C’è un Paese smarrito e angosciato di fronte al Coronavirus. Si continua a parlare troppo, a pensare poco, ad agire in ordine sparso, a non programmare. Manca unavisioneper il dopo Covid. Tamponare le falle non basta più. Dov’è la politica? E’ latitante, chiusa nei suoi giri di valzer e di scarico di responsabilità. Dov’è il governo? Rincorre le situazioni, mette le pezze, non traccia la “linea”, manca di progettualità politica, di autorevolezza, di credibilità: un esecutivo inadeguato, in calo di consenso, regge con il cerotto, senza alternative reali. Si salva anche grazie a Conte, un premier privo di retroterra politico, maestro nell’arte della mediazione, per lo più al ribasso: ma concreto, di gran fiuto, di buon senso e di buona volontà, opportunista il giusto.
Conte è oggi “il meglio” che passa il convento, buon amministratore forse di più, anche se è l’ora del cambio di passo, delìl salto di qualità, serve il manicodel leader politico. Serve un governo fuori dalle logiche di semplice occupazione del potere su cui sono attestati i 5Stelle e il Pd. Il fatto che il cambio di governo sia uno sbocco oggi non fattibile – data la realtà istituzionale e politica - non vuol dire lasciare tutto com’è, rinchiudendo la politica dentro i confini del Covid. Se non ci sono né le condizioni politiche e né gli uomini per un governo di “salvezza nazionale” o di “larghe intese”, ciò non vuol dire che il centrosinistra al governo e il centrodestra all’opposizione non possano trovare, al di là del Parlamento, un nuovo modus vivendi, per nuove convergenze fra forze diverse, dialogando e confrontandosi sulle scelte operative e anche strategiche da prendere per il bene del Paese.
Non è facile. Anche perché c’è chi in tale situazione, aprendo al dialogo con il governo e invocando la “pace nazionale”, ci sguazza e fa mosse strumentali, “pro domo sua”. E’ quel che ha fatto, buttando un pietrone nelle acque stagnanti del centrodestra e solleticando provocatoriamente il centrosinistra, Silvio Berlusconi. L’ex premier ha colto a suo modo l’apertura di Conte a Forza Italia per un confronto sulla manovra e sul nuovo scostamento di bilancio, che non vuol dire l’anticamera per un allargamento della maggioranza o per una commistione di ruoli ben sapendo quanto il premier sia allergico anche alla parola rimpasto. Berlusconi gioca sulla debolezza del governo e sull’impasse dell’opposizione: guarda avanti puntando in alto, oltre il centrodestra, oltre Forza Italia, anche oltre gli affari di Mediaset: agisce su più tavoli, da consumato prestigiatore. Se l’esecutivo si logora fino a saltare, l’ex Cav può fare il padre nobiledel centrodestra accettato obtorto collo anche da capitan Salvini, cui preme solo Palazzo Chigi. Ma le ambizioni personali del gran burattinaiodi Arcore sono smisurate, pari alla sua genialità e inaffidabilità : dietro la maschera del “volemose bene”, trama puntando addirittura al Quirinale.
A 86 anni suonati, sa che potrebbe essere lui l’uomo che – al di là delle indignazioni finte o reali a sinistra come a destra - potrebbe andare bene a tutti (pro tempore, dopo due anni dimissionario), anche a Conte. Qui siamo. Lo scontro è senza fine, senza esclusione di colpi, a tutti i livelli. Nella gran confusione, il governo (diviso e impregnato di subculture populiste), l’opposizione (unita solo dalla bramosia di rivincita), le regioni (un ente gerarchico in mano al protagonismo dei governatori forti della loro elezione diretta) insistono nella strumentalizzazione della pandemia: alla guisa di una sceneggiata per mantenere o conquistare consenso e potere. Di fatto, nel pieno dell’epidemia, il Paese vive una surreale e deleteria campagna elettorale permanente, senza bussola e senza la sintesi fra le priorità della sicurezza sanitaria e le scelte immediate e future per salvare l’economia, le imprese, i lavoratori.
Presto, si spera quanto prima, arriva il vaccino anti virus: come sarà gestita tutta la complessa e delicata operazione? Visti i precedenti, si rischia un flop colossale. In Italia, solo l’esercito, grazie all’organizzazione territoriale e alle sue strutture di comando al centro e in periferia, può condurre in porto l’operazione, con efficacia. Questo è il primo nodo da sciogliere: per Conte è il suo governo è la “prova del fuoco”. Per il premier c’è l’opportunità di dare un segnale di svolta, coinvolgendo le opposizioni nella scelta e nella decisione politica. Una sfida anche per Salvini&C, costretti a gettar via la maschera del doppiogiochismo e a sporcarsi le mani. Nei fatti, non più solo con i bla-bla.
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