando l'esame del disegno di legge sulla (finta) abolizione del finanziamento pubblico, giù le mani dal malloppo". Per il capogruppo pentastellato alla Camera, Riccardo Nuti, "i partiti stanno per proporre l'ennesimo rinvio dell'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti e questo a dimostrazione del fatto che il Parlamento è ostaggio di questi clan, il regolamento della Camera lo violano e lo rispettano a loro convenienza".
Il rinvio chiesto dalla maggioranza, secondo Ettore Rosato del Pd, consentirà invece "alla commissione di lavorare proficuamente nel merito". D'accordo anche Sergio Boccadutri di Sel, secondo cui la marcia indietro serve a "valutare meglio gli emendamenti presentati". C'è insomma ancora da aspettare e il percorso si allunga: sul tavolo della commissione ci sono infatti da approfondire alcuni emendamenti tra cui quello di Sel sul divieto di concorrere al finanziamento pubblico di partiti e movimenti politici per i condannati in via definitiva per corruzione, concussione o evasione fiscale e quello del Pdl di depenalizzare il finanziamento illecito. Motivazioni che non hanno convinto neanche la Lega: "Negli ultimi mesi c'è sempre un motivo per rinviare la discussione e per cominciare le votazioni - ha detto in aula il vicepresidente dei deputati del Carroccio, Matteo Bragantini - se veramente la maggioranza intende portare avanti questa riforma ci auguriamo che il provvedimento sia al primo punto della settimana prossima. Altrimenti vuol dire prendere in giro i cittadini".
Chiara la posizione dell'esecutivo: "Il governo ha un suo testo approvato all'unanimità dal Consiglio dei ministri - ha detto il ministro per le Riforme Gaetano Quagliarello - o i gruppi di maggioranza concordano tra di loro emendamenti condivisi o il governo si augura che il suo testo resti immodificato".