Tasi, ultimatum di Monti a Letta. Il premier: "Basta con i diktat"
Ci vuol poco a creare una pioggia di scintille tra il Pd a guida Matteo Renzi ed il governo a guida Enrico Letta. Basta una frase, un concetto magari poi puntualizzato e precisato, per scatenare frasi, illazioni, speculazioni e conclusioni. Tutte volte a dimostrare quello che nei salotti e sui divanetti di Montecitorio si ripetono da giorni, e cioe' che il Partito Democratico nutre sempre piu' insofferenza nei confronti di un esecutivo nel quale stenta a riconoscersi.
Se poi si aggiunge che anche Scelta Civica scalpita, il quadro si fa piu' buio. L'avvertimento arriva tramite Stefania Giannini, segretario del partito: siamo pronti a votare contro l'aumento dell'aliquota della Tasi, anche se il governo dovesse porre al fiducia.
Non e' un caso, allora, se la mattina si apre con un renziano doc che scatena un putiferio con una battuta. "Penso sia grave quando un Ministro cosi' importante come Saccomanni dica 'sono un esecutore' o 'nessuno mi ha istruito'", confida Dario Nardella ad una trasmissione radiofonica, "Penso che il Ministero dell'Economia debba essere guidato da un politico, come regola generale perche' abbiamo visto che l'esperienza dei tecnici non ha funzionato bene".
Matteo vuole la testa del ministro piu' discusso del momento, dopo aver provocato le dimissioni del suo vice? "Renzi, per interposta persona, ha licenziato il ministro Saccomanni. E' una buona notizia. Come in 'Dieci piccoli indiani', non ne restera' nessuno", twitta a nome di tutti, e con evidente soddisfazione, la portavoce del gruppo Forza Italia alla Camera Mara Carfagna.
Che l'argomento sia quantomai delicato lo si evince dalla rapidita' con cui lo stesso Nardella si affretta a intervenire per evitare complicazioni. "Non scherziamo e cerchiamo di essere seri! Non ho mai chiesto le dimissioni del ministro Saccomanni", dichiara con fastidio, "Invito tutti quelli che hanno voglia di fare polemiche strumentali ad andare a riascoltare la registrazione della trasmissione per capire il senso delle mie parole". E' facile comunque immaginare che l'accaduto lasci una sottile, persistente scia di malumore. Questo mentre Renzi incassa un endorsement dall'estero sul pacchetto di misure sul lavoro presentate via web ieri sera. "Alcuni dei punti chiave del jobs act sono in linea con le raccomandazioni Ue", fa sapere il commissario Ue al Lavoro Lazlo Andor.
Piu' dubbioso il ministro Enrico Giovannini: "molte delle proposte presentate da Renzi in questa lista prevedono investimenti consistenti".