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Politica
Tarro: governo colpevole Incompetenza e gestione dei media hanno creato panico

Lei imputa al governo una cattiva gestione fatta di contraddizioni, di cattive prassi e di paure indotte tramite i media. Ritiene nel suo nuovo libro Covid, il virus della paura, che debba essere aperta un'inchiesta per capire se ci sono responsabilità da parte governativa...

"Sì, ci vuole assolutamente una commissione d'inchiesta parlamentare".

 

Perché parla di responsabilità governative anche tecniche? 

"Il governo e la Protezione civile hanno sostenuto che i deceduti erano morti tutti per il virus. Non è corretto. Le cartelle sanitarie ci mostrano che non è così. Invece che ‘di Coronavirus’ la maggioranza di quelle persone sono morte ‘con il Coronavirus’. Ma con queste comunicazioni il governo ha creato parecchio panico fra la gente ed uno stress continuo che ha procurato ulteriori danni".

 

Per l’afflusso negli ospedali, dove le persone si sono ulteriormente contagiate? 

"Mi ricollego alla questione del terrore che è stato seminato. Con questa dinamica di spavento si è creato un circolo vizioso psicologico, abbastanza comprensibile, con le persone che si recavano negli ospedali".

 

Ma c'è a monte anche un problema di strutture sanitarie? Mi spiego. L'eccessiva ospedalizzazione di alcune regioni, il fatto che tutti si rivolgano ad un ospedale e non più al medico condotto, di base, come avveniva trent'anni fa, non crea un problema strutturale nella gestione di un’epidemia?

"Si e in più a livello sanitario è stato tutto sbagliato fin dall'inizio. Ricordiamoci che la politica ha tagliato per anni i posti letto. Poi con il virus è subentrata questa situazione particolare in cui i medici non potevano seguire i pazienti semplicemente se non per telefono. Gli anziani che avevano già la malattia non potevano essere visitati. Per questo si recavano negli ospedali. Ci sono anche casi di molti che sono stati rilasciati non completamente guariti e rimandati nelle loro case di cura hanno seminato lì il virus che ancora avevano. Una gestione talmente assurda che è inconcepibile solamente sul piano logico del buon senso".

 

Come si spiega?

"Perché c'è gente a livello apicale che non è in grado di governare. In alcuni casi non ha neanche una licenza superiore. Poi possiamo vedere tutta una serie di azioni consequenziali che non hanno nessun senso, con consulenti che sapevano ancora meno. È una cosa così lampante che non c'è nemmeno da approfondire".

 

Parla della mancanza di competenze in chi governa?

"E’ un problema assolutamente esagerato. Parlarne è come sparare sulla Croce Rossa".

 

Tre mesi fa lei ci disse che c'era una buona possibilità che come ogni altro Coronavirus sarebbe sparito tra maggio e giugno, altrimenti nel nostro sud Italia, vista la mancanza di strutture, ci sarebbe stata una  strage. È stato sepolto di critiche di ogni tipo, veniva descritto come un mago fattucchiere senza titoli che sosteneva che il sole ne avrebbe ridotto il potenziale virale. Hanno ridicolizzato le sue parole ‘in sole, pizza e mandolino’, ma ci ha preso. Che dice ora?

"(ride) Lo so e qualcuno lo ammette. C'è stato un bel lavoro oggi fatto dalla Università di Oxford che ha scritto proprio questo: i raggi ultravioletti del sole sono in grado di distruggere in ben 6 o 7 minuti il Coronavirus Covid 19. È uscito a fine maggio".

 

L'evoluzione dell'attuale Coronavirus sembra simile a quello della Sars. È così?

"Ho dei ricercatori, miei amici a Singapore, che hanno fatto una ricerca importante su chi 17 anni fa era stato colpito dalla Sars. Queste persone risulterebbero immuni dal Coronavirus Covid 19. Il dato è ancora limitato ma sembra che ad agire non siano i famosi anticorpi, quelli della sieroterapia. Qui ci troviamo di  fronte a un'immunità cellulare. Ci sono le cellule T, componenti del sistema immunitario che aiutano a eliminare i virus e a stimolare la produzione di anticorpi da parte di alcune cellule. E si è anche notato che nel 50% di chi ha avuto un contatto con altri Coronavirus si hanno queste cellule T che agiscono contro il Covid 19'".

