Politica
Unione europea o Unione Sovietica

Lo scorso anno in piena bagarre per gli accordi sulla Brexit, l’allora ministro degli Esteri britannico Jeremy Hunt ha avuto, secondo molti, l’ardire di affermare che l’Unione europea assomiglia sempre più alla ex Unione Sovietica e al suo modo di gestire il Patto di Varsavia. Il politico britannico si riferiva al fatto che le regole più stringenti della Ue stanno effettivamente limitando il potere e l’autonomia dei singoli stati, e questo a lungo andare non potrà che provocare sentimenti sempre più antieuro e volontà di maggiore autonomia, proprio come accadde per tutti paesi appartenenti al blocco sovietico fino al crollo del muro di Berlino, di cui proprio in questi giorni si è celebrato il suo trentennale. Ma questa non è una forzatura o una voce solitaria, basti pensare a quanto detto da un noto dissidente russo, lo scrittore Vladimir Bukowskij. Per lui, infatti, l’Ue affonda le sue radici nell’eredità dei partiti socialdemocratici e comunisti europei che negli anni ’80, fronteggiati dalle politiche neo-liberiste e dal declino dell’Urss, saltarono sul carro europeista. Bukowskij definisce l’Unione Europea un “mostro” che va distrutto prima che diventi uno stato totalitario. “Lo scopo ultimo dell’Unione Sovietica era quello di creare una nuova identità storica, il popolo sovietico, in tutto il mondo.
Lo stesso vale per l’Ue. Stanno cercando di creare un nuovo popolo. Chiamano questo popolo “europei”, qualunque cosa questo significhi.” Queste le dure parole dello scrittore. A confronto Salvini, Le Pen e la Meloni sembrano delle educande nella loro critica costruttiva contro l’autoritarismo della Ue. Ed in effetti pensando anche alle parole pronunciate di recente dal presidente del parlamento David Sassoli che ha definito il sovranismo come ” un virus da tenere sotto controllo”, sotto il silenzio quasi assoluto dei principali media radiotelevisivi, sicuramente nella UE si è aperta una crepa che potrebbe per certo verso assomigliare alle prime forme di contestazione, aperte sotto la illuminata parabola politica di Gorbaciov a capo del PCUS. Ma al di là di questo è sicuramente vero che all’ interno della Ue da tempo esiste un pensiero dominante che cerca di pervadere con il suo credo qualsiasi refolo di dissenso. Lo stesso presidente della BCE Draghi nel suo discorso di commiato ha sottotraccia rimarcato una certa mancanza di lungimiranza al interno della UE ( intendendo sopratutto chi di esse è stata principale artefice e cioè la Germania) nel gestire una delle più gravi crisi economiche del dopoguerra. Tornando perciò alle analogie fra questa UE e la vecchia URSS è indubbio che la ristrettezza di veduta sia un tratto comune che ha contraddistinto la nascita e il periodo del periodo sovietico.
Certamente le differenze tra i due organismi sono molti, partendo dal fatto che mentre l’una è nata sulle basi della ideologia comunista e statalista dell’Urss, la Ue è nata sotto l’egida del capitalismo e si dovrebbe basare proprio sulla facilitazione e sulla crescita del progetto capitalistico grazie alla unione di più stati per contrastare l'egemonia di Usa e Cina. Senza contare che mentre l’uno si reggeva sulla politica totalitaria e repressiva, la Ue è comunque regolata dalle leggi e dallo spirito democratico. Fatte queste debite premesse è però indubbio che la politica della UE abbia in un paese, la Germania, la sua naturale ed ormai conclamata guida, magari di concerto con la Francia, altro paese forte. E questo rappresenta sicuramente un analogia con quanto accadeva nel vecchio blocco, in cui l’egemonia russa era il faro per dirigere la politica nazionale di tutti gli altri paesi. E’ indubitabile altresi che la politica della austerity sia stata imposta dalla Germania della Merkel, dopo la cura di cavallo a cui Shroeder aveva costretto un paese in difficoltà dopo la riunificazione, a cui gli altri Stati, in certi casi obtorto collo, si sono dovuti adeguare. La stessa Commissione europea, da sempre unico vero organo di governo europeo, considerando che il parlamento ha quasi esclusivamente funzione consultiva e di controllo, da sempre ha sicuramente nella Germania e nella Francia i suoi interlocutori privilegiati.
