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Alessandro Leogrande, la morte improvvisa e l'identità stratificata di Puglia

Alessandro Leogrande, giornalista e scrittore, è morto improvvisamente a 40 anni. Costernazione diffusa e dolore tra quanti lo conoscevano, ci lavoravano insieme e ne stimavano impegno e professionalità nel lavoro e nella scrittura.

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Collaborava col 'Corriere del Mezzogiorno', con 'Internazionale', era vicedirettore della rivista Lo Straniero di Goffredo Fofi. Origini tarantine, ma viveva a Roma. Acuti e incisivi i suoi interventi sui temi internazionali e su quelli di più stringente relazione col Mezzogiorno, a partire dalla piaga del caporalato nelle campagne del Sud. 

"Una notizia sconvolgente", scrive Luigi Quaranta, "Da quando cominciò a collaborare con le mie pagine al Corriere (mi rendo conto adesso che era giovanissimo, 26-27 anni, e aveva già una capacità di riflessione e elaborazione strutturata come intellettuali ben più stagionati), abbiamo avuto un rapporto intenso, profondo, alimentato da passioni comuni (la storia del movimento operaio in Puglia, la sua Taranto, l'Albania, le parole dei grandi vecchi della sinistra,...) sulle quali scherzavamo".

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"Dopo che ho lasciato il giornale - aggiunge Quaranta - ci sentivamo spesso, sempre dopo i suoi editoriali (e qualche volta prima), quella firma in prima per la quale per anni ho insistito con i direttori. Spegava il vecchio mondo ai suoi coetanei e a quelli ancora più giovani, e quello nuovo ai vecchi. E' una perdita immensa, catastrofica..." 

"La morte di un giovane è sempre dolorosa da concepire", scrive il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, "Quando a lasciarci è un uomo che ha dedicato la sua vita alla difesa degli ultimi, allo studio dei fenomeni più complessi come lotta alle mafie, caporalato, contrabbando, effetti dell'inquinamento sulla salute e sull'ambiente, si ha davvero la sensazione di una perdita irrimediabile",  

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"La morte improvvisa del giornalista e scrittore Alessandro Leogrande è questo e molto altro ancora", prosegue Emiliano, "Intellettuale del Sud, ha praticato l'etica dell'impegno in tutte le sue opere. L'amore per la sua terra, la Puglia, affiorava da ogni riga, un amore che però non gli ha impedito di guardare sempre le cose con onestà. Mai ha chiuso gli occhi di fronte alle realtà più dure, né gli è mai mancato il coraggio di raccontare ciò che aveva visto o vissuto".

 

"Ha scritto del Sud demistificando certi irriducibili stereotipi, ne ha parlato schiettamente, con l'autorevolezza di chi fa inchiesta ma senza rinunciare alla forza emozionale dell’immagine letteraria, capace di ridare vita, carne, colore, voce, individualità al fatto di cronaca. La sua eredità intellettuale è importante - conclude Emiliano - e lui, con i suoi scritti, resterà uno dei principali testimoni del nostro tempo".

 

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Sgomento, incredulità e un dolore acuto - ha detto l’assessore regionale all’Industria turistica e culturale Loredana Capone - per la perdita di un grande intellettuale, un raffinato scrittore, un operatore concreto a servizio della Cultura. Uno degli animatori del Piano Strategico Regionale della Cultura, su cui tanto ci siamo confrontati e su cui tanto Alessandro si è speso, intorno al tema dell’identità culturale della nostra Puglia in relazione al Mezzogiorno, al Mediterraneo, al Mondo attraversato dalle bibliche migrazioni dei tempi difficili che viviamo. E nello stesso tempo, battendosi per la riscoperta e la valorizzazione dei “grandissimi” di Puglia: da Salvemini a Carmelo Bene, da Pino Pascali a Moro, da Andrea Pazienza a don Tonino Bello”.

“Mi piace - ha aggiunto Loredana Capone - immaginarlo adesso insieme a questi “grandissimi” e ricordalo con quella frase, ispirata ad un antico proverbio arabo, a cui ha ispirato il suo contributo alla presentazione del piano strategico a Roma il 17 novembre: “Beato colui che riesce a dare ai propri figli ali e radici”. 

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“L'identità non è fatta solo di radici - ha detto Alessandro la scorsa settimana in occasione della presentazione del Piano Strategico della Puglia a Roma - ma anche di ali. Non solo di passato, ma anche di futuro. Non solo di memoria, ma anche di progetto. Ripensare la propria identità non vuol dire solo voltarsi indietro, verso il già fatto, il già dato, il già esperito, ma - soprattutto - fissare lo sguardo avanti. Ogni identità che si nutre di steccati e paradigmi esclusivisti ha vita breve. Le identità non possono recintarsi dietro una sequela di muri, distinguo, presunte purezze etnico-culturali".

"Al contrario, l'identità pugliese è un'identità stratificata, meticcia, aperta, plurale, capace di afferrare il meglio di sé quando si è confrontata con le altre sponde del Mediterraneo, quando ha fatto tesoro delle proprie diversità, del proprio policentrismo regionale. La Puglia è l'unione inclusiva delle Puglie” Questo era, è e sarà Alessandro Leogrande”.

La tempra familiare si riconferma nelle parole del padre, che col cuore straziato riesce ad aggiungere emozione alla commozione: "Alessandro, per me, era bellissimo. Alessandro era la Gioia, che entrando in casa , ci coinvolgeva e travolgeva, roboante e trascinante; ma era anche il lavoro fatto bene, analitico e profondo; tutto alla ricerca della verità; ed era anche la denuncia; fatta con lo stile dell’annuncio, che, nonostante tutto, un mondo migliore, è ancora possibile. Ho sempre percepito, orgogliosamente, che la Sua essenza fosse molto, ma molto migliore della mia. Oggi questo padre si sente orfa​no".

(gelormini@affaritaliani.it)

 

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