 

Questi attacchi violenti nei suoi confronti come li ha presi ?

"Sono riuscito a non dar loro molta importanza. Ho cinquant'anni di professione. E sono entrato al Cotugno da primario nel 1973, sono uscito alla fine del 2006. Negli ultimi due anni sono stato capo dipartimento dei servizi diagnostici. Oltre la virologia ero responsabile dell'anatomia patologica e della radiologia. E sono stato anche presidente del comitato etico del Cotugno. Anche se in Italia hanno addirittura modificato il mio profilo Wikipedia sono virologo da quando ero studente e ho avuto grandi maestri, dal professor Flaviano Magrassi ad Albert Sabin. Se vengo indicato tra i migliori curriculum in quella sorta di enciclopedia americana che si chiama Who is who, che fa la lista dei personaggi emeriti, non è colpa mia”.

 

Tornando alla terapia. In tanti sostengono che all’inizio si è sbagliata terapia parlando solo di polmonite interstiziale quando c'era anche un problema di trombosi...

"C'è una cosa importante che voglio dire a questo proposito proprio sul piano biologico, nel senso che la porta d'entrata del virus, la famosa ACE 2, il famoso recettore, è lo stesso della prima Sars. La porta di entrata del virus nel caso specifico non è presente soltanto nei recettore della lingua, della bocca e delle vie aeree inferiori ma anche dall'endotelio, il tessuto che riveste la superficie interna dei vasi sanguigni, linfatici e del cuore".

 

Che significa? Bisognava agire su due fronti?

"Si. Le strutture all'inizio si sono fatte prendere talmente tanto dalle polmoniti interstiziali che non hanno pensato a questo aspetto altrettanto importante. Ha funzionato in molti casi un antimalarico perché ha un effetto che noi esperti chiamiamo ‘eparinosimile’, cioè aiuta a fluidificare il sangue e già questo senza volerlo è un aiuto importante".

 

Sempre lei è stato tra i primi a mettere un riflettore sul plasma iperimmune come terapia efficace...

"Resta una terapia validissima, basti guardare cosa è successo al Poma di Mantova e al San Matteo di Pavia per esserne certi. Avevo scritto già a gennaio che l'Istituto Pasteur spiegava che si poteva curare il Covid come è stato fatto con la Mers, la cosiddetta Sars del Medioriente, e cioè proprio attraverso la sieroterapia, iniettando nei malati gli anticorpi dei soggetti guariti. Era già spiegato e scritto".

 

Le parole recenti di Zangrillo non l’hanno colpita...

"Se fai il primario in quel posto e non c'è la gente in terapia intensiva che devi dire? Dici quello che dice Zangrillo (ride)… che non li vedi più (ride)".

 

E’ diffuso il terrore che il virus torni a ottobre...

"Anche questo terrore non ha ragione d'essere, almeno per i dati che abbiamo in mano adesso. A parte che conosciamo tutto, cosa dobbiamo fare e come dobbiamo intervenire. Ma già a marzo, quando eravamo al picco, avevamo il dato che circa 11 milione 200.000 italiani avevano interagito con il Coronavirus. Anche l'Imperial College di Londra aveva parlato di 6 milioni di italiani toccati dal Coronavirus, e così l’Università di Oxford sosteneva che circa il 60% degli italiani avevano interagito con il Coronavirus. Bene. Avremmo dovuto comportarci come hanno fatto gli israeliani, che hanno sempre detto quale era la loro ricetta, cioè isolare gli anziani e far circolare invece il virus fra i giovani o come hanno fatto gli svedesi che hanno più o meno seguito gli israeliani. In Italia si è fatto un gran clamore sui presunti errori della Svezia. Ma in Svezia non hanno mai chiuso l’economia e i contatti tra persone e hanno avuto 4.800 morti in tutto e non 34.000 come noi. E’ un numero diverso. Dove sta il loro errore?" 

 

Lei vede comunque un’evoluzione positiva da qui ai prossimi mesi? 

"Sì assolutamente. Non capisco perché gli altri debbano dire che ci deve per forza essere un nuovo picco epidemico. Non ci sono riscontri che fanno pensare a una cosa del genere, basti guardare intanto la curva epidemica dei Paesi che sono stati colpiti"

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