Ma quello che forse paradossalmente accomuna maggiormente la Ue alla vecchia Urss è la stessa idiosincrasia verso chi non la pensa allo stesso modo. Nel caso russo i dissidenti venivano eliminati o fisicamente oppure con lunghi periodi di detenzioni in campi di concentramento in Siberia, nella Ue invece i critici o gli scettici, definiti ora sovranisti, non potendo chiaramente essere eliminati, vengono comunque isolati ed additati come” appestati”, rifacendoci alle sorprendenti parole di Sassoli. Non si può spiegare in altro modo la creazione ad hoc di una sorta di “cordone sanitario” per fare in modo che il ruolo di “sovranisti” e “populisti” venga confinato in “periferia” e non possa nuocere al progetto di una certa Europa, che ha ormai perso molto dei suoi connotati nobili, nel nome dei quali era stata creata, diventando ormai una sorta di monolite. Il blocco Sovietico aveva nella rappresentazione del nemico e del diverso, rappresentati dal capitalismo sfrenato dell’occidente, la chiave di volta che potesse giustificare la politica repressiva ed autoritaria per difendere il purismo della ideologia comunista.
Allo stesso modo, fatte chiaramente le debite proporzioni, la Ue utilizza la leva del debito eccessivo dei paesi membri, per ottenere lo stesso effetto dissuasivo verso quei paesi poco “allineati” alla linea politica economica imperante. La minaccia dello spread e dei mercati finanziari assomiglia molto ad una sorta di nuovo paradigma metaforico dei gulag di Sovietica memoria. Forse si potrà dire che tutto ciò è una forzatura, ma è innegabile che le politiche esasperate di controllo del deficit abbiano avuto effetti deleteri per molti e positivi per pochi ( Germania in primis). Tutto questo ha alimentato un senso anti europeista in molti cittadini della Unione, cosi come l'austerita del comunismo sovietico aveva creato un dissenso sempre più diffuso in ampi strati della popolazione. Il crollo del vecchio blocco comunista e della Russia stessa è avvenuto, infatti, proprio grazie all’opera del riformismo dalla perestrojka di Gorbaciov, osteggiato non poco dalla vecchia nomenclatura del partito, ma accolto con entusiasmo dalla maggior parte dei cittadini di tutto il Patto doi Varsavia, ormai esausti da anni di stenti e di rinunce.
Tutto poi è precipitato in pochi mesi. Certo non si vuole con questo dire che la stessa cosa possa accadere con la UE, ma è indubbio che dieci anni di austerity abbiano esasperato gli animi di molti cittadini europei, che sentono sempre meno il senso di appartenenza alla idea di un Europa comune. Non è un caso che sempre più persone votino con decisione Le Pen, Salvini e la Meloni, che raccolgono, cavalcano e argomentano con maestria questo dissenso crescente. La Brexit poi rappresenta un pericoloso precedente ed un freno all’allargamento della stessa Unione, che non a caso mantiene un atteggiamento di ferma chiusura verso i britannici, proprio per scoraggiare chi potrebbe usare la decisione della Gran Bretagna come esempio da emulare. Quello che però forse non si capisce è che per dare un senso a questa Unione e per renderla più omogenea e maggiormente unita, bisognerebbe essere forse più aperti alla discussione e alla critica costruttiva. Questo vorrebbe dire ascoltare le esigenze di ogni singolo componente e capirne le diversità e le esigenze, senza prevaricazioni o inutili dimostrazioni di forza, ma cercare alle volte, dove è possibile, la via del dialogo e del compromesso. Proprio quello che pare mancare all'interno della Ue in questi ultimi anni. Questa Europa, infatti, pare pervasa da una sorta di chiusura mentale che non le permette di guardare oltre il proprio naso, non rendendosi conto di mostrare cosi una miopia molto simile a quella avuta dal PCUS sovietico per decenni.
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