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D’Alema il Peggiore? “Voterebbe anche Renzi
se accettasse la sovranità limitata”

Allora, quella che abbiamo tra le mani è tutt’altro che una biografia e passa attraverso le molteplici mutazioni della sinistra nostrana ma perché “il Peggiore”? Referenza al “migliore” Togliatti? E soprattutto, Lui ha già elargito qualche commento a tema?
"A me pareva che un libro sulla tragedia di D'Alema e della sinistra non potesse che avere un' impronta apocalittica. Consideri che il titolo viene scelto quasi un anno prima della pubblicazione, quando il libro è solo una confusa nuvola di idee e suggestioni, destinata in buona parte a modificarsi. Dopo l'uscita del libro, il titolo è piaciuto molto. Una virtù è che non ha bisogno di spiegazioni. È immediato, anche se in realtà ciascuno può leggere tra le righe l'aspetto che lo colpisce di più: il riferimento a Togliatti, per esempio, che piace a molti, per me non è essenziale. Lo è invece l'uso di un superlativo, che tutto sommato non dovrebbe dispiacere nemmeno al protagonista..."
Nel 1997, al seminario dell’Ulivo, sfodera un discorso tranchant in cui rivendica il professionismo della politica e la centralità dei partiti: “Io non conosco questa cosa, questa politica che viene fatta dai cittadini e non dalla politica”. Un teorema che regge ancora? E non c’è da stupirsi nemmeno delle esitazioni su Grillo e sul suo Movimento: stando alle ultime evoluzioni ci sono i margini per un asse Pd-M5S nella la prossima legislatura?
"Il teorema D'Alema è sempre valido, immutabile, impermeabile agli eventi, sia pure politicamente catastrofici, degli ultimi quindici anni. D'altronde, essendo un dogma, non è soggetto a confutazione logica né a smentita storica. Quanto al rapporto con il M5S, altro che esitazioni: quello è l'anticristo (non a caso la parola utilizzata per demonizzare è antipolitica), l'apostasia massima, e il temporaneo successo non deve sorprendere: presto sarà annientato dal prepotente ritorno della politica professionale".
“Quando esce dal campo e siede in panchina è per fare l’allenatore” ma, in piena manovra verso il Congresso, rumours darebbero gli ex Ds alla ricerca di un anti-Renzi, della stessa generazione del Sindaco di Firenze e dal largo consenso, tanto che qualcuno fa il nome del capogruppo Roberto Speranza. E ora chi glielo dice a Cuperlo?
"Per D'Alema, l'unico che potrebbe tenere in piedi il Pd è D'Alema stesso. Ma non può o vuole farlo. Il resto è tutta tattica, uno vale l'altro, la differenza la fa la formula politica. D'Alema voterebbe anche Renzi, se Renzi accettasse di essere un leader a sovranità molto limitata, un primus inter pares come fu Veltroni (infatti rapidamente detronizzato). Ma Renzi, che all'inizio forse ci era cascato, poi è rinsavito. Quanto all'anti Renzi, chiunque egli sarà, farà bene a chiedere a D'Alema un sostegno efficace, ma sufficientemente discreto".
A proposito di Cuperlo, ci sono ancora i “dalemiani”? Il fedelissimo Latorre è passato con Renzi ed anche l’ultima battuta su Orfini e gli altri («Vedo che finalmente ci sono giovani turchi che fanno qualcosa di interessante. Peccato che siano a Istanbul») non lasciava ben sperare…
"Un po' giocando, un po' no: io propendo per una teoria spiritualista del dalemismo, quindi uno che è stato dalemiano lo rimane per sempre, anche quando fisicamente si distacca dal capo. Nonostante i dissensi, nonostante tutto. Te ne accorgi conoscendo i dirigenti locali che gli sono legati dai tempi della Fgci, o della segreteria in Puglia. In fondo anche Rondolino e Velardi sono ancora dalemiani, sia pure cellule in sonno"

"Trovo disgustosa l'idea che quelli di sinistra debbano mangiare carne degli hard discount, guidare auto sporche e scassate, indossare cenci e andare in vacanza alle feste dell'Unità. Il problema della barca, che è una metafora utile anche al Pd, non è l'imbarcazione in sé o la passione per la vela. E' la politicizzazione che D'Alema ha fatto della barca, la narrazione mitopoietica, la smania piccolo borghese. Il che legittima, per contrasto, gli attacchi moralistici".
E poi ci sono la Bicamerale ed il Cavaliere. “Prodi e Veltroni sono due flaccidi imbroglioni”, disse dei suoi colleghi per sgombrare il campo dai dubbi sulle opinioni in merito; invece, spiega, il rapporto con Berlusconi è più sfaccettato: Silvio lo ha utilizzato “come un uccello acquatico per farsi trasportare da una zona umida all’altra, con il fango che si attacca alle zampe di D’Alema”…
"Il rapporto con Berlusconi è un libro nel libro, una tragedia nella tragedia, un'autocondanna psicologica. Gli incontro, i dialoghi, le battute, le liti, le infamie che Berlusconi gli ha riservato (a cui D'Alema risponde con rabbia). I lettori di sinistra trovano quel capitolo una pugnalata".
Eppure non ci sono solo i bocconi amari: nonostante la relazione spigolosa con la stampa è celebre il risotto preparato in onda da Vespa a Porta a Porta. Prima di salutarci, tra i vecchi leoni e le new entry del Parlamento ci sono nuovi talenti della comunicazione?
"D'Alema è un comunicatore freddo e razionale, mai banale e molto convincente, ma prigioniero della sua alterigia e negli anni ha accentuato i tratti più irritanti, a cominciare dal sarcasmo. Renzi è un comunicatore formidabile, naturale, magnetico. È straordinario nella capacità di sintonizzarsi in tempo reale con l'interlocutore mediano, intercettandone i pensieri. Così quando parla pensi sempre che sta dicendo quello che diresti al suo posto, anche se ti rendi conto che sconfina nella banalità".
(a.bucci1@libero.it)