Salento. Le storie 'A nido d'ape'
Donne, lavoro e solidarietà
Ci sono i libri e ci sono i piccoli miracoli editoriali. A più di un anno dalla sua pubblicazione, "A nido d’ape - Lavoratrici salentine si raccontano: quaranta donne ritratte da quaranta giornaliste" (Edizioni Esperidi, p. 96, 10,00 euro) continua a far parlare di sé alimentando una spirale di positività che – per coloro che non hanno mai smesso di essere anche bambini – potremmo dire che è una favola che racconta tante storie di persone in carne e ossa che hanno un potere magico: trasformano i propri sogni e passioni in realtà.
E in fondo sono proprio i bambini i primi destinatari del progetto, ospiti dell’Unità Operativa di Onco-ematologia Pediatrica del “Vito Fazzi” di Lecce. Il ricavato delle vendite del libro infatti, pur se non ancora esaurite tutte le copie e dunque non definitivo (l’ammontare finora è di 3.500 euro – “proprio per i grandi che amano le cifre”), è stato interamente devoluto a favore dell’associazione Genitori Onco-Ematologia Pediatrica “Per un sorriso in più” onlus che in sedici anni di attività ha attrezzato il reparto con arredi, giochi e macchinari fornendo una serie di servizi tradizionali di assistenza per le famiglie dei piccoli ricoverati tra cui, in ultimo, anche una casa di accoglienza per chi arriva da altre città e regioni.
Il libro sarà presentato a Noci sabato 13 settembre alle 18,15 in piazza Garibaldi in occasione della Festa dell’Unità da due delle sei curatrici, Serena Costa e Valentina Murrieri, intervistate dalla giornalista della Gazzetta del Mezzogiorno Valentina Sgaramella (in caso di pioggia la presentazione sarà spostata nel Chiostro delle Clarisse, ndr).

“L’idea – racconta Serena Costa – è nata attorno a un tavolo una sera a cena dove con altre cinque colleghe (Fabiana Salsi, Ilaria Marinaci, Ilaria Lia, Daniela Pastore, Valentina Murrieri) ci si interrogava sul diffuso precariato che vive la professione giornalistica e, soprattutto, sull’ancora più incerto futuro. Poi la scintilla. Fabiana propone di ripetere nel Salento un modello di solidarietà sperimentato a Bologna dove un gruppo di giornaliste ha scelto di intervistare ciascuna una donna del posto che si volesse raccontare. Nel lavorare gratuitamente – ci siamo dette -, la consapevolezza che la nostra opera possa produrre del bene per altre persone. E’ iniziata così una catena di solidarietà che non solo si è diffusa autonomamente, ma a un certo punto abbiamo iniziato a doverci giustificare per non riuscire a far entrare tutte nel progetto”.
E così, come tante piccole api laboriose – da cui il titolo del libro – ciascuna delle 40 giornaliste ha dato forma a narrazioni di donne molteplici: dalle protagoniste della politica locale e nazionale come l’onorevole Teresa Bellanova e la ex senatrice Adriana Poli Bortone, a chi ha scelto l’arte per esprimere se stessa: la pianista Valeria Vetruccio, la filmaker Paola Manno, la produttrice Rai Patrizia Bulgari o la campionessa sportiva Flavia Pennetta. Fino a quelle che non hanno nomi da copertina, ma non da meno vite originali come il capitano dell’esercito Beatrice Passante o la pescatrice Laura Ferrari che seppur giovanissima, porta con sé tutta la saggezza di quel nonno che l’ha avviata a un lavoro faticoso, ma di cui essere grata.
“Non ci sono storie tristi – aggiunge Serena Costa – ma non perché i tratti di questi quotidiani siano semplici e senza scossoni, ma perché nessuna di queste donne chiamate a raccontarsi l’ha fatto con amarezza, risentimento o delusione. Questo libro ha prodotto qualcosa di straordinario: nelle oltre venti presentazioni in giro per la Puglia non ho fatto che conoscere e avvicinare persone che si sono spese per la causa in ogni modo, colpite a volte da biografie di successo che hanno alla base un grande dolore e poi un sogno altrettanto lodevole. Penso al magistrato Maria Cristina Rizzo, oggi ai vertici della Procura nella tutela dei minori perché troppo presto nella sua vita bambina un giudice le ha chiesto di scegliere tra i suoi amati genitori. E lei da quel momento ha desiderato fare il giudice buono”.
Un libretto di formato tascabile che andrebbe portato sempre in borsa e letto a caso nei momenti di pausa per ricordare a se stessi l’immenso potere che alberga in ciascuno di noi (non solo nelle donne) che si attiva in particolare nei momenti di difficoltà e a cui gli psicologi hanno dato l’esotico nome di “resilienza”.
A noi, che crediamo nelle favole, piacerà invece molto di più ciò che Luciana Delle Donne (ex bancaria e ideatrice della cooperativa Officina Creativa nonché di una nuova opportunità di reinserimento lavorativo per le detenute con il brand “Made in carcere”), dice di sé: “Sono una di quelli che di mattina aprono gli occhi e cominciano a sognare”.
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