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Politica
Un Draghi politico, caldo e sorprendente. Ma ora aspettiamo i fatti
(fonte Lapresse)

Di Angelo Maria Perrino

Un discorso ottimo e abbondante, quello di debutto parlamentare del nuovo presidente del Consiglio Mario Draghi davanti al Senato.
Ottimo per l’ampiezza strategica e il realismo dei dati, la carica etica, la saggia furbizia tattica e accorta prudenza politica, la visione diacronica e sincronica del passato e del futuro, l’inattesa sensibilità sociale e ambientale, la conoscenza profonda e la denuncia esplicita dei difetti strutturali dell’Italia e dei mali atavici da aggredire, dal fisco alla pubblica amministrazione alla giustizia (civile). Abbondante per la durata imprevista di oltre un’ora, insolita per un banchiere, superiore a addirittura a quella di Giuseppe Conte nel suo secondo insediamento.
Un Draghi meno tecnico e più politico, dunque che prende quasi le distanze da se stesso e dal suo passato e si materializza, in questa storica mattinata romana, in uno stile e un mood diverso e inedito, con lo slogan simbolico efficacissimo di voler lasciare “un buon pianeta, non solo una buona moneta”.
Esame dunque superato a pieni voti, quello dell’insediamento a Palazzo Chigi dell’autorevole ex capo della Banca Centrale europea ed ex Governatore della Banca d’Italia, interrotto più volte da applausi convinti e scroscianti (salvo qualche mal di pancia grillino).
Ma detto questo, va detto anche che i discorsi di insediamento sono sempre buoni e belli, una tautologia. Il punto è dunque se e come Mario Draghi riuscirà a tradurre in atti concreti e riforme profonde i punti programmatici e gli obiettivi strategici annunciati. E’ qui che si parrà la sua nobilitate. Lo aspettiamo alla prova dei fatti. Con molto rispetto ma senza soggezioni. Come si conviene ad un giornale indipendente.
Non ci siamo uniti al coro mediatico del “santo subito”, resteremo attenti e vigili nel nostro lavoro quotidiano di giornalisti.
Anche se non nascondiamo da cittadini la speranza che Draghi metta a segno tutti gli obiettivi prefissati. Perché ci associamo all’amore per l’Italia da lui evocato insieme al dovere dell’unità e perché, se vince lui, vince e si rilancia questa nostra povera e malandata Italia.

 
 
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