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Politica
Comunali, a Torino vince chi si prende le periferie. L'ANALISI
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“La partita a Torino è sicuramente ancora aperta sulla carta, il che vuol dire che il Centrosinistra ha delle chance di riconquistare la città” prosegue Pregliasco. “Mi viene da dire che ha delle possibilità più forse per fattori nazionali che per aspetti locali. Come dicevo, già nel 2019 abbiamo assistito a un andamento assolutamente speculare del voto tra Pd e Lega, ovvero voto alla Lega che diminuiva al crescere della dimensione del comune e voto al Pd che faceva sostanzialmente il percorso inverso. A parer mio, il Centrosinistra a Torino se la gioca in parte rilevante in ragione di questa tendenza che è un fenomeno assolutamente mondiale. Il voto progressista di sinistra si concentra nelle grandi città, come abbiamo potuto vedere nelle recenti elezioni americane e in giro per l’Europa. In aggiunta a questo, se è vero che la partita è aperta per il Centrosinistra, lo è evidentemente anche per il Centrodestra. Mettiamola in questi termini: lo schema attuale non solo non prevede un’alleanza tra Pd e M5s, ma vedrà i democratici scegliere probabilmente alle Primarie un candidato che ha sempre avuto un rapporto molto problematico con i Cinquestelle e viceversa (Stefano Lo Russo – n.d.r.). Ebbene, tra tutti gli schemi possibili e immaginabili, in assoluto, quello che ho descritto è il migliore che possa capitare al Centrodestra. È la situazione che, secondo me, dà a Damilano più chance di vincere al ballottaggio. Non dico che sia favorito, ma lo scenario certamente è il migliore possibile per lui”. 

Il centrodestra lo ha capito bene, soprattutto Fratelli d'Italia che ha scatenato una campagna di proletarizzazione per conquistare l'elettorato della periferia Nord, dove i torinesi soffrono un forte disagio sociale. A questo si aggiunge il pericolosissimo sentimento diffuso nelle periferie di essere invisibili agli occhi degli amministratori di turno che hanno sempre guardato al massimo nel raggio di un chilometro da piazza Castello. Non solo, dalle ultime amministrative, i blocchi sociali tra i diversi schieramenti non sono più così netti, il voto è fortemente mobile, più legato alla protesta che agli ideali, fino a diventare fluido tra un'elezione e l'altra. Nel 2014 il voto liquido determinò il successo del PD di Renzi, due anni dopo ha premiato i 5 Stelle. Se fossi nei panni dei candidati del centrosinistra, mi dedicherei con maggiore attenzione alle borgate di frontiera. Ad ascoltare la rabbia della gente c'è sempre qualcosa da imparare. Altrimenti si creeranno le condizioni della tempesta perfetta e la poltrona del sindaco più indebitato d'Italia potrebbe ospitare le rispettabilissime terga di Paolo Damilano. 

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